Cosa è successo in Libia al ministro Piantedosi, respinto in aeroporto come “persona non grata”

Il titolare del Viminale Piantedosi è considerato dal governo della Libia cirenaica, non riconosciuto ufficialmente dalla comunità internazionale occidentale, "persona non grata", per cui gli è stato notificato l'obbligo di lasciare il Paese, per "mancato rispetto delle procedure di ingresso". Ma cosa è successo esattamente al ministro dell'Interno Piantedosi, respinto ieri in aeroporto a Bengasi per decisione del governo del generale Haftar insieme alla delegazione Ue, di cui facevano parte anche il commissario Ue alle Migrazioni Magnus Brunner, e i ministri degli Interni di Grecia e Malta, Thanos Plevris e Byron Camilleri?
I membri della delegazione, che sono stati dichiarati "indesiderabili", avevano diversi incontri programmati con le autorità libiche, prima con Imad Trabelsi, responsabile degli Interni di Tripoli, poi con il suo omologo in Cirenaica, per parlare di contrasto all'immigrazione clandestina e chiedere un maggiore impegno nel bloccare le partenze. Ma se l'incontro con il governo del premier Ddbeibeh si è svolto regolarmente, con il governo orientale di Osama Hamad la visita è saltata. Con una nota durissima il governo della Cirenaica, non riconosciuto dalla comunità internazionale, ma con cui l'Italia e l'Unione europea dialogano da tempo, ha fatto sapere che Piantedosi e gli altri membri della missione avrebbero violato le norme diplomatiche e le convenzioni internazionali, e sono stati accusati di "azioni che rappresentano una mancanza di rispetto per la sovranità nazionale libica". Inoltre, il commissario e i ministri non si sarebbero attenuti alle "procedure che regolano ingresso, circolazione e residenza dei diplomatici stranieri".
Il chiarimento del Viminale: "Incomprensione protocollare"
Fonti del Viminale hanno subito spiegato all'ANSA che ci sarebbe stata "un'incomprensione protocollare non gestita dalla rappresentanza italiana alla base dello stop alla missione diplomatica". Il problema, hanno sottolineato le stesse fonti, "non ha mai riguardato assolutamente la componente italiana della delegazione e men che mai i rapporti bilaterali con l'Italia". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri ha detto che avrebbe parlato con il ministro Piantedosi "appena possibile". Ma ci sono diverse ipotesi che spiegherebbero quanto accaduto.
Le ipotesi del respingimento: perché Piantedosi è stato bloccato a Bengasi?
Secondo una versione dei fatti ci sarebbe stata una discussione tra l'ambasciatore dell'Unione europea in Libia, Nicola Orlando, e la delegazione libica presente all'aeroporto di Bengasi, alla base del fallimento della missione europea. L'ambasciatore è stato il primo a scendere dall'aereo a Bengasi: avrebbe fatto osservazioni sulla gestione delle riprese e foto e sulla composizione della delegazione libica per evitare, seguendo le regole di protocollo politico rispettato dall'Ue, di incontrare i ministri degli Esteri e dell'Interno libici di un governo di Bengasi considerato illegale. Un incontro di questo tipo avrebbe significato dare legittimità a quell'esecutivo, mettendolo sullo stesso piano di quello di Tripoli. Invece i due ministri – ricostruiscono alcune fonti – sarebbero stati sotto l'aereo. Ne sarebbe nata una discussione, mentre la delegazione attendeva in una saletta del terminal, che avrebbe portato al blocco della missione e alla ripartenza della delegazione per l'Europa.
Secondo un'altra versione dei fatti, l'episodio è legato alla Grecia, perché da tempo Atene e Bengasi sarebbero ai ferri corti per l'aumento degli arrivi di migranti provenienti da Tobruk. Anche se già domenica, secondo alcune fonti, come ricostruito da La Repubblica, si sarebbe arrivati a un allentamento delle tensioni durante un incontro fra Khalifa Haftar e il ministro degli Esteri Giorgos Gerapetritis. Un'altra versione ancora parla di un risentimento nei confronti del governo italiano, che non farebbe abbastanza per sostenere pubblicamente la causa della Cirenaica e di Haftar.
Fonti libiche a Tripoli hanno commentato con l'Adnkronos quanto successo a Bengasi, bollandolo come "L'ennesimo ricatto di Haftar".
L'ironia delle opposizioni
"Sono rimasto francamente sorpreso di apprendere" del respingimento dalla Libia del ministro Piantedosi, che è "un infortunio molto grave. Ha ragione Tajani a dire che è il ministro più sfigato, perché sembra che questo governo la sfiga in politica estera se la attiri", ha affermato il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, intervenendo a "In onda", su La7.
"Un appassionato di respingimenti che viene respinto per ingresso irregolare, non so, si autoconfinerà in Albania a questo punto, come hanno fatto spendendo 800 milioni degli italiani che potevamo usare per assumere medici e infermieri", ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein intervistata a Carta Bianca su Rete 4.
"Piantedosi è stato respinto dalla Libia perché accusato di ingresso illegale. Stavo pensando a un commento ironico, ma direi che va già bene così", ha detto il deputato del Pd, Matteo Orfini.
"Piantedosi respinto alla frontiera dal Governo libico di Bengasi: brutta cosa i respingimenti signor ministro…", ha ironizzato su X Nicola Fratoianni di Avs.
"Quando nel 2024 la Corte di Cassazione affermò che la Libia non è un porto sicuro e che non potevano essere riportati indietro i migranti raccolti nel Mediterraneo, la maggioranza meloniana alzò la solita bagarre contro la magistratura. Ora che Piantedosi è stato respinto insieme alla delegazione europea cosa diranno?", ha scritto su X il segretario e deputato di +Europa, Riccardo Magi. "Lo stesso ministro che pochi giorni fa ha incontrato al Viminale il generale Haftar e che ha messo a disposizione un aereo di Stato per far tornare a casa il macellaio Almasri. La verità è che tutti gli accordi che l'Italia ha siglato con quel Paese sono carta straccia, dal protocollo per le motovedette al Piano Mattei. Meloni riveda gli accordi con i libici e non sacrifichi vite umane in cambio della sua propaganda. Piantedosi stasera tornerà a casa, mentre centinaia di uomini e donne che cercano di raggiungere l'Europa finiranno nelle mani dei torturatori".
"Il governo libico ha respinto il ministro dell’Interno della Repubblica Italiana. Massima solidarietà a Matteo Piantedosi. Profonda vergogna per come il nostro Paese gestisce la politica estera e le relazioni internazionali: non ci meritiamo certe figuracce globali", ha scritto su Facebook il leader di Italia viva, Matteo Renzi.
"È necessario che il ministro degli Esteri Tajani, e anche quello dell'Interno Piantedosi, vengano subito in Parlamento a spiegarci il fatto gravissimo avvenuto a Bengasi: il nostro ministro dell'Interno non è potuto entrare nel territorio controllato da Haftar, ed è stato respinto", ha detto il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto, responsabile esteri del partito, durante un intervento di fine seduta. "Si tratta di un fatto senza precedenti, una umiliazione, uno schiaffo a mano aperta, una Caporetto diplomatica. Se il ministro dell'Interno della Repubblica italiana viene definito ‘persona non grata', abbiamo un problema: o la missione non è stata preparata adeguatamente, oppure c'è qualcosa d'altro che non ha funzionato, ma in ogni caso tutto questo si riflette sull'immagine del nostro paese. L'Italia fa fatica a farsi rispettare a livello internazionale, anche dove dovrebbe curare maggiormente in suoi interessi".