Cosa dice la mozione del centrodestra su Gaza e perché potrebbe mettere in difficoltà le opposizioni

Domani, giovedì 2 ottobre, in Parlamento è atteso il voto sulla mozione sulla Palestina annunciata da Meloni. Alcuni giorni a Washington per l'Assemblea delle Nazioni Unite, la premier aveva comunicato la decisione di presentare una risoluzione di maggioranza sul riconoscimento dello Stato palestinese a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e l'esclusione di Hamas da un futuro governo della Striscia. Ora il testo dovrebbe includere anche il sostegno al discusso piano di pace proposto da Donald Trump e già rilanciato da Meloni come possibile soluzione al conflitto a Gaza.
In realtà, la mozione punta a mettere in difficoltà le opposizioni che sulla questione palestinese hanno sensibilità diverse. Al momento, secondo quanto riferito a Fanpage da fonti interne, Pd, M5s e Avs starebbero lavorando a una loro risoluzione unitaria ma le interlocuzioni sono ancora allo stadio iniziale.
Nelle ore più critiche per la Global Sumud Flotilla, che si sta avvicinando a Gaza e in una fase complicata per il governo dopo l'enorme mobilitazione della società civile contro il genocidio dei palestinesi, la strategia di Meloni appare chiara. Prendere tempo sulla questione del riconoscimento – che così come formulato non sembra realizzabile nel breve periodo – e passare la palla in Parlamento, con l'obiettivo di spaccare il centrosinistra.
Perché le opposizioni sono divise
"Giovedì in aula si voteranno mozioni sulla questione palestinese. Mi piacerebbe che l’Italia votasse compatta per dimostrare che la pace la si vuole davvero costruire. La pace si costruisce con questi strumenti", è l'appello rinnovato ieri dalla premier, che ha chiesto compattezza alle opposizioni. Qui potrebbero emergere le prime divisioni perché il Partito democratico, o almeno la sua ala più riformista, propende per la convergenza con la maggioranza, diversamente da Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra.
La risoluzione dovrebbe essere illustrata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e l'intenzione sarebbe quella di farla votare per singole parti. Tra i passaggi più delicati c'è quello che si oppone all'annessione della Striscia da parte di Israele. "Il governo italiano, in coerenza con la sua storica posizione, ha espresso la sua contrarietà a qualsiasi progetto di annessione totale o parziale alla Striscia di Gaza, ritenendoli un ostacolo concreto al processo di pace", si leggerebbe nella bozza riportata ieri dal Foglio. Un punto, quest'ultimo, che rischia di mettere all'angolo i dem, già provati dalle discussioni innescate dopo la richiesta di Mattarella alla Flotilla affinché accogliesse la mediazione del Patriarcato latino di Gerusalemme, fermandosi a Cipro e consegnando gli aiuti.
Un'altra parte che potrebbe rivelarsi divisiva riguarda la consegna degli ostaggi israeliani, a cui il governo ha condizionato il riconoscimento della Palestina. "L'Italia continua a chiedere il rilascio immediato degli ostaggi e la restituzione dei corpi delle vittime israeliane e a ciò subordina ogni forma di riconoscimento di uno Stato palestinese". E ancora, la condanna di Hamas per i fatti del 7 ottobre: "L'Italia ha sempre condannato le responsabilità di Hamas nell'innesco del conflitto ma ha anche sottolineato che la reazione israeliana non poteva tradursi in violazione del diritto umanitario".
Il Movimento 5 Stelle ha già chiarito la sua posizione, che con ogni probabilità si tradurrà in una bocciatura della risoluzione del centrodestra. Oggi Giuseppe Conte ha definito "ardita" la richiesta di unità da parte di Meloni "dopo che una maggioranza ha finto di non vedere un genocidio" e ha precisato che "non ci sono i presupposti per un voto compatto". Nella giornata di ieri il presidente pentastellato aveva aperto invece, alla possibilità di "presentare una sola mozione" del centrosinistra "nel momento in cui tutti siamo d'accordo su tutti i punti". "Ovviamente nelle diversità di posizione noi non rinunciamo certo a confermare una linea politica che abbiamo espresso in questi due anni con chiarezza e fermezza", aveva sottolineato.
Dopo l'annuncio di Trump del suo piano per la pace a Gaza, salutato con entusiasmo da Palazzo Chigi, è certo che il testo sottolineerà anche l'appoggio alla proposta Usa. Su questo, mentre M5s e soprattutto Avs restano più critici, dal Pd parlano di "passo avanti" nel momento in cui "può rivelarsi utile alla fine del conflitto", ha detto il responsabile Organizzazione Igor Taruffi. Italia Viva invece, si è detta favorevole e così pure Azione di Carlo Calenda, che ha proposto "alla maggioranza e alle opposizioni è di ritirare le mozioni e di dire che il Parlamento italiano insieme sostiene questo piano come una via di uscita alla tragedia umanitaria. Sarebbe un atto di responsabilità", ha dichiarato.
Insomma le distanze tra i diversi partiti delle opposizioni sono evidenti e ora come ora sembrano difficilmente ricucibili. Al momento – riferisce a Fanpage.it una fonte interna al Pd, esponente di peso della corrente riformista – una bozza non c'è e la conferenza congiunta dei gruppi non è stata convocata. "Siamo in alto mare, ci sono interlocuzioni ma chiaramente la parte riformista vorrebbe arrivare a un punto in cui si dice siamo d'accordo con il piano di pace. Immagino che questa cosa non sarà facile e passerà attraverso una serie di dialoghi e confronti fra noi". Resta da capire se le trattative porteranno a un esito comune e condiviso in Parlamento o se invece, alla fine, le opposizioni sceglieranno di procedere divise.