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Cosa decidono i leader europei al Consiglio Ue, dai rapporti con Israele ai soldi per il riarmo

Oggi, giovedì 26 giugno, è iniziato il Consiglio europeo che riunisce i capi di Stato e di governo dell’Ue: dopo il summit della Nato, i leader europei sono chiamati a discutere di riarmo, Ucraina, e tra i temi più spinosi c’è il Medio Oriente. Diversi Stati chiede di sospendere l’accordo di associazione con Israele, ma altri – tra cui l’Italia – si oppongono.
A cura di Luca Pons
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Giorgia Meloni e Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Ue per gli affari esteri.
Giorgia Meloni e Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Ue per gli affari esteri.

Appena terminato il vertice della Nato dove i Paesi membri hanno dato il via libera all'aumento delle spese militari, i leader dell'Ue si riuniscono di nuovo nel Consiglio europeo che si svolge a Bruxelles oggi, giovedì 26 giugno, e si concluderà domani. Sul tavolo c'è non solo il riarmo, ma anche il Medio Oriente, e in particolare i rapporti con Israele. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha annunciato che chiederà di sospendere l'accordo di collaborazione tra l'Ue e Tel Aviv, ma alcuni Stati sono contrari e possono bloccare la decisione.

Guardando all'ordine del giorno ufficiale, si parlerà di difesa, migrazione, Balcani, e anche di Ucraina. E non solo del sostegno militare a Kiev, che continua, o di eventuali nuove sanzioni ala Russia, ma anche dell'ingresso ucraino nell'Unione europea. Tema che resta piuttosto complesso, a livello politico, e che comunque resterà di fatto sospeso fino a quando il conflitto con Mosca non arriverà a una conclusione. Il presidente Volodymyr Zelensky si collegherà in videochiamata per discutere con i leader europei.

Chi vuole sospendere l'accordo con Israele e chi no

Il nodo che attira più attenzione in queste settimane, però, è quello del Medio Oriente. Dopo l'attacco degli Stati Uniti e l'apparente ricomposizione del conflitto tra Israele e Iran, le tensioni nell'area restano forti. Soprattutto, in Ue continua la spinta di chi chiede di sospendere i rapporti con Tel Aviv per il genocidio in corso nella Striscia di Gaza.

"Ciò che sosterrò oggi al Consiglio europeo è che l'Europa deve sospendere l'Accordo di associazione con Israele e deve farlo immediatamente", ha dichiarato il primo ministro spagnolo Sanchez. "Credo che evidente che Israele stia violando l'articolo 2", ovvero quello che prevede il rispetto dei diritti umani. Il premier sloveno Robert Golob ha detto che "a meno che l'Ue non faccia qualcosa di concreto oggi o nel giro di due settimane, allora ogni Stato membro, dovrà fare i prossimi passi da solo" per "fare pressione reale sul governo israeliano". La segretaria del Pd Elly Schlein, dopo un pre-vertice del Partito socialista europeo, ha aggiunto: "Non si può essere silenti, con il governo criminale di estrema destra di Netanyahu che decide di interrompere ancora una volta ancora gli aiuti umanitari che sono necessari a una popolazione palestinese martoriata".

Resta però ferma la posizione di chi – come Italia, Germania e Ungheria – è del tutto contrario alla sospensione dell'accordo. La presidente del Consiglio Meloni ha ribadito anche in Parlamento che "isolare" Israele avrebbe effetti negativi, e che è meglio proseguire i negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia. La soluzione più probabile sembra essere che le conclusioni del Consiglio riporteranno semplicemente un invito a continuare la discussione nei prossimi mesi, lasciando le cose come stanno per il momento.

Trovare più soldi per finanziare il riarmo

Dopo il vertice della Nato all'Aja, inevitabilmente i leader europei si confronteranno sull'aumento delle spese militari. "Invitiamo tutti gli Stati membri a fare di più e più rapidamente", ha detto il premier svedese Ulf Kristersson prima del summit.

Finora la soluzione proposta dalla Commissione europea è stato il piano Rearm Eu, che fornisce diversi strumenti agli Stati che vogliono spendere di più per la difesa. Un'opzione è quella dei prestiti, un'altra quella di sospendere temporaneamente i paletti di bilancio per quel che riguarda la spesa militare. Si tratta di soluzioni che però sono di portata piuttosto limitata per la quantità di soldi che i Paesi dell'Ue hanno promesso alla Nato di investire.

Resta sullo sfondo l'ipotesi dei cosiddetti ‘eurobond‘, sostenuti anche dall'Italia, che permetterebbero di creare un debito comune europeo – per finanziare, in questo caso, il riarmo. Ma molti dei Paesi più conservatori dal punto di vista fiscale sono contrari.

Negoziati sui dazi Usa, il tempo sta per scadere

Inevitabilmente, anche se il punto non è esplicitamente all'ordine del giorno, la discussione virerà anche sui dazi imposti dagli Stati Uniti. Il 9 luglio è la data in cui la sospensione decisa da Donald Trump per i dazi nei confronti dell'Ue scadrà, e le tariffe entreranno in vigore. Per evitare che scattino, quindi, sarà necessario raggiungere un accordo prima di quella data.

Nelle ultime settimane l'ipotesi che ha avuto più circolazione è quella che verso l'Unione europea rimangano comunque delle tariffe fisse al 10%, che si sommino a quelle specifiche già in vigore per alcuni settori come automotive (25%), acciaio e alluminio (50%). Restano però da chiarire tutti i dettagli. Nel caso di Regno Unito e Cina, con cui gli Usa hanno già annunciato delle intese, si è trattato principalmente di accordi generali con numerosi dettagli che restano da stabilire. È possibile quindi che i leader saranno aggiornati dello stato dei negoziati, e che nelle prossime settimane arriveranno delle novità.

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