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Covid 19

No, i medici neolaureati non lavoreranno subito nei reparti per l’emergenza Coronavirus

Il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha spiegato dove verranno impiegati i 10mila neolaureati in medicina, che grazie al decreto Cura Italia per l’emergenza coronavirus, non dovranno più sostenere un esame d’abilitazione: “Potranno essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il decreto Cura Italia approvato dal governo contiene un importante provvedimento per aumentare il numero di medici a disposizione per lavorare in prima linea per l'emergenza coronavirus. Con la Laurea in Medicina definitivamente abilitante alla professione medica, come ha spiegato il ministro dell'Università della Ricerca Gaetano Manfredi, ci saranno subito 10mila medici in più, per sopperire alla grave carenza di organico. Il 12% dei casi positivi è composto infatti del personale sanitario, medici e infermieri. Una percentuale allarmante.

In questo modo saranno il servizio sanitario potrà usufruire di 10mila medici in più, senza ulteriori esami e step previsti nel percorso formativo, per affrontare l'emergenza Covid-19, non appena il decreto entrerà in vigore. Si tratta in sostanza di laureati in Medicina che hanno fatto domanda per l'Esame di Stato, che fino a ieri era necessario per l'abilitazione al mestiere. La sessione d'esame era prevista per il 28 febbraio scorso. Poi era stata rimandata ad aprile, per via della pandemia. E infine è stata del tutto eliminata. Questo passaggio è stato possibile perché una precedente legge aveva anticipato il tirocinio formativo all'interno del corso di studi universitario. Questa legge non sarà valida solo per il periodo dell'emergenza coronavirus, ma da questo momento i laureati in Medicina verranno introdotti direttamente nel mondo del lavoro. Ma come verranno impiegate le nuove risorse?

È stato lo stesso ministro Manfredi a chiarirlo oggi, in un'intervista a ‘la Repubblica': "Per lavorare nei reparti serve una specializzazione. Questi diecimila potranno essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti".

Sono tante le voci contrarie che si sono levate. Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha espresso le sue perplessità: "Bene il sistema delle lauree abilitanti in Medicina, introdotto con il decreto ‘cura-Italia', ma "siamo contrari ai neolaureati in corsia". Anelli chiede al governo di "prevedere subito diecimila borse, in modo da far entrare nelle Specializzazioni e al Corso di Medicina Generale tutti i neolaureati e i medici già presenti nell'imbuto formativo ". Al contrario, "per la gestione del Covid-19 occorrono figure altamente specializzate, anestesisti-rianimatori, infettivologi – spiega -, che non possono in alcun modo essere sostituite".

"Possiamo pensare di anticipare ulteriormente l’ingresso degli specializzandi negli ospedali, magari già dal secondo anno di corso, ma solo in concomitanza con un percorso formativo. Già oggi i medici specializzandi degli ultimi anni di corso possono essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale. Chiediamo dunque al Governo un nuovo provvedimento, per cui ogni Scuola – conclude Anelli – raddoppi il suo fabbisogno e vengano stanziate le diecimila borse per le Scuole e il Corso per la Medicina Generale".

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