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Conte punge Salvini nella sua lezione universitaria: “L’europeismo non è una moda”

Gran parte della lezione di Giuseppe Conte tenuta oggi all’Ateneo di Firenze, dove l’ex presidente del Consiglio è tornato dopo l’esperienza di governo, ha riguardato l’Europa e la risposta comunitaria all’emergenza coronavirus. E non sono mancate le allusioni anche alle recenti vicende nazionali: “C’è euforia per le professioni di fede “europeiste” che si sono moltiplicate, in Italia, in queste ultime settimane, tanto più che alcune di queste sono giunte inopinate. Ma l’europeismo non è una moda”.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è tornato oggi in università. Precisamente nell'Ateneo di Firenze dove insegnava prima dell'esperienza al governo e dove ha tenuto una lezione sulla pandemia di coronavirus in cui ha ripercorso tutte le tappe della gestione dell'emergenza. Conte ha parlato di misure restrittive, di Dpcm e del rapporto tra politica e scienza. Ma non solo: una parte fondamentale del discorso dell'ex presidente del Consiglio ha riguardato l'Europa. Rivolgendosi direttamente agli studenti, ha detto: "Credo sia davvero importante, strategico coinvolgere voi giovani in questa riflessione sul futuro dell’Unione europea, sul ruolo che l’Unione è chiamata a svolgere nei decenni a venire, anche alla luce dell’esperienza emergenziale che stiamo vivendo. Discuterne con voi, sollecitando le vostre energie prorompenti, la vostra capacità di sognare e di perseguire anche le sfide più difficili è una preziosa opportunità. Ma anche una necessità. Le sfide del tempo presente sono complesse e presuppongono consapevolezza della nostra missione nel mondo. Quale Europa vogliamo, di quale Europa abbiamo bisogno, come ci percepiamo e rappresentiamo noi stessi nel continente europeo?".

Conte ha quindi ribadito un insegnamento di questo ultimo anno di pandemia, sottolineando che "uno Stato nazionale, ove ripiegato su se stesso, non può essere in grado di rispondere alle sfide più complesse" e che "le esperienze della solitudine e dell’isolamento possono essere molto pesanti per i singoli individui, ma diventano gravi iatture per gli Stati nazionali". Secondo l'ex presidente del Consiglio negli ultimi anni "è mancata – salvo alcune isolate eccezioni – una visione autenticamente “politica” dell’Unione europea, una prospettiva di lungo periodo, orientata al futuro", ma proprio in un contesto di questo tipo "la pandemia è intervenuta a cambiare il corso della storia".

Quindi, parlando della risposta comunitaria all'emergenza e del Next Generation Eu, ha detto: "Credo che questa iniziativa sia suscettibile di imprimere una svolta davvero significativa nella storia dell’Unione europea, scandendo un salto di qualità nel processo di integrazione". Per poi approfittarne per ribadire come limitarsi a ricorrere al Mes non fosse una risposta all'altezza della situazione. Infine, Conte è tornato a ribadire come da questo gravissimo shock si possa ripartire per progettare con più coscienza e lungimiranza il futuro dell'Europa.

E, in un affondo alle ultime vicende politiche che hanno portato alla costituzione di una maggioranza allargata a sostegno di Mario Draghi, ha concluso: "C’è euforia per le professioni di fede “europeiste” che si sono moltiplicate, in Italia, in queste ultime settimane, tanto più che alcune di queste sono giunte inopinate. Ma l’europeismo non è una moda. Il modo migliore per contrastare i ripiegamenti identitari è lavorare, con lungimirante concretezza, per rafforzare la credibilità e l’affidabilità della comune casa europea. Altrimenti, quando il vento cambierà e torneranno a spirare i venti nazionalisti, sarà molto complicato riuscire a contrastarli con la forza di soluzioni solide ed efficaci".

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