40 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Conte non vuole gruppi parlamentari a suo nome: “Non sarebbe d’aiuto alla maggioranza”

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, risponde con un no categorico all’ipotesi che nascano gruppi parlamentari con il suo nome: “Non lo vedo come un aiuto all’unità della maggioranza”, dice in un’intervista al Messaggero sostenendo che ciò che serve ora è la “massima compattezza e coesione”.
A cura di Stefano Rizzuti
40 CONDIVISIONI
Immagine

Non vuole un gruppo parlamentare a suo nome, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che sul tema è categorico: “No a gruppi parlamentari a mio nome”, risponde in un’intervista al Messaggero. Il motivo è semplice: “Non lo vedo come un aiuto all’unità della maggioranza”, dice esprimendo un giudizio “negativo” su questa ipotesi. D’altronde per Conte la priorità è un’altra, come già detto più volte: quello che serve è la “massima compattezza e coesione”, confrontandosi “all’interno delle singole forze politiche e degli attuali gruppi parlamentari”. Rimanendo sulle questioni relative al Parlamento, Conte si sofferma anche sul referendum per il taglio dei parlamentari, affermando di non temerlo: “Anche se dovesse realizzarsi non vedo come si possa andare al voto per un Parlamento con l’assetto attuale quando c’è un referendum che, è ragionevole prevedere, avrà una grande maggioranza favorevole”.

Parte dell’intervista si concentra sulla questione della revoca delle concessioni ad Autostrade. Secondo Conte le norme introdotte dal decreto Milleproroghe non creeranno problemi al sistema delle concessioni autostradali, ma intanto spiega che non è stata “disposta la revoca o la decadenza di nessuna concessione”, ma “introduciamo un regime più uniforme e trasparente”.

Con le nuove norme sulle concessioninon si potranno più applicare norme di favore come quelle invocate da Atlantia”, afferma ancora il presidente del Consiglio facendo riferimento al fatto che anche in caso di inadempimento grave la società “pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi”: per la precisione la richiesta è di 23 miliardi. Inoltre, in caso di revoca o decadenza, il governo ha previsto che la concessione “possa essere affidata ad Anas”. Motivo per cui Conte sostiene che non c’è “nessun allarme per il settore delle concessioni”. Infine, il presidente del Consiglio garantisce che chi ha fatto investimenti, anche in caso di inadempimento, “potrà recuperare le somme per i costi realmente sostenuti e non ammortizzati”.

40 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views