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Stop al taglio dei parlamentari: raggiunto il quorum per il referendum, bloccata entrata in vigore

Raggiunto il quorum per chiedere il referendum per confermare la riforma che prevede il taglio dei parlamentari: sono stati 64 i senatori che hanno firmato per presentare la richiesta in Cassazione. In questo modo viene bloccato l’iter della riforma: il taglio dei parlamentari che sarebbe dovuto entrare in vigore a inizio 2020 viene quindi rinviato.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il quorum è stato raggiunto: si avvicina quindi l’ipotesi di un referendum per decidere se approvare o meno il taglio dei parlamentari votato dalla Camera e dal Senato. Sono state raggiunte le 64 firme dei senatori necessarie per raggiungere il quorum, stabilito in un quinto dei componenti dell’assemblea di Palazzo Madama (vale lo stesso principio per ognuna delle due aule parlamentari). L’ultima firma è stata quella di Francesco Giacobbe, esponente del Pd eletto in Australia. Negli ultimi giorni la campagna lanciata da Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano ha ricevuto il supporto di alcuni esponenti di Forza Italia come Maurizio Gasparri e Lucio Malan.

Nelle prossime ore i proponenti andranno in Cassazione per provare a portare avanti l’iter che avrebbe anche una importante conseguenza: il taglio verrebbe momentaneamente bloccato, con l’entrata in vigore della legge rinviata. Oggi alle 17.30 i primi firmatari della richiesta di referendum parleranno in occasione di una conferenza stampa alla Camera sul tema.

Chi ha firmato la richiesta di referendum

Tra i 64 firmatari ci sono esponenti di quasi tutti i partiti, compresi alcuni del Movimento 5 Stelle che del taglio dei parlamentari hanno fatto una vera e propria bandiera. A prevalere, comunque, sono i senatori di Forza Italia: ben 41 sottoscrittori. Ci sono poi 2 esponenti di Italia Viva, due della Lega (gli ex pentastellati Grassi e Urraro), tre del Movimento 5 Stelle (Giarrusso, Di Marzio, Maricotti) e sette del Pd. A questi si aggiungono anche 9 senatori del Gruppo Misto (tra cui gli ex M5s De Falco, Nugnes e Fattori e anche la leader di +Europa Emma Bonino) e Carlo Rubbia, non iscritto a nessun gruppo.

L’approvazione del taglio dei parlamentari

L’8 ottobre era arrivato l’ultimo voto sul taglio, con l’approvazione non solamente da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle, ma anche di tutte le altre forze parlamentari: hanno votato sì Pd, Italia Viva, Leu, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Con il taglio dei parlamentari – che sarebbe dovuto entrare in vigore a inizio 2020 – si passerebbe da 630 a 450 deputati e da 315 a 200 senatori. Ma trattandosi di una riforma costituzionale, è possibile chiedere il referendum confermativo da parte di un quinto degli esponenti dell’una o dell’altra camera. La richiesta è stata sottoscritta anche da chi ha votato a favore in Parlamento. Inoltre anche Matteo Salvini, leader della Lega, aveva benedetto la proposta: “Ho votato quella riforma, se i cittadini la confermano o la smentiscono per me è la cosa migliore”.

Le possibili conseguenze: elezioni anticipate?

Con lo stop alla procedura che porterà al taglio dei parlamentari ci potrebbe essere un’ulteriore conseguenze: in caso di elezioni anticipate verrebbero eletti quasi mille parlamentari e non solamente 650. Il che potrebbe anche portare qualche forza politica a valutare positivamente l’ipotesi del voto anticipato, in attesa del referendum che taglierebbe il numero dei parlamentari. La riforma sarebbe dovuta entrare in vigore a inizio 2020, ma con la raccolta delle firme completata l’iter si ferma. Ora saranno Cassazione e Corte costituzionale a doversi esprimere per dare il via libera al referendum.

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