Conte contro il ritorno dei vitalizi: “Uno scempio. Vogliono rimettere le mani sul malloppo”

Una sentenza attesa entro pochi giorni potrebbe riaprire una delle ferite politiche più controverse degli ultimi anni: quella dei vitalizi agli ex parlamentari; oltre 1.300 ex deputati hanno infatti presentato ricorso per chiedere alla Camera dei deputati di annullare la riforma del 2018 che, con una delibera dell’allora presidente Roberto Fico (Movimento 5 Stelle), aveva profondamente ridotto o cancellato i loro assegni pensionistici privilegiati. A sei anni di distanza, dopo una lunga trafila di ricorsi, bocciature parziali e correzioni di rotta, si arriva ora all'ultimo snodo decisivo: il verdetto del Collegio d'appello di Montecitorio, il "tribunale interno" di secondo grado, atteso tra il 16 e il 17 luglio. Una sentenza favorevole potrebbe riaprire le porte non solo al ritorno dei vitalizi, ma anche a richieste di rimborso miliardarie.
Conte attacca: "Vogliono rimettere le mani sul malloppo"
A denunciare pubblicamente la posta in gioco, nel pomeriggio di oggi, 15 luglio, è stato il leader del M5S Giuseppe Conte, con un post pubblicato su Facebook: "Una schiera di ex deputati ha fatto ricorso per riavere i vitalizi che noi abbiamo tagliato nel 2018. Vogliono rimettere le mani sul malloppo, come già successo al Senato. Sono giorni decisivi nel Collegio d’appello di Montecitorio, dove siedono le varie forze politiche". Conte ha promesso battaglia: "Il M5S sta lottando in tutti i modi, con le unghie e con i denti, contro questo scempio. Non possiamo permettere una restaurazione dei privilegi, né dare un altro segnale devastante al Paese dopo l’aumento degli stipendi per ministri e sottosegretari". E infine ha puntato il dito sulle vere emergenze sociali, in un passaggio che suona come un manifesto politico: "Anziché preoccuparsi degli ex parlamentari in fila per riavere i vitalizi, si guardi ai poveri in fila alla Caritas, ai milioni di italiani che rinunciano a curarsi per colpa delle liste d’attesa, ai pensionati minimi a cui è stato dato un aumento di appena 1,8 euro".
Cosa sono i vitalizi e perché furono tagliati nel 2018
Il vitalizio parlamentare era una sorta di pensione garantita a tutti coloro che avevano svolto almeno cinque anni di mandato alla Camera o al Senato; a differenza delle pensioni comuni, non si basava sul sistema contributivo, cioè su quanto effettivamente versato, ma su un calcolo privilegiato, che garantiva assegni molto superiori rispetto ai contributi effettivamente versati. Nel 2018, con il Movimento 5 Stelle al governo, la Camera dei deputati ha approvato una delibera che ha cambiato tutto: i vitalizi in pagamento agli ex parlamentari venivano ricalcolati secondo il metodo contributivo. Cosa significa? In altre parole, si applicavano le stesse regole che valgono per tutti i lavoratori italiani. Gli effetti furono immediati e drastici: molti assegni subirono tagli consistenti, soprattutto per chi aveva smesso da tempo di sedere in Parlamento. In alcuni casi, i vitalizi passarono da 4mila a poco più di mille euro al mese.
I ricorsi: un percorso lungo e tortuoso
La riforma entrò in vigore nel 2019 e da subito centinaia di ex deputati si opposero con ricorsi formali; i primi esiti arrivarono nel 2022, quando il Consiglio di giurisdizione della Camera, cioè l'rgano interno di primo grado, diede ragione parziale ai ricorrenti più anziani. I giudici interni ritennero che, per alcuni, il taglio fosse stato troppo repentino e sproporzionato, così decisero che il nuovo metodo di calcolo avrebbe valso solo dal 2022 in poi. Di fatto, questo ha significato assegni più alti rispetto ai primi anni di applicazione della riforma.
Nel frattempo, il Senato fece un passo ancora più netto: nel 2023 ha cancellato del tutto il taglio ai vitalizi per gli ex senatori, tornando al vecchio sistema. Ma alla Camera, la partita restava aperta: gli ex deputati più giovani, cioè quelli che avevano lasciato il Parlamento più di recente, avevano portato avanti il ricorso. Solo l'anno scorso, nel luglio 2024, si sono però visti respingere le loro richieste in primo grado e per questo non si sono arresi, ma hanno presentato appello. È su questo secondo grado che si attende ora una decisione.
Chi decide e cosa può succedere
Il Collegio d’appello è composto da cinque membri, tutti parlamentari in carica; a presiederlo è Ylenia Lucaselli di Fratelli d’Italia: il suo voto vale doppio in caso di parità. Gli altri membri sono Vittoria Baldino (M5S), Ingrid Bisa (Lega), Marco Lacarra (Pd) e Pietro Pittalis (Forza Italia). Secondo le indiscrezioni, Forza Italia potrebbe votare a favore del ripristino dei vitalizi. Ovviamente, il M5S ha già annunciato voto contrario. Meno chiara la posizione degli altri tre, che saranno determinanti per l’esito finale.
Se il ricorso verrà accolto, la Camera potrebbe essere costretta non solo a ripristinare i vitalizi, ma anche a versare rimborsi retroattivi per le somme non percepite in questi anni. Le stime parlano di un’esposizione potenziale superiore ai quattro miliardi di euro, qualora tutti i ricorrenti ne facessero richiesta.