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Come funziona il condono edilizio proposto da Matteo Salvini e cosa vuole fare il governo Meloni

La proposta di condono o sanatoria edilizia lanciata da Matteo Salvini ha raccolto le critiche del centrosinistra, ma dagli alleati di FI e FdI è arrivata un’apertura: “Solo piccole sanatorie, non un condono”, si ripete. Un ddl già depositato dalla Lega dà un’idea di come potrebbe funzionare.
A cura di Luca Pons
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Il governo Meloni valuta l'opzione di un mini-condono edilizio: un intervento per sistemare "alcune centinaia di migliaia di piccole irregolarità architettoniche, edilizie e urbanistiche che stanno intasando gli uffici tecnici dei comuni di mezza Italia", come ha detto Matteo Salvini lanciando l'idea lo scorso fine settimana davanti all'associazione dei proprietari di casa, Confedilizia. Una proposta che vede gli alleati non entusiasti, ma nemmeno contrari – dal segretario di Forza Italia Antonio Tajani ad alcuni esponenti di Fratelli d'Italia.

Il ministro Salvini non ha dato dei dettagli specifici, si è limitato a chiarire: "Nessun condono per ville e villette costruite in zone sismiche o in riva ai fiumi o alle pendici dei vulcani", ma se c'è "un contenzioso con il Comune per l’antibagno o 30 centimetri di veranda, il tinello, il box, la cantina", allora è "più intelligente per lo Stato e i Comuni dire saniamo queste piccole difformità", perché "ci sono milioni di italiani in questa situazione che non possono rogitare, vendere casa, affittare".

La proposta leghista di sanatoria edilizia già in Parlamento

Sul tema c'è già una proposta di legge, depositata dalla Lega alla Camera: risale al 7 giugno di quest'anno, è a prima firma del deputato Gianangelo Bof, e da luglio è assegnata alla commissione Ambiente, che non l'ha ancora esaminata. La proposta prevede in sostanza di eliminare l'obbligo di "doppia conformità", e dà un'idea di come potrebbe intervenire il governo Meloni.

Oggi per chiedere una sanatoria bisogna dimostrare che l'immobile in questione, anche se è stato realizzato senza i permessi necessari o non rispettando i progetti consentiti, rispetta le regole edilizie: si dice "doppia" conformità perché deve rispettare sia le norme che sono in vigore quando si chiede la sanatoria, sia quelle che erano in vigore quando si sono fatti i lavori.

Il ddl leghista propone di eliminare l'obbligo: se un intervento edilizio è conforme alle regole in vigore oggi, si può ottenere la sanatoria. A prescindere che fosse stato realizzato senza permessi o senza seguire i progetti. La sanatoria andrebbe a toccare tutti gli "interventi edilizi che, nonostante presentino tutti i requisiti di conformità, sono stati realizzati senza permesso di costruire o in difformità dal permesso medesimo". In cambio ci sarebbe un pagamento: da 516 a 5.164 euro se c'era la Scia (segnalazione certificata di inizio attività), e altrimenti una somma da calcolare sui costi di costruzione.

La sanatoria riguarderebbe solo gli edifici costruiti prima del 30 giugno 2003, quando entrò in vigore il Testo unico dell'edilizia. Perché, si dice, prima di quella data è difficile risalire alle norme che vigevano in ciascun Comune e quindi sarebbe complicato dimostrare la doppia conformità. Inviando la richiesta di sanatoria, il Comune avrebbe 60 giorni di tempo per rispondere e, in caso di nessuna risposta, la pratica si considererebbe chiusa.

Sarebbero esclusi gli edifici che non rispettano le norme antisismiche e quelli che danneggiano il paesaggio. Nella relazione si sottolinea anche che non si tratterebbe di un condono, perché ci sarebbe una "verifica di conformità da parte del competente ufficio comunale" oltre a un "rigoroso controllo della sostanziale inesistenza di un danno urbanistico". Non è detto, comunque, che il governo Meloni sceglierà di partire da questo ddl per formulare la sua proposta di sanatoria edilizia.

Le reazioni degli alleati: "Ok sanatoria, ma solo su interventi piccoli"

Intervistato dal Corriere della Sera, Antonio Tajani ha chiarito che non ci sarà "nessun condono". Lo spazio per una sanatoria, però, c'è. Mercoledì partirà l'iter di "un nostro ddl per la rigenerazione urbana", e all'interno si potrebbe "trovare un sistema per sanare piccole infrazioni — penso a una finestra larga 80 centimetri quando dovrebbe essere 60, non certo a chi ha costruito un piano abusivo nella sua casa", ha detto. Ma "nulla di più".

Insomma, un'apertura a metà: piccoli interventi sì, ma non una misura che possa essere attaccata come condono edilizio. Non quando il governo, dopo l'alluvione di Ischia, aveva attaccato Giuseppe Conte per il condono del 2018. Per Forza Italia, anche Maurizio Gasparri ha sottolineato: "Parliamo della minutaglia, soprattutto le unifamiliari, la veranda con due vetri nel condominio. Piccole cose, insomma". Da Fratelli d'Italia, il capogruppo alla Camera Tommaso Foti ha chiarito a sua volta che si tratterebbe solo di "interventi minimi di sanatoria, non di condoni".

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