Referendum 2025

Cittadinanza, cosa cambia se passa il sì al referendum (e cosa non cambia): lo spiega l’attivista Deepika Salhan

Deepika Salhan, co-presidente del Comitato nazionale promotore del referendum sulla cittadinanza, spiega a Fanpage.it cosa cambia se passa il Sì al referendum sulla cittadinanza, uno dei quesiti su cui si vota i prossimi 8 e 9 giugno, insieme ai quattro quesiti sul lavoro: “Questo quesito sulla cittadinanza è letteralmente una virgola di tutto il cambiamento che sarebbe necessario per riformare la legge sulla cittadinanza italiana”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Deepika Salhan, co-presidente del Comitato nazionale promotore del referendum sulla cittadinanza, uno dei cinque quesiti su cui gli elettori sono chiamati a esprimersi i prossimi 8 e 9 giugno, insieme ai quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, spiega a Fanpage.it cosa cambia se passa il Sì.

Il quesito sulla cittadinanza è il quinto, ed è contenuto nella scheda gialla. Chiede di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto agli stranieri extra-Ue maggiorenni per per fare domanda di ottenimento della cittadinanza italiana.

"Questo quesito sulla cittadinanza è letteralmente una virgola di tutto il cambiamento che sarebbe necessario per riformare la legge sulla cittadinanza italiana", ha spiegato Deepika Salhan a Fanpage.it

Deepika Salhan, attivista e co-presidente del comitato referendario nazionale per il diritto alla cittadinanza
Deepika Salhan, attivista e co-presidente del comitato referendario nazionale per il diritto alla cittadinanza

Cosa prevede la legge attuale sulla cittadinanza

Il tema della cittadinanza italiana agli stranieri nel nostro Paese è regolato dalla legge n. 91 del 1992, ancora in vigore, che si basa sullo ius sanguinis: ottiene la cittadinanza alla nascita solo chi nasce da padre o madre italiana.

Quindi, un cittadino di origine straniera, anche se nato in Italia, non acquisisce automaticamente la cittadinanza italiana, neanche se i suoi genitori risiedono regolarmente nel nostro Paese da molti anni. Al momento un cittadino straniero può richiedere la cittadinanza italiana se ha raggiunto i 10 anni di residenza regolare ininterrotta (quella che viene chiamata naturalizzazione). Il figlio minorenne di genitori stranieri può anche lui acquisire la cittadinanza, se uno dei due genitori ha acquisito la cittadinanza per naturalizzazione, e se convive stabilmente con il genitore in questione (Il ministero dell'Interno specifica che la normativa non prevede, ad oggi, eccezioni per i figli minori di genitori separati). In alternativa, il minore può chiedere la cittadinanza compiuti i 18 anni di età, se è nato in Italia e vi ha risieduto stabilmente e ininterrottamente (deve presentare la dichiarazione di volontà, cioè un documento in cui dichiara di voler diventare cittadino italiano, prima del compimento dei 19).

Il referendum si propone quindi di portare a 5 anni, invece degli attuali 10, gli anni di residenza legale continuativa necessari agli stranieri extra-Ue maggiorenni per avere la cittadinanza. Per per i cittadini Ue rimarrebbe invece l'attuale requisito dei 4 anni di residenza richiesti. Ma oltre ai 5 anni previsti per poter fare domanda, bisogna poi considerare i tempi per la procedura di richiesta e ottenimento della cittadinanza, che oggi dura circa tre anni.

"Si aspettano 3 o 4 anni prima che la procedura venga valutata, con tutti i documenti e tutti requisiti necessari. Dunque si arriva al diritto della cittadinanza italiana dopo 14 o 15 anni", ha spiegato Deepika Salhan a Fanpage.it.

Ai fini della concessione della cittadinanza, oltre al requisito della residenza, resterebbero immutati gli altri quesiti già in vigore e cioè:

  • conoscenza della lingua italiana
  • reddito stabile ed elevato
  • non aver commesso reati
  • rispetto degli obblighi tributari
  • assenza di cause ostative dalla sicurezza della Repubblica

Se passa il Sì, le persone in possesso di tali requisiti, che sarebbero toccati dalla nuova norma, direttamente o indirettamente (se figli minori conviventi) con il buon esito del referendum, sono 2,5 milioni. Chiaramente non si tratta di un'acquisizione immediata o automatica della cittadinanza. C'è sempre un iter da seguire, e come abbiamo visto i tempi della burocrazia non sono celeri.

I tentativi di cambiare la lagge sulla cittadinanza

Ci sono stati negli anni diversi tentativi di modificare la legge 91 del 1992, con diversi testi, ma tutti sono caduti nel vuoto. La scorsa estate si è tornato a parlare di riforma della cittadinanza, con la proposta dello ius scholae, cioè una riforma che legherebbe l'acquisizione della cittadinanza italiana al compimento di uno o più cicli di studio in Italia. Si tratterebbe di una riforma meno inclusiva dello ius soli, in base a cui la cittadinanza verrebbe acquisita per il fatto di essere nati sul territorio dello Stato.

Lo ius scholae era già contenuto in una proposta di legge che poi si era arenata alla Camera nel 2022, dopo il cambio di governo: prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni, che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e che vi abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio, in uno o più cicli scolastici. Forza Italia per esempio sarebbe aperta a concedere uno ius scholae ma con più paletti: il ragazzo con background migratorio dovrebbe concludere prima la scuola dell'obbligo, quindi potrebbe diventare italiano a tutti gli effetti non prima dei 16 anni.

"Da oltre vent'anni le nuove generazioni con un background migratorio in Italia richiedono il giusto riconoscimento, i giusti diritti. Più volte questa battaglia è stata portata all'attenzione, e però siamo sempre stati anche molto delusi dalla politica italiana, che non ha il coraggio di cambiare questa legge, riconoscendo chi nasce e cresce in questo Paese", ha detto Deepika Salhan, che in Italia è arrivata all'età di 9 anni, e ha ottenuto la cittadinanza italiana dopo i 18 anni, dopo un lungo iter.

Ma la battaglia della riforma della legge sulla cittadinanza italiana non si ferma con i referendum. Con i referendum magari andiamo ad allineare l'Italia allo standard europeo, visto che negli altri Paesi europei i requisiti di residenza sono sicuramente meno dei 10 anni attualmente previsti in Italia. Ma oltre a questo c'è bisogno di una piccola rivoluzione culturale che questo Paese deve fare, riconoscendo la cittadinanza italiana a chi magari nasce negli stessi ospedali in cui nascono i bambini italiani ius sanguinis, ma non ha gli stessi diritti solo perché nel certificato di nascita non compare un genitore con la cittadinanza italiana".

Il testo del quesito sulla cittadinanza al Referendum dell'8 e 9 giugno

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Ecco il testo del quesito sulla cittadinanza:

Volete voi abrogare l'articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?

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