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Com’è andato l’incontro di Giorgetti e Lagarde e cosa ha deciso il governo sull’oro di Bankitalia

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha incontrato la presidente della Bce, Christine Lagarde per raggiungere un accordo sull’emendamento di FdI che punta a rivendicare la “proprietà italiana” delle riserve auree detenute da Bankitalia. L’ultima riformulazione della norma dovrebbe aver sanato i rilievi della Bce. “È tutto chiarito”, assicurano fonti del Mef.
A cura di Giulia Casula
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Starebbe per chiudersi la discussione sull'oro di Bankitalia, che ha coinvolto la Banca centrale europea, intervenuta per bloccare l'emendamento con cui Fratelli d'Italia puntava a rivendicare le riserve auree quale "proprietà del popolo italiano". Ieri a margine dell'Eurogruppo il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti ha incontrato la presidente della Bce, Christine Lagarde per raggiungere un accordo. "Tutto chiarito", assicurano fonti del Mef.

La lettera inviata lo scorso 8 dicembre da Giorgetti "mette fine alla vicenda" e il colloquio avrebbe suggellato il chiarimento. L'emendamento alla manovra, firmato dal capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, in cui si ribadiva che l'oro della Banca d'Italia "appartiene allo Stato in nome del popolo italiano", aveva sollevato perplessità a Francoforte.

Tramite due pareri, a distanza di qualche giorno l'uno dall'altro, la Bcc aveva espresso i suoi dubbi sulla compatibilità con le regole europee, nonché sulla non meglio chiarita finalità della norma. Le osservazioni dell'istituto avevano costretto a più riformulazioni, in cui il riferimento allo Stato alla fine è sparito per lasciare spazio esclusivamente al "popolo italiano".

Nei giorni precedenti le anime sovraniste della maggioranza, FdI e Lega, erano corse in soccorso dell'emendamento, sottolineando la necessità di rimarcare la proprietà, tutta italiana, delle riserve auree di Bankitalia, a cui spetta invece gestirle e custodirle. Un modo insomma per rivendicare la sovranità monetaria dell'Italia da parte di questa destra, che in più occasioni ha manifestato i suoi mal di pancia per gli spazi di decisione concessi all'Ue.

Ieri a Fanpage.it, Malan ha difeso la sua proposta e ha negato che dietro la strenua battaglia portata avanti dal governo si nasconda l'intenzione di entrare in possesso delle quasi 2500 tonnellate di oro nelle casse di Bankitalia per venderle e finanziare la spesa pubblica (cosa peraltro espressamente vietata dai trattati europei): "Diversamente da quanto disse di voler fare Prodi nel 2007, non abbiamo nessun intenzione di vendere l’oro. Ma lo stesso fatto che Prodi avesse ipotizzato di venderlo, indica che abbiamo ragione noi con l’emendamento: come puoi vendere qualcosa che non è tuo? L’oro è di proprietà del popolo italiano", ha dichiarato.

Nelle scorse ore il partito della premier ha persino buttato già un dossier dal titolo "Smontiamo le fake news" indirizzato ai gruppi parlamentari per chiarire l'obiettivo della proposta, ovvero mettere al sicuro il capitale di via Nazionale, "comprese quindi le riserve auree", che oggi è detenuto da banche, assicurazioni, fondazioni, enti ed istituti di previdenza. "In molti casi si tratta di soggetti privati, alcuni dei quali controllati da gruppi stranieri" e "l'Italia non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani", si legge.

Tra i più critici del provvedimento, oltre ai partiti dell'opposizione, l'ex premier ed ex Bankitalia, Lamberto Dini: "Non capisco cosa abbiano in mente, cosa vuol dire che appartiene al popolo? Forse che il governo se ne può appropriare? Ma vogliamo scherzare?", ha commentato. Ora comunque la questione sembrerebbe a un punto di svolta. L'incontro chiarificatore tra Giorgetti e Lagarde dovrebbe aver appianato le tensioni, ma riuscirà a soddisfare le pretese di leghisti e meloniani?

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