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Colosseo e Fori Imperiali chiusi per assemblea sindacale: i fatti e le polemiche

Apertura del Colosseo ritardata per un’assemblea sindacale, turisti in attesa: scoppia la polemica sulla gestione dei siti archeologici. I diritti dei lavoratori non vengono intaccati, afferma Franceschini, ma è necessario inserire la gestione dei musei nei servizi pubblici essenziali. Di parere opposto i sindacati.
A cura di Federica D'Alfonso
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Beni pubblici e servizi: sono questi i temi al centro di una furiosa polemica scoppiata ieri, in seguito all'apertura ritardata del Colosseo. Tutti, dal sindaco di Roma al Mibact, dai sindacati agli imprenditori, si sono espressi in merito alla questione con toni molto duri, sia pro che contro il lavoratori. Il fatto nudo e crudo resta questo: il Colosseo, il Foro Romano e Palatino e le Terme di Diocleziano hanno ritardato l'apertura prevista fra le 8:30 e le 9:00, a seconda del caso, lasciando in coda moltissimi visitatori. Il motivo del ritardo: un'assemblea sindacale. I siti hanno riaperto alle 11:30, ma le tre ore trascorse fuori dai cancelli non sono andate giù né ai turisti né al ministro Dario Franceschini, che assieme a Matteo Renzi, ha tuonato immediati provvedimenti.

"La misura è colma", ha dichiarato su Twitter il ministro di Beni Culturali: colma forse perché il fatto avviene dopo i disagi vissuti a Pompei la scorsa estate, e perché questo sembra essere un momento delicato di ricrescita e risistemazione delle politiche culturali del paese. Dunque, chiudere i cancelli proprio non va. Dalla parte opposta, i sindacati, che alle parole di Franceschini hanno risposto così: "La misura è colma per noi: a quasi un anno i 18.500 dipendenti del Ministero non ricevono il pagamento delle indennità accessorie, ovvero gli straordinari, che rappresentano il 30% del salario". Claudio Meloni, coordinatore nazionale Cgil per il Mibact, ha annunciato l'approssimarsi di uno sciopero nazionale.

il tweet di Dario Franceschini
il tweet di Dario Franceschini

Uno stop senza preavviso, dicono in molti, sindaco compreso. Ma il coordinatore Claudio Meloni ha smentito immediatamente l'eccezionalità dell'accaduto: secondo quanto riportato, l'assemblea era stata chiesta regolarmente l'11 settembre, e autorizzata dal soprintendente con largo anticipo. È dunque improbabile pensare che il ministro, il sindaco e tutte le parti coinvolte non sapessero di eventuali probabili ritardi nell'apertura dei cancelli.

Musei, servizi pubblici essenziali

Un fatto complesso, più che per l'accaduto in sé, per quello che ha scatenato: inaccettabile un tale comportamento da parte dei dipendenti pubblici, immediati i provvedimenti. Questa la linea dura adottata dal ministero dei Beni Culturali: Dario Franceschini ha immediatamente annunciato, subito dopo i fatti, la volontà di prendere provvedimenti. Provvedimenti che sono giunti nel pomeriggio, dal consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto legge che inserisce l'apertura dei musei e dei luoghi d'interesse culturale fra i "servizi pubblici essenziali".

I servizi pubblici "essenziali" sono ritenuti tali in quanto indispensabili per garantire al cittadino il godimento dei diritti della persona tutelati dalla Costituzione. Per fare un esempio: è impossibile per i membri delle forze di polizia italiane scioperare durante il servizio, in quanto è impossibile pensare che un tale servizio venga lasciato scoperto. Come conciliare l'essenzialità di alcuni servizi pubblici con i diritti dei lavoratori? Come cioè, fare in modo di evitare che attività fondamentali si paralizzino improvvisamente, ma allo stesso tempo tutelare i diritti faticosamente conquistati? Nella maggior parte dei paesi, Italia compresa, si ammette una limitazione della libertà del lavoratore a scioperare, ad esempio, o a partecipare alle assemblee sindacali come in questo caso, entro la misura strettamente necessaria per garantire i servizi necessari ai cittadini.

Ministero vs sindacato

Secondo Franceschini il decreto non intacca minimamente i diritti dei lavoratori: "potranno fare assemblee e scioperi, ma secondo regole particolari nei settori che toccano i cittadini". Di avviso diverso, totalmente opposto, la parte sindacale, che ha annunciato uno sciopero nazionale in seguito al decreto. "Attacchi strumentali contro i diritti dei lavoratori": lo hanno scritto in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil. Gli attacchi all'assemblea sindacale che ha tenuto chiusi per tre ore i principali siti archeologici di Roma hanno avviato le procedure per uno sciopero. "Un' assemblea perfettamente legittima, che nulla ha a che vedere con precedenti iniziative che sono state riportate strumentalmente sui media, richiesta in data 11 settembre scorso e svolta nel pieno rispetto delle norme che regolano i servizi essenziali".

Susanna Camusso è stata molto dura a riguardo: "le assemblee sono democrazia". Vietarle, o in qualche modo limitarle, limita anche la libertà del cittadino lavoratore a manifestare e difendere i suoi diritti. "È uno strano Paese quello in cui un'assemblea sindacale non si può fare. Capisco l'attenzione in periodi di particolare presenza turistica, ma se ogni volta che si fa un’assemblea si dice che non si può, si dica chiaramente che non ci possono essere strumenti di democrazia".

Altre voci

Il sindaco Ignazio Marino ha ricordato che si parla del monumento più visitato di tutto il paese e ha concluso: "il fatto che sia chiuso, mentre una persona arriva da Sidney o da New York e magari ha solo quel giorno per vedere un monumento millenario rappresenta uno schiaffo in faccia alle persone e uno sfregio per il nostro Paese. Intollerabile".

Anche il patron di Tod's, Diego Della Valle, ha commentato l'assemblea sindacale in termini di inefficienza e scarso spirito di sacrificio. E ha ricordato Pompei, chiusa nel mese di luglio anch'essa per un'assemblea sindacale: sono notizie di tre ore, nulla di più, ma che fanno accendere i computer di tutto il mondo e focalizzano l'attenzione in maniera negativa sul nostro paese. Non è la prima volta che l'interesse di Della Valle si sofferma sul Colosseo: il gruppo Tod's ha infatti finanziato una parte dei restauri del monumento.

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