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Cinema italiano paralizzato, Amato (M5s): “Giuli non sa nulla di ciò che accade, proponiamo un Tax Credit più giusto”

Il deputato, attore e scrittore Gaetano Amato racconta a Fanpage.it la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, e firmata da Giuseppe Conte, che punta a ridefinire i parametri del Tax Credit per il cinema, favorire i lavoratori dello spettacolo e le piccole produzioni.
Intervista a Gaetano Amato
Deputato del Movimento 5 Stelle
A cura di Andrea Parrella
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La situazione di stallo in cui versa il cinema italiano è molto più complessa di quanto si immagini. Le polemiche di attori e registi dal palco dei David di Donatello, con annesse risposte piccate dei ministri, rischiano quasi di oscurarne la gravità. Come noto, il Tar del Lazio ha rinviato la sua decisione sulla riforma del Tax Credit dopo il ricorso di alcune società di produzione contro la riforma Sangiuliano, in attesa di un provvedimento correttivo annunciato dal Ministero dell'Economia che ponga rimedio a una riforma che rischia di favorire solo grandi produzioni e penalizzare fortemente quelle piccole e indipendenti. Per incidere sul processo, è arrivata una mozione del Movimento 5 Stelle firmata da Giuseppe Conte, che punta a un Tax Credit più giusto a tutela dei lavoratori del settore, in larga parte attualmente fermi, o con la prospettiva di non lavorare in futuro, alzare il livello dei controlli. Punti fermi della mozione maggiori controlli per evitare abusi e sprechi, un nuovo Fondo per opere prime e seconde, dedicato a giovani autori e produzioni con budget contenuti, commissioni selettive trasparenti e a rotazione per garantire meritocrazia e libertà espressiva, più tempo tra uscita dell'opera e arrivo in streaming, per valorizzare il passaggio in sala. Tra i firmatari anche l'onorevole Gaetano Amato, parlamentare Cinque Stelle e attore, che ben conosce le dinamiche del settore e parla a Fanpage.it della situazione attuale.

Da dove matura questa mozione?

Nel mio caso deriva da 43 anni di professione da attore, dalle consultazioni fatte continuamente con i miei colleghi, che siano sceneggiatori,  macchinisti, operatori, direttori di fotografia o attori. Ho preso le mie di esperienze e le ho sottoposte. Questa mozione è apripista per una proposta di legge che intendiamo presentare.

La mozione cita esplicitamente l'attuale dibattito interno al mondo del cinema e, in particolare, lo scontro a distanza tra Elio Germano e il ministro Giuli.

Il ministro continua a criticare chiunque si sogni di dire che stanno rovinando il cinema italiano. Elio è il migliore attore italiano in assoluto, lo conosco da tempo e recitava da giovane in un film in cui ero protagonista, faceva una particina e già allora dissi al regista che era straordinario. Fatta questa premessa penso che abbia indirizzato male la questione, semplicemente perché il ministro Giuli non sa nulla di quello che accade.

In che senso?

Anzitutto è commissariato sia a livello di gabinetto del ministro, perché è stata messa la segretaria generale dello Stato, Daria Perrotta, che è persona vicino a Giorgetti. Inoltre Giuli non si interessa di nulla perché Forza Fratelli d'Italia e la Lega si sono divisi da buoni amici il comparto. La Lega con la Borgonzoni si tiene tutto quello che riguarda il cinema e Fratelli d'Italia Italia con Mazzi si tiene i teatri, le sovrintendenze, le nomine, eccetera. Per cui Giuli, poverino, sta lì e fa il dandy con il vestito di velluto, lo stivalone al polpaccio, parla in maniera tale che tu per capirlo dovresti prendere due vocabolari e renderti conto che poi alla fine non ha detto nulla.

Eppure poche ore fa sui social di Fratelli d'Italia pubblicano un post trionfante che recita "7 miliardi di cittadini utilizzati per finanziare attori e film mediocri cari alla sinistra. È finita". 

Sono ancora fermi alla destra e alla sinistra, mentre il 70% delle maestranze è fermo. Pupi Avati, che è unanimemente riconosciuto come non appartenente alla sinistra, ai David ha detto alla Borgonzoni "Ma perché non te ne sei andata?". Una cosa che tutti quelli che fanno cinema pensano, ma poi se la dice Germano non va bene. Dicono che è finita, ma è finita per loro. Hanno creato Cinema Revolution, un progetto che non serve a niente se non a finanziare quattro festival in giro per l'Italia, festival di cui nessuno più ha bisogno, perché se i film non vengono portati in visione nelle sale è inutile farli passare nei festival, non serve a nulla.

La vostra mozione, in un passaggio in particolare, fa leva sul principio europeo dell’eccezione culturale, sottolineando che il finanziamento al cinema debba avere anche natura di fondo perduto.

Avevo cercato di spiegarlo anche a Sangiuliano, persona colta a cui voglio bene ma che di cinema non ci capiva. Esistono dei film di mercato e dei film che non hanno mercato. Fellini non aveva mercato, ma Fellini ha insegnato l'arte cinematografica a tutto il mondo. Esistono opere d'arte che vanno finanziate a fondo perduto, talenti che vanno riscoperti o scoperti. Senza i fondi per il cinema ai piccoli produttori non avremmo avuto negli anni passati film come La CapaGira, che ha incassato molto rispetto a quanto era costato. Senza fondi per il cinema non avremmo avuto Matteo Garrone come regista.

La principale criticità del Tax Credit alle produzioni cinematografiche, sono state le distorsioni del suo utilizzo, soprattutto nel favorire le produzioni estere. 

Assolutamente. I soldi vanno dati alle società di produzione italiane, non a quelli che vengono da fuori, magari acquistando società italiane, solo a fare bancomat in Italia. Quando il ministro dice "Arriverà in Italia Mel Gibson", dimentica che Mel Gibson è già venuto in Italia, ma per La Passione di Cristo i soldi li ha portati, mentre oggi li viene a prendere. Il Tax Credit della riforma Sangiuliano prevedeva che per poter accedere ai fondi tu dovessi avere una delle 20 produzioni migliori d'Europa. E chi ce le ha le 20 produzioni migliori d'Europa? Sono all'estero, chiaramente. Quindi una chiara apertura autostradale per per le società straniere. In quel Tax credit che poi è stato impugnato c'era ha scritto che un film, per beneficiare dei finanziamenti, dovesse avere 3000 proiezioni in sala, sì. Mi dice lei chi le fa 3000 proiezioni? Nessuno in tutto il mondo. Adesso nella correzione che hanno fatto sono scesi a 200. Mo le cose sono due: o non sai di che parli, o sei in malafede e sei sceso a 200 solo per tentare di fermare il ricorso al TAR.

Tra le vostre proposte c'è, appunto, quella di aumentare la permanenza in sala minima di un film prima di andare in piattaforma. Perché?

Perché a Netflix, per dirne una, della sala non frega nulla. Se non allunghiamo i tempi della permanenza in sala, Netflix approfitta legittimamente dei finanziamenti e poi manda in onda in TV il film prodotto tre giorni dopo averlo concluso. Bisogna giustamente come dite voi inserire almeno un tempo di permanenza minimo di 10 mesi, così lo vedi in televisione tra un anno e nel frattempo lo devi andare a vedere in sala.

Elemento centrale di questa mozione è il controllo più serrato per i film finanziati.

La somma dei costi di dei film in Italia è lievitata del 150%. Ma dove si è visto mai che un film italiano costava 12 milioni di euro? Stiamo forse gonfiando le fatture? Questo non va bene. Noi stiamo rimettendo il cinema al centro del tavolo, vogliamo calmierare il mercato. Nella nostra idea i film opera prima e seconda non possono avere più di una volta lo stesso protagonista, o comunque quell'attore non può superare un cachet di €35.000 massimo, poi dopo per tutto l'anno non può più lavorare in produzioni di quel tipo. Questo significa allargare il mercato del lavoro e non vale solo per gli attori, vale per il direttore di fotografia, vale per il regista, vale per gli attori, vale per gli sceneggiatori.

Secondo lei sono margini per un dialogo su questi temi?

Prima di presentare questa mozione, cui seguirà la proposta di disegno di legge, noi abbiamo parlato con le associazioni, cosa che i ministri non hanno fatto, se non rivolgendosi ad Anica e Apa, che però sono le associazioni di Confindustria. Quello che ho detto loro è: se dobbiamo fare il girotondo dobbiamo prenderci per mano tutti quanti, oppure un girotondo non lo sarà mai.

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