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Chiudono gli ospedali psichiatrici giudiziari: ora i malati rischiano un altro inferno

Con lo scadere dell’ultima proroga, disposta dalla legge 81 del 2014, finisce ufficialmente la pesante esperienza degli Ospedali psichiatrici giudiziari. È un primo passo, che però non copre ritardi ed inadempienze e non aiuta a rispondere alla domanda fondamentale: cosa ne sarà dei circa 700 internati del nostro Paese?
A cura di Redazione
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di Gaia Bozza e Claudia Torrisi; video e foto di Gaia Bozza e Alessio Viscardi.

La chiusura degli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia, è una rivoluzione. Che però procede a rilento. Le Regioni sono in ritardo anche se i soldi dallo Stato, decine di milioni di euro, sono stati già stanziati; un velo di incertezza avvolge il processo di dismissione di quell'orrore che sono stati (e sono ancora) gli ex manicomi criminali. Con lo scadere dell’ultima proroga, disposta dalla legge 81 del 2014, infatti, finisce ufficialmente la pesante esperienza degli Opg. È un primo passo, chenon nasconde ritardi e inadempienze che ci sono intorno a questa rivoluzione più volte annunciata e rimandata. E restano ancora tante domande. Cosa ne sarà dei circa 700 internati del nostro Paese? Le Regioni sono pronte ad assisterli nel migliore dei modi? Che fine hanno fatto le risorse messe a disposizione dallo Stato?

L'orrore degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Gli ospedali psichiatrici giudiziari attivi fino a oggi in Italia sono sei: Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino (Firenze), Reggio Emilia, Napoli, Aversa (Caserta) e Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Sono attivi dagli anni Settanta, ma da un punto di vista istituzionale il vaso di Pandora degli Opg è stato scoperchiato nel 2010, dalla Commissione d'inchiesta presieduta dall'allora senatore Ignazio Marino, che raccontò con immagini durissime ciò che c'era dietro quelle mura “inconcepibili": malati di mente legati mani e piedi a un letto provvisto di un buco per far defluire feci e urine in una pozza sottostante, pochi e fatiscenti servizi igienici, bottiglie d’acqua conservate nel wc per mantenerle fresche, piscio ovunque. I sopralluoghi della Commissione restituirono un quadro devastante di questi istituti che per anni hanno inghiottito le esistenze silenziose di chi veniva giudicato colpevole ma incapace di intendere e di volere e, soprattutto, “socialmente pericoloso”. In quei luoghi tanta gente è stata internata per i motivi più assurdi: dal piccolo furto alla lite in famiglia. E poi anarchici, libertari, comunisti. Persino un militare con una forte depressione dopo la guerra. È il caso di G., 39 anni, ex sergente, rinchiuso nell'Opg di Napoli: “Ho visto tanti morti, li sogno ogni notte”, disse l'anno scorso al consigliere regionale campano Antonio Amato e ai ricercatori Antonio Esposito e Dario Stefano Dell’Aquila durante una visita ispettiva. “Fatemi riavere il jeans che mi hanno tolto e fatemi tornare a casa”, implorava.

Napoli, ex OPG Materdei
Napoli, ex OPG Materdei

Dopo il rapporto della Commissione Marino c'è stato un cambiamento importantissimo: al termine di un acceso dibattito parlamentare, nel 2012 (governo Monti) è stata approvata la legge che prevedeva la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari entro il 31 marzo 2013, prorogata poi al 2014 e, infine, al 2015 con la legge 81 del 2014 (governo Renzi). “Sappiamo che è un percorso difficile – ha dichiarato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, al termine della visita all'Opg di Aversa – e non ci aspettiamo miracoli da un momento all’altro, ma il proseguimento di un percorso necessario dal quale non dobbiamo tornare indietro, facendoci magari spaventare da possibili difficoltà emerse in alcuni territori nell’accogliere queste persone”.

“Il fatto che non ci siano stati altri slittamenti è straordinario: vuol dire che si è deciso che si andrà avanti e che gli Opg chiuderanno – spiega poi Stefano Cecconi, coordinatore della campagna StopOpg – Certo, non sarà automatico. Bisognerà spostare gradualmente queste persone, non stiamo parlando di pacchi. Si sta compiendo una chiusura senza proroghe. Ora dovremo verificare che sia senza trucchi”.

Opg, cosa succede adesso

A sostituire gli Opg sono -gradualmente- le Rems, cioè le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza,  strutture alternative non carcerarie e di competenza regionale con 20 posti ciascuna.  Quella degli Opg deve essere "una chiusura senza trucchi", si augura il coordinatore della campagna per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma dove potrebbero nascondersi i "trucchi"? La legge del 2014 che ha deciso la fine degli Opg mette nero su bianco che l'internamento deve essere una misura limite e che i malati mentali devono essere assistiti e curati, quando possibile, in modo diverso dall'internamento. Guardiamo i numeri: gli internati in Italia sono 700 e buona parte (450) sono dimissibili, ma nelle Rems sono previsti circa 940 nuovi posti letto ripartiti su tutto il territorio nazionale. Ci saranno più posti letto che internati, dunque: il pericolo è che vengano a crearsi dei mini-Opg, dove possa riproporsi quell'istituzione totale che è stata il manicomio criminale. Aumentano timidamente le dimissioni dagli Opg, ma crescono anche gli ingressi, perché la legge è giovane e soprattutto finché non verrà modificato il codice penale gli ingressi continueranno.

Ma queste persone, dopo la fine degli Opg, come – e da chi – saranno accolte? Questo è il vero enigma. In effetti sono stati stanziati tanti soldi per potenziare i servizi di salute mentale nelle Asl e per costruire le Rems, che dovranno essere gestite dai dipartimenti di salute mentale cui spetterà garantire ogni assistenza e adeguati programmi terapeutici ai soggetti con patologie mentali. Dunque basta polizia penitenziaria, e – anche grazie all'abolizione dell'ergastolo bianco – basta internamento eterno delle persone. Tutto bene in teoria, meno nella pratica perché le Regioni non sono pronte. E non lo dicono associazioni o attivisti, bensì l'ultima relazione firmata dai ministri della Salute e della Giustizia, Lorenzin e Orlando E se le Rems, in molte Regioni, non sono pronte, dove ospitare gli internati? Per loro si aprono le porte del carcere, in alcuni casi: una misura temporanea ma preoccupante, questi reparti possono essere una terra di mezzo tra il carcere e il manicomio e rischiano – ancora una volta – di diventare “mura indicibili”.. È preoccupante anche l'assenza di potenziamento dei servizi di salute mentale: “Il pericolo – avverte Dario Dell'Aquila, ricercatore – è che, invece di dismettere gli ospedali psichiatrici giudiziari, stiamo tripartendo il sistema: per ora gli Opg sono ancora aperti perché il superamento è graduale,  ci sono le Rems o le pre Rems e i padiglioni psichiatrici nelle carceri. Il mio timore è che ci troveremo con più internati di prima. Speriamo che questo giorno importante non sia un tranello”. E poi c'è il caso Castiglione delle Stiviere, che suggerisce un mutamento gattopardesco: da domani cambia la targa, si passa da Opg a Rems.

Una pioggia di soldi e le Regioni non sono pronte

Le regioni hanno ricevuto 55 milioni di euro per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ma quelle che rispetteranno la scadenza sono solo undici: Toscana, Lazio, Basilicata, Sardegna, Sicilia, Val d'Aosta, Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, più la provincia autonoma di Bolzano. La Campania ha fissato per il primo aprile l’apertura di 3 pre-Rems, mentre le due Rems vere e proprie slitteranno al 31 maggio e al 31 agosto. Altri territori sono in ritardo, ma hanno programmato l’avvio delle Rems entro poco tempo: le Marche (15 aprile), il Friuli Venezia Giulia (4 maggio), la Puglia (30 maggio). La provincia autonoma di Trento, la Calabria e il Piemonte, invece, dovrebbero essere pronte più avanti. In Abruzzo e Molise era programmata per il 30 marzo l’apertura temporanea di una Rems, ma bisognerà attendere la decisione del Tar che ha bloccato i lavori.

Poi c’è la questione Veneto, che non ha ancora indicato una soluzione provvisoria alla chiusura degli Opg. Una scelta, più che un ritardo. “Il Veneto è serio, non inadempiente. Noi i malati di mente giudicati pericolosi non li metteremo in lager improvvisati e insicuri, per rispetto della loro dignità e per la tranquillità sociale dei territori", ha dichiarato l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, che ha assicurato che la regione “ha già individuato la sede e il progetto per la realizzazione di una nuova struttura definitiva con tutte le caratteristiche necessarie di sicurezza e di umanità”. Ma per StopOpg le regioni in ritardo vanno commissariate subito perché “hanno dimostrato di non essere all'altezza”.

Il fatto che si rispetti la scadenza, però, non significa che gli Opg chiuderanno automaticamente dal primo aprile. In un’intervista , la direttrice della struttura di Montelupo Fiorentino ha ammesso che per il momento non ci saranno grossi cambiamenti: “La Regione ha individuato le strutture ma ancora non è pronta – ha spiegato – e di fatto i toscani il primo aprile continueranno a essere qui e quindi la chiusura dell'Opg toscano sicuramente il primo aprile non ci sarà. Nel caso in cui i magistrati decidano per la misura di sicurezza provvisoria detentiva a un toscano, lo manderanno qui e non in una residenza non ancora operativa".

Anche l’Opg siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto da domani dovrebbe essere abbandonato dai suoi 130 detenuti. Quaranta di questi – i più gravi – saranno ospitati nelle due Rems dell’isola – a Caltagirone (Catania), e a Naso (Messina) – mentre il futuro degli altri è tuttora incerto. Anche perché, per i numeri e le patologie, le residenze in Sicilia dovevano essere quattro. La sensazione degli addetti ai lavori è che l’Opg, sì, chiuderà, ma per il momento solo ai nuovi ingressi. Tempi tecnici, ma incerti.

La Campania è sede di due Opg – Napoli e Aversa – ma le Rems di Calvi Risorta (Caserta) e San Nicola Baronia (Avellino) non sono pronte. Gli internati saranno trasferiti, gradualmente, in tre pre-Rems provvisorie, strutture già esistenti che per qualche tempo si troveranno a gestire questa situazione. Dalla Regione giurano che i nuovi termini previsti per la consegna delle due Rems saranno rispettati. Intanto, però, i cantieri sono ancora vuoti. Il peso di questa incertezza grava sul futuro degli internati: “Le Rems aspettano norme che non sono pronte, e dunque non saranno applicabili nemmeno alle pre-Rems”, dice Mario Barone, presidente di Antigone Campania. Nessuno sa come verranno regolati la vita e i diritti delle persone che passeranno all'interno delle nuove strutture, quale personale verrà utilizzato per accoglierle, oltre al timore che questa provvisorietà diventi ordinarietà. Per una parte dei 177 internati campani, tra l’altro, al posto delle dimissioni c'è “provvisoriamente” il carcere nei reparti psichiatrici di Secondigliano, Pozzuoli e Santa Maria Capua Vetere.

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Castiglione delle Stiviere, invece, non chiuderà affatto, neanche formalmente. La struttura sarà al centro di un’operazione di “conversione”: la regione Lombardia, infatti, ha deciso che i suoi 120 internati resteranno nell’istituto. A cambiare sarà la targa – Rems invece che Opg – e la capienza (da 160 posti si passerà a sei moduli da 20 posti ciascuno). La residenza ospiterà anche una parte degli internati del Piemonte e di altre regioni e interamente quelli della Liguria. “Nonostante rientri tra le regioni ‘in tempo’, per me anche la Liguria è da commissariare, visto che fa un’operazione incredibile: sceglie di mantenere i propri internati a Castiglione delle Stiviere, invece che accoglierli nel proprio territorio”, dice Cecconi, che nutre forti perplessità sulla trasformazione dell’ospedale. Un’operazione che non fa che confermare i dubbi che le Rems siano in realtà degli Opg mascherati. Nel report della visita di ieri dell’associazione Antigone Castiglione Delle Stiviere, tra l’altro, si nota come nell’ultimo periodo siano aumentati gli ingressi: da gennaio le ammissioni sono state 42, mentre le dimissioni 33. “Proprio per le sue peculiarità, parrebbe che gli internamenti nella struttura potrebbero proseguire, divenendo una sorta di incubatore del passaggio Opg-Rems”, si legge nel rapporto.

Nel dopo-Opg entrano anche i privati

Un’altra perplessità riguardo la normativa sulle Rems è la possibilità che la Regione si affidi, almeno in fase iniziale, a un privato. Una delle Rems toscane, ad esempio, sarà nella clinica Villanova (vicino Firenze), di proprietà di Unipol. Questa struttura privata dovrebbe accogliere gli internati più difficili provenienti dall’Opg di Montelupo. Una scelta seguita anche in altri territori. Stando alla seconda relazione trimestrale del Governo sul programma di superamento degli Opg, alcune regioni hanno già “previsto di affidare in via transitoria l’accoglienza delle persone attualmente internate in Opg e non dimissibili a strutture residenziali pubbliche o private accreditate”. Al momento sono Piemonte, Liguria, Lazio, Toscana e Abruzzo. Una situazione che potrebbe portare alla nascita di un nuovo appetibile business. Tra rette da pagare e gestione privata c’è il rischio che persino il disagio diventi merce.

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