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Cecilia Strada fa coming out: “Sono bisessuale, un giorno non ci sarà più bisogno di dirlo”

La figlia di Gino Strada ed ex presidente di Emergency, Cecilia Strada, ha fatto coming out sul suo profilo Facebook: “Sono bisessuale. Non avevo mai pensato di dichiararlo in pubblico più che altro perché per me è una cosa totalmente naturale e davanti a una cosa naturale mi aspetterei reazioni tipo ‘Embè? E a noi cosa frega?'”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Cecilia Strada fa coming out sul suo profilo su Facebook. "Prima che finisca il mese del Pride, vorrei dire una cosina. Sono bisessuale, lo so da quando avevo tredici anni, da allora mi sono innamorata di uomini e di donne, o ancora meglio: mi sono innamorata di persone, e solo dopo ho fatto attenzione al colore dei capelli, degli occhi, o al genere", ha detto l'ex presidente di Emergency e figlia di Gino Strada.

"Non avevo mai pensato di dichiararlo in pubblico – ha aggiunto – più che altro perché per me è una cosa totalmente naturale e davanti a una cosa naturale mi aspetterei reazioni tipo ‘Embè? E a noi cosa frega?'. E perché non credo di essere così importante da spostare sensibilità. Però, però: visti i chiari di luna, visto quanto è difficile ancora oggi vedere riconosciuti i diritti delle persone Lgbtiq+, visto che in questa battaglia "il privato è politico", ho deciso di dirlo. Tutto qui. Viva l'amore, viva i diritti".

Poi rispondendo ai tanti commenti che ha ricevuto suo suo profilo, ha esplicitato il senso del suo ragionamento: "Quanto mi piacciono tutti questi ‘embè? E a noi che ci frega?' vi voglio bene amici. Arriverà il giorno in cui non ci sarà più bisogno di dirlo, perché per tutti sarà "embè?". Sarà un giorno bellissimo!".

Cecilia Strada ha scelto di parlare adesso, pochi giorno dopo l'intervento a gamba tesa del Vaticano, che in una lettera inviata tramite l'Ambasciata italiana presso la Santa Sede ha espresso al governo italiano preoccupazione per la legge Zan contro l'omotransfobia, già approvata alla Camera: secondo la Chiesa il disegno di legge violerebbe il Concordato, e metterebbe a rischio le libere opinioni dei cattolici. Dopo le pressioni esplicite del Vaticano, un inedito nella storia dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica italiana, Lega e Fratelli d'Italia hanno chiesto di stoppare l'iter del ddl Zan, in attesa di un parere della commissione Affari costituzionali sulle questioni sollevate dal Vaticano. Mentre Pd, M5s e Leu vorrebbero portare il testo in Aula  nella settimana del 13 luglio. Palazzo Madama voterà il prossimo 6 luglio sulla calendarizzazione del provvedimento.

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