66 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Caso Trentini, per i giudici il suicidio assistito era lecito: “Vita era diventata solo sofferenza”

Il suicidio assistito era lecito, “perché frutto dell’autodeterminazione del malato a congedarsi da una esistenza che era ormai solamente indicibile sofferenza”. È quanto si legge nelle motivazioni, pubblicate ieri, della sentenza con cui lo scorso aprile sono stati assolti Marco Cappato e Mina Welby, che avevano accompagnato Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla, in una clinica svizzera dove era morto tramite suicidio assistito.
A cura di Annalisa Girardi
66 CONDIVISIONI
Immagine

Per i giudici della Corte di Appello di Genova nel caso Trentini era "legittima l'aspirazione alla conclusione della vita", così come era "lecito il suicidio assistito perché frutto dell'autodeterminazione del malato a congedarsi da una esistenza che era ormai solamente indicibile sofferenza". È quanto si legge nelle motivazioni, pubblicate ieri, della sentenza con cui lo scorso aprile sono stati assolti Marco Cappato e Mina Welby, che avevano accompagnato Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla, nel suo percorso verso il suicidio assistito in una clinica svizzera nel 2017.

Welby e Cappato erano stati imputati, e poi prosciolti, per i reati di istigazione al suicidio. La Corte d'Appello ha quindi confermato su tutta la linea la tesi della difesa, aggiungendo tra le motivazioni della sentenza: "Il lapidario divieto di aiutare taluno a procurarsi la morte contenuto nella norma coniata in un periodo storico in cui lo scopo unico era tutelare ad ogni costo la vita intesa come bene sociale, va coniugato col diritto ad una vita dignitosa e col diritto al rifiuto di trattamenti terapeutici a fronte di una malattia che abbia esito certamente infausto".

Una posizione che è stata accolta positivamente dall'Associazione Luca Coscioni, che ha promosso la raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale. "Una sentenza chiara, incontrovertibilmente incentrata sulla scelta di libertà del malato", ha commentato Filomena Gallo co-difensore dei due imputati e segretaria dell'Associazione Coscioni. Per poi concludere: "Una decisione che accoglie tutte le motivazioni della difesa di Marco Cappato e Mina Welby, che segna un importante passo in avanti sul tema. Nel testo leggiamo motivazioni che centrano il senso del rispetto della libertà personale inviolabile, del concetto di dignità di Davide Trentini, della sua scelta. Tutti diritti costituzionalmente rilevanti che subiscono il vuoto di affermazione determinato dallo Stato che non è intervenuto per rimuovere gli ostacoli al diritto all’autodeterminazione".

66 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views