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Caso Tarantini: i vizi di Berlusconi, tra affari e ricatti

Quello che emerge dall’inchiesta di Bari, è uno spaccato della vita politica e affaristica italiana. Per ottenere i favori del Premier nelle ville di Berlusconi – ora indagato, insieme a Lavitola, per aver indotto Tarantini a mentire – si aggirano escort, faccendieri e procacciatori di prostitute disposti a tutto.
A cura di Antonio Palma
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Manifestazione pro Berlusconi davanti al Tribunale di Milano

Il caso escort sta generando così tanti grattacapi al Premier come, forse, neanche la tribolata manovra economica ha fatto. Tutto ciò che Berlusconi cercava di evitare puntualmente lo sta trascinando verso il basso. Il caso delle ragazze invitate o portate da amici e ruffiani nelle ville del Premier e a Palazzo Grazioli potrebbe avere un effetto devastante non solo per i risvolti giudiziari, ma anche per quelli politici. Quello che viene fuori dalla chiusura delle indagini della Procura di Bari è uno spaccato penoso della vita di corte del Presidente del Consiglio in questi ultimi anni. A muoversi intorno al Premier, affaristi di ogni tipo, intrallazzatori, buffoni di corte, ma anche procacciatori di carne per l’utilizzatore finale.

E’ proprio il giro di ragazze che ruotavano attorno alle feste del Premier che ha trascinato a galla quel mondo fatto di corruzione e appalti, che sembrano il normale sistema di gestione della vita politica e affaristica italiana. L’obiettivo comune dei personaggi che giravano attorno a Berlusconi, infatti, era l’amicizia del Presidente del Consiglio per ricevere aiuti e facilitazioni di tipo industriale ed economico, ma non disdegnando anche qualche incarico pubblico.

Gianpaolo Tarantini

Le rivelazioni della escort Patrizia D’Addario alla Procura di Bari hanno dato vita ad un’inchiesta con oltre diecimila intercettazioni telefoniche, ventotto capi di imputazione e otto indagati. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere al favoreggiamento della prostituzione e investono tra gli altri Giampaolo Tarantini, considerato il capo della banda, il fratello Claudio e la show girl Sabina Began.

Tarantini, secondo le indagini, aveva capito benissimo le debolezze del nostro Premier e ne ha approfittato per allacciare contatti importanti, al fine di inserirsi in grossi affari industriali e finanziari di grandi aziende italiane come Finmeccanica, o grosse istituzioni come la Protezione civile. Insomma le più note bustarelle non sono più valide nel nuovo sistema, la nuova moneta di scambio sono le ragazze. Modelle, escort, show girl, tutte giovani donne in attesa di un buon lancio nel mondo dello spettacolo o comunque in cerca di facili guadagni. A provvedere alla ricerca e alla selezione delle prostitute, come ricorda la Procura di Bari, era lo stesso Tarantini che, oltre ad accertarne la disponibilità, le istruiva e provvedeva ad ogni loro bisogno.

Il coinvolgimento del Premier, nonostante i tentativi e le tesi difensive è da addebitare solo a lui stesso, al vizio delle giovani donne che lo ha coinvolto prima nell’indagine pugliese, poi nell’inchiesta di Milano, dove vi è anche la presenza della minorenne Karima el Mahroug (Ruby Rubacuori), ed infine in quella di Napoli dove è parte lesa per le presunte estorsioni di Tarantini.

Silvio Berlusconi

Le tre indagini, nonostante sul piano procedurale siano distinte, sono però strettamente collegate sia per i personaggi coinvolti che per le imputazioni di reato.  I motivi dell’estorsione per i giudici napoletani, infatti, sono da addebitare alle paure di Berlusconi sul possibile clamore mediatico dopo l’uscita delle intercettazioni delle indagini pugliesi.

La tesi secondo cui le indagini sono strettamente collegate è avanzata dallo stesso Premier. Infatti, Berlusconi teme l’interrogatorio chiesto dalla Procura di Napoli, anche se come parte lesa, perché senza l’aiuto degli avvocati, eventuali dichiarazioni potrebbero danneggiarlo nelle altre inchieste. Ma le difese del Premier ormai sembrano non convincere più gli inquirenti, come si capisce bene dalle intercettazioni, le feste non erano “riunioni conviviali” senza nessun fine serata scandaloso e Berlusconi sapeva benissimo che le ragazze che gli venivano portate in dono erano solo merce di scambio a pagamento.

Ma è solo il 19 aprile 2012 che il ruolo di Berlusconi in questa storia cambia radicalmente: da vittima di un ricatto a istigatore di bugie riferite ai giudici. Sono proprie le intercettazioni a spingere la Procura di Bari ad inviare un avviso di proroga delle indagini preliminari nei confronti del Cavaliere. Da parte lesa ad indagato, dunque. La notizia viene anticipata dal Corriere della Sera e da Repubblica: Berlusconi, secondo i pm, ha pagato il silenzio di Gianpaolo Tarantini, o meglio la menzogna di fronte ai magistrati riguardo ai festini nei palazzi istituzionali. Confessioni che, secondo i i pm baresi, sarebbero state "comprate" dall'ex Presidente del Conglio grazie all'intercessione di Valter Lavitola. Nei confronti dell'ex direttore dell'Avanti!, ora a Poggioreale, con le imputazioni i corruzione internazionale e altri reati finanziari, viene ipotizzato lo stesso reato attribuito al premier: “induzione  a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria". Troverebbero così conferma le asserzioni dei giudici, riportate in estate negli atti di scarcerazioni di Tarantini e la moglie, per cui:

Silvio Berlusconi aveva piena e indiscutibile consapevolezza della qualità di "escort" delle ragazze che gli erano state presentate da Gianpaolo Tarantini. E dunque non c'è dubbio che le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Tarantini davanti ai magistrati di Bari nel luglio 2009, risultano reticenti relativamente al coinvolgimento del premier e a tratti addirittura mendaci, determinando la consumazione del reato 377 bis posto in essere da Silvio Berlusconi.

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