video suggerito
video suggerito
Caso Paragon

Caso Paragon, i pm iniziano i controlli sui cellulari dei giornalisti spiati: cosa succede adesso

Le Procure di Roma e Napoli hanno disposto accertamenti irripetibili sui cellulari delle persone coinvolte nell’indagine sul caso Paragon. L’analisi dovrebbe rivelare con certezza su quali dispositivi è stato usato lo spyware Graphite. I risultati sono attesi a ottobre.
A cura di Luca Pons
9 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Gli inquirenti delle Procure di Roma e Napoli, che stanno indagando sul caso Paragon con il coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, hanno iniziato oggi la procedura per effettuare dei controlli tecnici sui cellulari delle persone colpite dallo spyware israeliano. Tra le presunte vittime dello spionaggio, avvertite nella maggior parte dei casi da Meta o Apple di un'intrusione nei loro dispositivi, ci sono due giornalisti di Fanpage.it – il direttore Francesco Cancellato e il caporedattore Ciro Pellegrino – oltre a Roberto D'Agostino, fondatore di Dagospia, l'attivista olandese Eva Vlaardingerbroek e i membri della Ong Mediterranea Saving Humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferrari.

I procuratori hanno affidato alla Polizia postale e ai consulenti tecnici la delega necessaria per contribuire alle indagini. Verranno effettuati degli accertamenti irripetibili sui cellulari delle persone coinvolte. I risultati potrebbero aiutare a chiarire la dinamica dei fatti, che finora sono stati ricostruiti soprattutto dalle analisi del Citizen Lab e dalla relazione – ormai tornata in discussione – stilata dal Copasir, il comitato parlamentare che tiene i rapporti con i servizi segreti, e che ha indagato sul caso Paragon per settimane.

La previsione è che i tempi non saranno brevi. Le analisi, infatti, dovrebbero concludersi dopo l'estate, a ottobre. Ciò che dovrebbero rilevare è la presenza specifica dello spyware Graphite, prodotto da Paragon, che in alcuni casi è già stata confermata dal Citizen Lab di Toronto. Si tratterebbe, quindi, della conferma che tutti i soggetti che si sono rivolti alla Procura sono stati colpiti con lo stesso software. Un programma che, vale la pena di ricordarlo, viene venduto solamente ai governi di alcuni Paesi, tra cui l'Italia.

Al momento le indagini sono ancora nelle fasi iniziali. L'ipotesi di reato è a carico di ignoti. Si parla di accesso abusivo a sistemi informatici e di intercettazione illegale di comunicazioni telefoniche e installazione abusiva di apparecchiature utilizzate per le intercettazioni.

La scorsa settimana, le Procure di Roma e Napoli si sono rivolte direttamente a Paragon, la società che produce lo spyware utilizzato. Proprio Paragon in passato ha affermato che c'erano state sospette violazioni delle regole d'uso del software da parte del governo italiano, e che le autorità italiane hanno scelto di non fare tutto il possibile per scoprire chi avesse spiato Francesco Cancellato. Una versione che il Copasir ha smentito con forza, minacciando di desecretare l'audizione di Paragon (cosa che poi, almeno per il momento, non è avvenuta).

Se la ricerca della verità sul caso Paragon continua sul piano giudiziario, dal mondo della politica non sono ancora arrivate risposte. I senatori del Partito democratico hanno presentato un'interrogazione al governo per chiedere chi abbia violato "le elementari regole della libertà di informazione". Ma il governo, una volta conclusa la relazione del Copasir – che pure non teneva conto dei casi di Ciro Pellegrino, Roberto D'Agostino e altri emersi negli scorsi mesi – si è rifugiato nel silenzio assoluto sulla vicenda.

9 CONDIVISIONI
114 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views