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Camusso: “Il decalogo per i licenziamenti nella PA è solo uno specchietto per le allodole”

Il segretario della Cgil sostiene che il decalogo per i licenziamenti dei dipendenti pubblici annunciato dal ministro Madia sarebbe uno specchietto per le allodole che il governo utilizza per evitare di parlare del referendum per l’abolizione dei voucher e del rinnovo dei contratti pubblici.
A cura di Charlotte Matteini
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Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, sostiene che il decalogo per i licenziamenti dei dipendenti pubblici "anti-furbetti del cartellino" annunciato dal ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia non apporterà alcuna novità concreta, ma anzi sarebbe ""la solita scappatoia: nel momento in cui non hanno proposte, cercano di intervenire sulla pubblica amministrazione invocando i licenziamenti. Un ritornello che sentiamo da lungo tempo". Secondo il segretario della Cgil, il governo starebbe cercando di evitare due argomenti ben precisi: il rinnovo dei contratti pubblici annunciato prima del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre e il referendum per l'abolizione dei voucher che si terrà, presumibilmente, entro la prossima estate.

"La cosa che non si capisce invece, e che mi sembra molto più importante è come intendono attuare l'accordo del 30 novembre per dare effettivamente il via al rinnovo dei contratti pubblici. Tutto questo cancellando quelle parti di legislazione, in particolare la legge Brunetta e la Buona Scuola, che hanno sottratto materia alla contrattazione e soprattutto la capacità di rendere la pubblica amministrazione aderente alla realtà", spiega Susanna Camusso, aggiungendo: "Insistiamo a chiedere al governo di fissare la data dei referendum promossi dalla Cgil. Le motivazioni della Corte sono state depositate ed è scattato il countdown. Noi pensiamo che sia giusto e necessario dare voce agli elettori anche perché abbiamo raccolto molte firme".

"C'è un grande consenso popolare anche perché questo ci aiuta a sostenere la Carta Universale dei diritti del lavoro, cioè il fatto che bisogna radicalmente intervenire sulla legislazione del lavoro. Che, così com'è, ha solo l'effetto di essere un fattore depressivo della nostra economia e di perdita di competitività del Paese", ha concluso il segretario della Cgil.

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