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Brevetti, europarlamentare Beghin: “Vaccino non è bene privato, oltrepassato limite della vergogna”

Le case farmaceutiche “sono state sovvenzionate durante la pandemia da copiosi contributi pubblici”. E quindi “il vaccino non va considerato come un bene privato, ma come un bene comune”. Lo dice l’europarlamentare Tiziana Beghin in un’intervista con Fanpage.it.
A cura di Annalisa Girardi
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La campagna di vaccinazione prosegue spedita, almeno in Europa. Nel nostro Paese ormai è stato immunizzato quasi il 90% della popolazione. Non sappiamo però ancora se la terza dose sarà l'ultima o, come avviene ad esempio per altri vaccini, se si dovrà ripetere una volta all'anno. In tutto questo, però, c'è una certezza: le case farmaceutiche continuano ad aumentare i loro profitti ottenuti grazie al vaccino. È notizia della scorsa settimana che Pfizer BioNTech ha guadagnato circa 37 miliardi di dollari nel 2021 dal siero anti Covid e prevede vendite pari a 54 miliardi fra il vaccino e la pillola Paxlovid per il 2022. Informazioni che hanno innescato nuovamente le discussioni sulla liberalizzazione dei brevetti. Fanpage.it ne ha parlato con Tiziana Beghin, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle che dall'inizio della campagna vaccinale ha portato avanti la battaglia per la sospensione almeno temporanea della licenze a Strarburgo. Ecco cosa ci ha detto.

La scorsa settimane sono state pubblicate delle stime sui guadagni di Pfizer-BioNTech dal vaccino anti-Covid. Di fronte a cifre così grandi (37 miliardi di dollari nel 2021), ha ancora senso l’argomento per cui non liberalizziamo i brevetti per non disincentivare la ricerca?

Innanzitutto, mi consenta di ringraziare tutti i ricercatori in ambito pubblico e privato che hanno lavorato notte e giorno per arrivare in tempo record alla scoperta di vaccini e cure efficaci contro un virus che ha ucciso, secondo i dati ufficiali, quasi 6 milioni di persone in tutto il mondo. Negli ultimi anni la ricerca ha fatto passi da gigante e se oggi molte misure e restrizioni vengono alleggerite è sicuramente merito loro. Tuttavia, non va dimenticato che questi istituti di ricerca, pubblici e privati, sono stati sovvenzionati durante la pandemia da copiosi contributi pubblici. È il contribuente che ha pagato e il vaccino dunque non va considerato come un bene privato, ma come un bene comune, un investimento della collettività sulla salute pubblica. Gli enormi profitti privati di Pfizer-BioNTech purtroppo però dimostrano il contrario, con questi profitti non si licenziano 210 lavoratori nello stabilimento di Catania. È immorale, io penso che si sia oltrepassato il limite della vergogna e che sia arrivato per le Istituzioni il momento di reagire.

Tra giovedì e venerdì si terrà il vertice Ue-Africa, l’Unione africana dovrebbe rinnovare la richiesta di sospendere temporaneamente i brevetti: quali sono le sue previsioni sulla replica da Bruxelles?

Il Movimento 5 Stelle sostiene con forza la posizione negoziale dell’Unione Africana. Nel testo della dichiarazione finale del summit che si terrà a Bruxelles giovedì e venerdì i Paesi africani ribadiscono il loro sostegno alla richiesta di deroga TRIPS e esortano l'Unione europea ad impegnarsi in modo costruttivo verso la conclusione di una deroga mirata e limitata nel tempo, che è fondamentale per una risposta dell'OMC alla pandemia Covid-19. I segnali però non sono confortanti. Siamo rimasti molto colpiti dal constatare che, due giorni prima del vertice Ue-Africa, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen avesse in agenda la partecipazione a Marburg, in Germania, a un evento organizzato da BioNTech dal paradossale titolo “Vaccine equity for Africa”. Per fortuna l’incidente diplomatico è stato sventato e questo appuntamento è stato cancellato, ma i nodi restano sul tavolo. L’UE deve accogliere i giusti rilievi che provengono dai Paesi più poveri del mondo.

Come Parlamento voi avete votato a favore di una revoca dei brevetti sui vaccini anti Covid ormai molti mesi fa. Quali sono le principali resistenze che remano contro?

I voti al Parlamento europeo a favore della liberalizzazione dei brevetti dei vaccini sono stati più di uno, ma la Commissione europea ha sempre fatto orecchie da mercante e in Consiglio non c’è uniformità di valutazioni nonostante alcune posizioni coraggiose come quella della Spagna. Spero che il nuovo governo progressista della Germania riprenda in mano il dossier e faccia prevalere l’interesse pubblico su quello privato e delle lobby.

C’è chi dice che con la sospensione dei brevetti sin dall’inizio della campagna vaccinale si sarebbe potuta evitare Omicron, lei è d’accordo?

Non abbiamo la sfera di cristallo ed è impossibile prevedere cosa sarebbe successo con una campagna di vaccinazione più efficace e pervasiva in Africa. Molti infettivologi però ritengono che Omicron per certi versi sia stata un bene perché, pur essendo più contagiosa, è sicuramente meno grave come effetti per il singolo individuo.

Oltre alla liberalizzazione dei brevetti, cosa crede sia necessario fare per rafforzare la campagna di vaccinazione mondiale?

Bisogna rendere accessibili i vaccini ai Paesi più poveri, le donazioni dei Paesi più ricchi non bastano. A tal proposito, i Paesi africani davanti all’egoismo dei Paesi ricchi dovrebbero iniziare a utilizzare Corbevax, il vaccino proteico e libero da brevetti scoperto dalla ricercatrice italiana Maria Elena Bottazzi, candidata assieme al collega Peter Hotez, al Nobel per la pace 2022. Sarebbe un bel messaggio di libertà e solidarietà.

Crede che sia importante continuare a parlare di brevetti, anche in questa nuova fase della pandemia?

Assolutamente sì. Con Omicron siamo stati fortunati, ma chi sa cosa potrebbe riservarci il futuro? Molti esperti hanno definito, per esempio, la resistenza antibiotica come una pandemia silenziosa, più minacciosa persino del Coronavirus. Il principio dei brevetti liberi da applicare durante questi eventi sanitari estremi è il più equo e razionale possibile perché l’obiettivo deve essere quello di salvare le vite umane e non di fare profitti. Noi speriamo che con l’inizio della fine della pandemia non sia più necessario proseguire con la vaccinazione obbligatoria nei Paesi industrializzati, questo significherebbe che siamo ritornati alla normalità.

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