Boldrini a Fanpage: “Torturatori come Almasri vanno processati subito, da Nordio teatrino imbarazzante”

La gestione del caso Almasri, il generale libico accusato di crimini internazionali, liberato dal governo Meloni a poche ore dal suo arresto lo scorso gennaio, resta ancora torbida. Il ministro Nordio si è rifiutato di commentare quanto emerso sui giornali a proposito delle carte che inchioderebbero via Arenula, rimandando i chiarimenti a quando l'indagine del Tribunale dei ministri (in cui è coinvolto assieme a Meloni, Piantedosi e Mantovano) si sarà conclusa. "Trincerarsi dietro il segreto istruttorio è l’ultimo atto di questa sceneggiata: quello che le opposizioni, Pd in testa, gli chiedono è di rispondere in aula delle sue responsabilità, non di violare il segreto istruttorio", dice a Fanpage.it la deputata del Partito democratico ed ex presidente della Camera Laura Boldrini.
Ieri il Pd ha presentato una proposta di legge per impedire altri casi Almasri, ovvero per evitare che chiunque sia accusato di crimini internazionali e venga fermato nel nostro Paese possa poi beneficiare di qualche "errore procedurale" ed essere liberato. In altre parole, con l'introduzione di un Codice dei crimini internazionali così come voluto dai dem, un tribunale italiano potrebbe procedere autonomamente fin da subito senza dover attendere i vari scambi con la Cpi. Un provvedimento su cui lo stesso Nordio si era mostrato d'accordo, tanto da annunciarlo poco dopo il suo insediamento. Ma ora del testo non c'è traccia. "Se la maggioranza sceglierà di non appoggiare la nostra proposta dovrà spiegare perché. Nordio, soprattutto, dovrà spiegare chi ha impedito che diventasse concreta", dice Boldrini.
Ci spiega meglio il contenuto della vostra proposta di legge? Cosa sarebbe cambiato, ad esempio, nel caso Almasri con il codice dei crimini internazionale?
Il codice punta a introdurre nell’ordinamento italiano i crimini internazionali come codificati dalla Corte penale internazionale. Questo significa che, se venisse approvata la nostra proposta di legge, chiunque, di qualsiasi nazionalità, sia accusato di avere commesso crimini di guerra o crimini contro l’umanità, ovunque nel mondo, e si trovasse in Italia, sarebbe arrestato, indagato, processato e, nel caso di colpevolezza, condannato e messo in carcere in Italia.
Nel caso di Almasri, per esempio, non sarebbe stato necessario alcuno scambio di corrispondenza con la corte dell’Aja perché un tribunale italiano avrebbe dovuto procedere autonomamente nei confronti del torturatore libico senza che nessuno potesse usare alibi, cavilli e sotterfugi. Né, tanto meno, sarebbe stato possibile riportarlo in Libia con tanto di aereo di Stato consentendogli di continuare a perpetrare gli orrendi crimini di cui è accusato, compresi stupri su bambini.
In quali altri casi si potrebbe applicare?
Lo abbiamo visto domenica scorsa in Belgio quando due soldati dell’esercito israeliano, su denuncia di alcune ong, sono stati fermati e interrogati con l’accusa di presunti crimini internazionali commessi a danno dei palestinesi a Gaza. E’ un caso esemplare di applicazione della giurisdizione universale. Se venisse approvata la nostra proposta di legge, anche in Italia verrebbe introdotto il principio della giurisdizione universale che oggi manca.
Nordio si era dichiarato favorevole ad adottare il codice dei crimini internazionali, ma alla fine non ha dato seguito all’impegno. Perché secondo lei?
Andrebbe chiesto direttamente al ministro. Noi, come Pd, ci auguriamo che la proposta di legge possa avere il sostegno anche della maggioranza, proprio perché Nordio lo aveva annunciato al momento del suo insediamento. E anche perché a marzo 2023 è uscito un comunicato della presidenza del Consiglio in cui si comunicava l’arrivo di un codice dei crimini internazionali. Poi, però, non c’è stato alcun seguito e non c’è traccia di un provvedimento simile. Perché è sparito? Adesso che la proposta l’abbiamo fatta noi, se la maggioranza sceglierà di non appoggiarla dovrà spiegare perché. Nordio, soprattutto, dovrà spiegare chi ha impedito che la proposta diventasse concreta.
Perché presentare il codice dei crimini internazionali proprio in questo momento?
Perché è in atto una campagna di discredito del diritto internazionale, di delegittimazione degli organismi multilaterali, a partire proprio dalle Nazioni Unite. Una vera e propria aggressione alle istituzioni incaricate di far rispettare il diritto e di sanzionare chi lo calpesta, prime fra tutte la Corte penale internazionale. E noi, invece, con questo provvedimento vogliamo rimettere al centro l’importanza del diritto internazionale, rafforzarlo e tutelarlo perché è solo grazie a questo che si può garantire giustizia alle vittime dei crimini di guerra e contro l’umanità. Ed è solo così che si impedisce che a prevalere sia la forza invece del diritto.
Ha fatto discutere la mail che proverebbe come il ministero della Giustizia fosse a conoscenza dell’arresto di Almasri già il 19 gennaio, giorno del fermo. Nordio ha chiesto di rispettare il segreto istruttorio e ha replicato che gli atti in suo possesso smentiscono questa versione. Cosa ne pensa?
Penso che tutta questa vicenda sia davvero paradossale. Abbiamo assistito fin da subito a un teatrino del governo che definire imbarazzante è poco. Nordio ha dimostrato la sua totale inadeguatezza nel gestire questa vicenda e anche di non conoscere gli obblighi dell’Italia davanti alla Corte penale internazionale come chiaramente stabilito dalla legge italiana del 2012. Cosa abbastanza grave per un ex magistrato. Non stava a lui decidere se il mandato di cattura fosse corretto o no. Caso mai spettava al legale di Almasri. Il ministro aveva il solo obbligo di dare seguito al mandato di arresto, esattamente come hanno fatto le autorità tedesche la settimana scorsa quando hanno arrestato il sodale di Almasri, Al Buti. Trincerarsi dietro il segreto istruttorio è l’ultimo atto di questa sceneggiata: quello che le opposizioni, Pd in testa, gli chiedono è di rispondere in aula delle sue responsabilità, non di violare il segreto istruttorio.
Secondo lei Nordio dovrebbe dimettersi a prescindere?
A questo punto le dimissioni sarebbero la scelta più adeguata.
Negli scorsi giorni il ministro ha anche lanciato un attacco nei confronti di un magistrato che ha criticato il suo operato nella vicenda, arrivando a ipotizzare provvedimenti nei suoi confronti. Come commenta?
Questo governo non sopporta le critiche, da chiunque arrivino, così come non tollera il dissenso tanto da criminalizzarlo, come prevedono le norme del decreto sicurezza. E non sopporta i poteri di controllo, quei pesi e contrappesi che permettono alle democrazie di funzionare. La guerra intrapresa contro i giudici, nazionali e internazionali, figlia di quella già aperta a suo tempo da Berlusconi, è emblematica in questo senso. Nordio dovrebbe ricordarsi che in democrazia la libertà di opinione e di critica è garantita dalla Costituzione a tutti, magistrati inclusi.