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Boldrini a Fanpage: “Meloni ambigua su basi USA, Italia non diventi complice. Tregua sia stabile e si estenda a Gaza”

Fanpage ha intervistato Laura Boldrini sulla tregua tra Israele e Iran e sull’invasione militare israeliana a Gaza che continua incessantemente. La deputata Pd mette in guardia sulla fragilità del cessate il fuoco e chiede all’Europa di assumere un ruolo più autonomo e credibile.
Intervista a Laura Boldrini
Deputata del Partito Democratico
A cura di Francesca Moriero
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"Una tregua è sempre una buona notizia, ma è fragile e va difesa con fermezza. Bisogna lavorare poi perché il cessate il fuoco coinvolga anche la Striscia di Gaza che da 20 mesi viene bombardata indiscriminatamente": a dirlo a Fanpage Laura Boldrini, deputata del Pd ed ex presidente della Camera dei Deputati. All'indomani dell'annuncio del cessate il fuoco tra Israele e Iran, dopo giorni di intensi scontri, Boldrini ha infatti analizzato le ragioni e i possibili sviluppi di una crisi che rischia di trascinare l'intera regione e oltre. Dai doppi standard sul nucleare e sull‘invasione militare israeliana a Gaza, al ruolo mancato dell'Europa, incapace di fermare Netanyahu, fino alla posizione ambigua dell'Italia e di Giorgia Meloni, la deputata Pd rilancia l'allarme sul peso che un'escalation militare in Medio Oriente potrebbe avere sulla credibilità del diritto internazionale e sulla tenuta degli equilibri globali.

Onorevole Boldrini, dopo undici giorni di intensi scontri militari e reciproci attacchi missilistici, il presidente Trump ha annunciato un cessate il fuoco tra Israele e Iran, accettato da entrambe le parti e entrato in vigore questa mattina. Come valuta questa tregua? Crede possa realmente reggere e contribuire a evitare che il conflitto degeneri in una guerra regionale più ampia?

Una tregua è sempre una buona notizia, anche se già nelle prime ore di questa mattina è sembrato che l’Iran stesse lanciando nuovamente missili su Israele rischiando una violazione del cessate il fuoco, anche se Teheran ha negato. Quindi dobbiamo ritenere che sia una tregua fragile. Del resto, fino a poche ore prima dell’annuncio di Trump la guerra si era estesa a livello regionale e fino ai paesi del Golfo, sebbene l’attacco dell’Iran alle basi Usa in Qatar fosse sostanzialmente simbolico e annunciato. Bisogna vigilare perché la tregua sia effettiva e permanente perché una nuova escalation avrebbe effetti devastanti e non solo per il Medio Oriente. E bisogna lavorare perché il cessate il fuoco coinvolga anche la Striscia di Gaza che da 20 mesi viene bombardata indiscriminatamente, con decine di migliaia di morti e feriti, in quella che già dalle prime settimane non era più una risposta proporzionata all’attacco di Hamas del 7 ottobre, ma una punizione collettiva diventata pulizia etnica.

In questa fase di tensione e di mediazione, che ruolo ritiene possa e debba giocare l’Europa?

Nei giorni scorsi la presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen ha detto che l'Iran doveva tornare al tavolo delle trattative, senza rivolgersi anche a Israele. È necessario ricordare che l'Iran stava già trattando quando è stato bombardato da Netanyahu, tant'è che era stato fissato l'incontro per il sesto round del tavolo sul nucleare tra Iran e Usa. Il fatto che l'Ue non abbia espresso parole di condanna verso l’aggressione di Netanyahu è davvero qualcosa di inconcepibile.  Dimostra un insopportabile doppio standard e un totale allineamento con l'alleato statunitense, una mancanza di  autonomia politica. Invece l'UE per curare i propri interessi dovrebbe avere ruolo da protagonista nel Mediterraneo e in Medio Oriente, con una posizione autonoma e indipendente che, finora, non si è vista.

C’è il rischio che l’Italia, in caso di nuova escalation, possa finire coinvolta indirettamente, ad esempio garantendo l’utilizzo delle sue basi militari agli Stati Uniti? Meloni ha detto che chiederà l'ok al Parlamento, è un contentino alle opposizioni?

Meloni è stata ambigua: passare dal Parlamento, nel caso venga chiesto l’uso della basi Usa in Italia, è un atto dovuto. Lei sarebbe favorevole o contraria? L'Italia ripudia la guerra, come recita l'art.11 della Costituzione. Ammette di far parte di missioni militari solo nell'ambito di decisioni prese nei consessi internazionali di cui fa parte e non è questo il caso.  Netanyahu ha aggredito l’Iran e a questo ha fatto seguito anche  l’attacco degli Usa. Nel caso di una nuova escalation, dunque, un intervento italiano sarebbe in contrasto con l'art.11, anche se fosse un coinvolgimento indiretto come, ad esempio, concedere l'uso delle basi statunitensi in Italia. Quindi non ci può e non ci deve essere nessuna possibilità che questo accada.

Resta aperto il tema dei due pesi e due misure sulla questione nucleare: Israele mantiene da sempre una politica di ambiguità sul suo arsenale atomico, mentre l’Iran è soggetto a ispezioni e limitazioni legate ai trattati internazionali. Come giudica questo doppio standard e quale impatto ritiene che abbia sulla credibilità del sistema globale di non proliferazione?

Io penso che il mondo, per vivere in sicurezza, dovrebbe liberarsi di tutti gli ordigni nucleari. Israele non ha mai dichiarato il numero di testate di cui dispone: c'è chi pensa che siano 90 c'è chi pensa che siano di più. Non essendo parte del Trattato di non proliferazione e non accettando le verifiche dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, non ci sono controlli e non c'è neanche una comunicazione ufficiale. L'Iran, invece è parte del trattato e finora si è sottoposto alla verifica dell'Aiea.
E' vero che è stato riscontrato un arricchimento dell'uranio, ma come ha specificato bene proprio il direttore generale dell'Aiea, Rafael Grossi, questo non rivela con certezza che stia preparando la bomba nucleare. Fin dagli anni '90 Netanyahu lancia l'allarme sulla presunta bomba nucleare dell'Iran: è un leitmotiv del primo ministro israeliano quando ha bisogno di distrarre l'attenzione da altre cose e in questo caso l'obiettivo era far dimenticare lo sterminio a Gaza. Non va dimenticato che Israele già nell'81 bombardò un sito nucleare in Iraq in modo preventivo e l'Assemblea generale dell'Onu condannò Tel Aviv per quell'atto di aggressione. Siamo davanti a uno dei tanti doppi standard e a forza di adottarne si distrugge il diritto internazionale senza il quale ogni tensione tra gli stati verrà risolta con le armi e non con la diplomazia. Questo porterebbe a un aumento esponenziale delle guerre. Aggiungo che questa vicenda produce un convincimento pericolosissimo: se hai la bomba atomica non ti tocca nessuno e se non ce l'hai ti devi sottomettere al volere di chi ce l’ha. Stiamo passando dalla deterrenza alla corsa al nucleare. Non è un caso che l’Iran, proprio in queste ore, ha fatto sapere di voler chiudere ai controllo dell’Aiea. Come ha detto Grossi, questo conflitto mina 50 anni di non proliferazione e mette a rischio il mondo intero.

Intanto a Gaza l'invasione militare israeliana continua. Non teme che, dopo l’attacco all’Iran e l’annuncio del cessate il fuoco, l’attenzione internazionale si sia già spostata altrove, trascurando l'atroce situazione umanitaria della Striscia?

A Gaza il massacro va avanti a ritmo serrato e in diverse modalità. La più crudele è quella che vede l'esercito e i contractors sparare sulle persone in fila per il cibo, le cosiddette "stragi del pane". Ogni giorno vengono uccise 50/70 persone mentre cercano disperatamente di avere acceso ai pochi beni di prima necessità messi a disposizione dalla Gaza Humanitarian Foundation. Uno dei principali obiettivi di Netanyahu era di far dimenticare Gaza, uscire dall'angolo in cui si era collocato per i tanti crimini commessi nella Striscia, ricompattare gli alleati e al contempo però non smettere di sterminare i palestinesi ormai ridotti a delle ombre, a vivere tra le macerie con i morsi della fame e, quando va bene, a mangiare cibo per animali o la sabbia della spiaggia. Una totale disumanizzazione che rappresenta una macchia indelebile nella coscienza del mondo. Bisogna invece tenere viva l’attenzione su Gaza e fermare questo scempio, bisogna fermare Netanyahu con sanzioni, con lo stop alla vendita di armi, con il riconoscimento dello Stato di Palestina e con la sospensione dell'accordo di associazione Ue-Israele.
Bisogna continuare a manifestare nelle piazze come abbiamo fatto il 7 giugno e come è stato fatto sabato scorso, perché l'opinione pubblica è l'unica àncora di salvezza rispetto alla complicità del governo Meloni con il genocidio di Gaza.

Da una parte, l’Iran, pur essendo un regime totalitario e repressivo, viene spesso presentato come l’unico elemento destabilizzante della regione, mentre dall’altra l'invasione militare israeliana a Gaza è stata accettata e in parte giustificata nel dibattito pubblico. Non le sembra che anche qui ci sia un doppiopesismo nell’approccio e nel racconto dei due contesti?

Direi un insopportabile doppiopesismo, un doppio standard evidente. Non c’è dubbio che l'Iran sia un regime oscurantista e sanguinario. Io stessa ho manifestato più volte accanto al movimento "Donna, Vita, Libertà" che si oppone agli ayatollah. Ma è evidente che non è compito di Israele bombardare un paese sovrano con il pretesto della costruzione della bomba atomica. Chi ha incaricato Israele di fare il gendarme del Medio Oriente? Ci sono le Nazioni Unite che hanno il compito di decidere, con gli strumenti della diplomazia, se uno stato rappresenta una minaccia e come intervenire per scongiurarla. Israele continua a bombardare tutti i paesi confinanti con cui usa solo rapporti di forza. Lo ha fatto con Gaza, con la Cisgiordania, con il Libano, con la Siria, con lo Yemen  e ora con l'Iran. È Tel Aviv il vero fattore di instabilità. Il doppio standard mette in pericolo il mondo e se il diritto internazionale viene cancellato rimane solo la legge del più forte: questo è un danno per tutti. In passato i tentativi di imporre la democrazia con la forza sono sempre falliti: cito l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia. E anche i dissidenti iraniani, come la premio Nobel per la Pace Narges Mohammadi, e chi si oppone al regime teocratico degli ayatollah, sono contro questo bombardamento perché non si porta la democrazia con le bombe. Sarà, questa è la loro posizione, il popolo iraniano l'artefice del cambiamento.

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