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Blitz antidroga a Bologna, indagata anche la famiglia a cui citofonò Salvini: “Lei spaccia?”

Nella maxioperazione anti-droga di ieri al quartiere Pilastro di Bologna è stata coinvolta anche la famiglia a cui Salvini andò a citofonare nel 2020, chiedendo “scusi, lei spaccia?”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Nell'operazione anti-droga di ieri mattina a Bologna è stata coinvolta anche la famiglia a cui citofonò Matteo Salvini durante la campagna elettorale per le regionali del 2020. All'epoca il leader della Lega arrivò sotto casa di un presunto spacciatore di diciassette anni – indicato sul momento da alcune persone del posto allo stesso Salvini – e, ripreso dalle telecamere e in diretta Facebook sulla sua pagina con centinaia di migliaia di followers, chiese: "Scusi, lei spaccia?". Montò una grande polemica e, più recentemente, il leader della Lega ha detto di non essersi pentito di quanto fatto, mentre pochi mesi fa il Gip di Bologna ha archiviato il fascicolo per diffamazione a carico di Salvini.

La storia sembrava chiusa, ma ieri è tornata improvvisamente d'attualità con il mega blitz della polizia nel quartiere Pilastro di Bologna. Sono state arrestate venticinque persone in tutto – la maggior parte delle quali è finita in custodia cautelare in carcere – per via di un'indagine su un omicidio risalente al 2019: secondo gli inquirenti gli accertamenti hanno confermato l'ipotesi che il delitto fosse collegato alle complesse dinamiche di narcotraffico del quartiere, portando gli investigatori a focalizzarsi sui componenti di una serie nuclei familiari con dei legami tra loro.

Nelle ore successive è emerso che tra queste famiglie c'è anche quella a cui citofonò Salvini due anni fa. Già nel 2021 i genitori del diciassettenne – che all'epoca era l'obiettivo della spedizione capitanata leghista – erano stati arrestati per spaccio. Ieri il padre del ragazzo, 61enne di origini tunisine, è finito in custodia cautelare in carcere, la moglie è indagata, uno dei figli è agli arresti domiciliari e l'altro al momento non si trova.

Il leader della Lega ha ovviamente festeggiato la notizia, pubblicandola sui suoi canali social e sottolineando: "La sinistra aveva difeso la famigliola di origini tunisine, accusando il sottoscritto", ma "il tempo è galantuomo".

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