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“Berlinguer è stato ucciso?”. Il “J’accuse” in un libro

Il sociologo Rocco Turi – nel volume “La storia Segreta del Pci” – pone pesanti dubbi sulla “versione ufficiale” della morte del segretario del Pci.
A cura di Davide Falcioni
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Il 7 giugno 1984 Enrico Berlinguer, storico e amato leader del Pci, si trova a Padova, dove tiene un comizio elettorale. Mentre si apprestava a pronunciare la frase "Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda" venne colpito da un ictus. Continua ugualmente a parlare, malgrado con ogni evidenza le sue condizioni fisiche non glielo permettano e malgrado dalla folla presente si levino spesso richieste di interrompere il comizio. Non si sapeva, allora, che sarebbe stato l'ultimo intervento pubblico del segretario del Partito Comunista Italiano, che morirà 4 giorni dopo in ospedale. 

Ma cosa successe veramente quel 7 giugno? La versione ufficiale è che Berlinguer abbia avuto un malore per "cause naturali", anche se molti militanti hanno sempre sostenuto che ci fosse dietro ben altro. Oggi in loro sostegno arriva un libro- intitolato  "La storia segreta del Pci"  – scritto dal sociologo Rocco Turi. Lo studioso ipotizza che dietro la morte di Berlinguer ci sia stata una regia oscura.

Turi fa affermazioni pesanti come macigni: "Troppe bugie ci sono state raccontate. – scrive -. Da un riscontro severo e minuzioso dei tempi che scandirono la morte di uno dei leader comunisti più amati d'Europa siamo oggi in grado di smentire le tesi di quegli anni. Si aspettò troppo tempo per portare Berlinguer in ospedale; dopo i primi malori Berlinguer venne infatti trasportato lentamente prima in albergo, e poi dopo oltre due ore fu chiamata finalmente un'ambulanza. Una scelta del tutto folle". Per lo studioso c'è un altro punto debole nella ricostruzione dei fatti: "‘Non è vero che Berlinguer venne operato appena arrivato in ospedale, ma è vero invece che venne portato in sala operatoria solo all'una di notte, due ore e mezzo piu' tardi dal suo malore in Piazza della Frutta".

Ma nel libro entra in ballo anche Valter Veltroni, all'epoca iscritto al Pci e dirigente. Secondo Turi, fu lui ad affrettarsi a far ritirare dalla Rai le immagini del malore del segretario del Pci. "Perché lo fece?", si chiede Turi. "‘Quella sera tutti si preoccuparono di intercettare la registrazione video con le immagini del comizio e del bicchiere d'acqua. Ci furono telefonate tempestose: alle due della notte, quando Berlinguer era in sala operatoria, Folena era riuscito a contattare a Roma il responsabile comunicazione del Pci, Valter Veltroni, il quale riuscì a fare intervenire la Rai.
 E la Rai contrattò, con l'avvocato, l'operatore e acquistò la cassetta video. Il contratto fu steso dentro un furgone, nel piazzale dell'Ospedale. Una fretta inadeguata. Un mistero anche questo". Ma nel "mirino" dello scrittore c'è anche il bicchiere dal quale si dissetò Berlinguer prima del malore:  "Enrico Berlinguer incominciò a sentirsi male esattamente alle 22.30 di quella sera, dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua, e allora si disse che era servito a reprimere dei conati di vomito, ma chi ha del vomito non ha mai voglia di bere. Attraverso corretti e tempestivi passaggi metodologici, forse, Berlinguer avrebbe potuto avere salva la vita anche nel caso di un malessere provocato da cause diverse da quelle ufficiali. Ci fu un complotto?".

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