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Aveva chiamato Carola Rackete “sbruffoncella”, Giunta nega autorizzazione a procedere contro Salvini

La Giunta per le elezioni e le immunità del Senato ha negato l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per le affermazioni su Carola Rackete nell’estate del 2019, quando lui era ministro dell’Interno e lei comandante della nave Sea Watch 3.
A cura di Annalisa Girardi
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Nessuna autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per le affermazioni su Carola Rackete nell'estate del 2019, quando lui era ministro dell'Interno e lei comandante della nave Sea Watch 3: frasi pubblicate sui social contro di lei e della Ong tedesca che salvava i migranti nel Mediterraneo, per cui il leader della Lega era stato accusato diffamazione aggravata. La decisione è arrivata dalla Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, che ha accolto la richiesta del relatore (contro l'autorizzazione) con dieci voti favorevoli e tre contrari, dal Partito democratico e dal Movimento Cinque Stelle. Si sono invece astenuti Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, e Ilaria Cucchi, dell'alleanza Verdi e Sinistra. La decisione definitiva spetta comunque all'Aula di Palazzo Madama.

Sul tavolo della Giunta c'erano gli atti trasmessi dal tribunale di Milano, in merito appunto ai fatti del 2019. Salvini era al Viminale e aveva definito Rackete "complice di scafisti e trafficanti", "sbruffoncella che fa politica sulla pelle di qualche decina di migranti" e "zecca tedesca". La Giunta aveva il compito di valutare se quelle dichiarazioni fossero o meno coperte dall'insindacabilità.

"L'articolo 68 prevede che si individui il fatto che il Senatore avesse agito nell'esercizio del proprio mandato. Non compete alla Giunta intervenire in una analisi sulla gravità delle affermazioni", ha commentato il senatore di Forza Italia Adriano Paroli, membro della Giunta, spiegando di aver votato a favore della richiesta del relatore, negando quindi l'autorizzazione a procedere. "Per me è evidente che quello che ha detto il ministro Salvini in quel caso da senatore o da ministro era nell'esercizio del suo mandato", ha aggiunto.

Dall'opposizione, invece, non sono mancate le critiche: "È inaccettabile che si utilizzi lo strumento della insindacabilità per proteggere e impedire che vada a giudizio un ministro che si è permesso per un mese e mezzo consecutivo da qualunque canale social e mezzo televisivo di insultare una persona", ha detto un altro membro della Giunta, il senatore del Pd Alfredo Bazoli.

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