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Assegno unico, come possono cambiare i requisiti nel 2024 dopo la lettera d’infrazione dell’Ue

L’Assegno unico e universale è una delle misure su cui il governo Meloni punta di più, ma la Commissione europea ha inviato una lettera d’infrazione per contestare due requisiti: avere la residenza in Italia da almeno due anni e convivere con i propri figli. Secondo l’Ue, sono discriminatori. Il governo ha due mesi di tempo per cambiarli o intervenire in altro modo.
A cura di Luca Pons
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Potrebbero cambiare le regole su chi può beneficiare dell'Assegno unico e universale (Auu), la misura di sostegno alle famiglie che in Italia è stata introdotta nella sua forma attuale a marzo del 2022. La Commissione europea, infatti, ha inviato al governo italiano una lettera con parere motivato per contestare un aspetto in particolare della norma: possono ottenere l'Auu solo coloro che hanno la residenza in Italia da almeno due anni e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli.

Il parere della Commissione europea, che può far partire le procedure d'infrazione, è che la norma per come è scritta viola il diritto comunitario. Il motivo è che non tutti i cittadini dell'Unione europea vengono trattati in modo equivalente. Stando alle regole dell'Ue, per le misure di sicurezza sociale (come un assegno familiare, appunto) non dovrebbe esserci nessun requisito di residenza.

Già a febbraio di quest'anno la Commissione aveva avvisato il governo italiano, che aveva dato una risposta a giugno. Ma a Bruxelles questa non è stata ritenuta convincente. In particolare, ha scritto la Commissione, le motivazioni dell'Italia non avevano "affrontato in modo soddisfacente le preoccupazioni" sul fatto che la norma sia discriminatoria.

È la seconda lettera d'infrazione in brevissimo tempo, dopo quella sulle concessioni balneari. Anche in questo caso, il governo Meloni avrà due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie. Altrimenti, la Commissione potrebbe decidere di inviare il caso davanti alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che avrebbe l'autorità per multare l'Italia e obbligarla a cambiare la legge.

Da qui a metà gennaio 2024, quindi, il governo dovrà scegliere se provare a convincere ulteriormente Bruxelles che la norma non è discriminatoria e non viola i regolamenti dell'Ue – anche se sembra difficile, dato che un requisito di residenza c'è – oppure se cambiare i requisiti per l'Assegno unico e universale. In ogni caso, per evitare un intervento più duro dell'Ue, sarà necessario intervenire. Il governo Meloni ha deciso di puntare molto sull'Assegno unico anche come strumenti di supporto alla natalità, ma potrebbero servire molte risorse per ampliare ancora di più la platea.

Nei primi nove mesi dell'anno, secondo i dati dell'Osservatorio Inps sulla misura, le famiglie beneficiarie sono state 6,3 milioni. In totale hanno ricevuto almeno un assegno 9,8 milioni di figli. L'importo medio è stato di 256 euro a famiglia e 161 euro per figlio, tra i nuclei che non ricevevano il reddito di cittadinanza. Lo Stato ha investito 13,4 miliardi di euro nella misura. Non è chiaro, invece, quanto costerebbe eliminare del tutto il criterio della residenza in Italia per almeno due anni e della convivenza con i figli.

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