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Arriva la direttiva europea sui rider: cosa cambia per i lavoratori delle piattaforme dopo l’accordo

Il Consiglio Ue, nella riunione dei ministri delle politiche sociali, ha dato il via libera all’intesa con il Parlamento europeo sulle norme per migliorare le condizioni dei lavoratori delle piattaforme digitali: ecco cosa cambia.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Unione europea ha trovato un accordo sui rider. Il Consiglio Ue, nella riunione dei ministri delle politiche sociali, ha dato il via libera all'intesa con il Parlamento europeo sulle norme per migliorare le condizioni dei lavoratori delle piattaforme digitali, come Uber o Deliveroo, ad esempio. L'approvazione è arrivata dopo che lo scorso mese alcuni Stati membri avevano messo il veto sui negoziati, facendo riavvolgere il nastro alle trattative. Ora però, finalmente un accordo è stato raggiunto.

Con la nuova direttiva si punta a ottenere migliori condizioni di lavoro per circa 28 milioni di persone, una categoria – quella della gig economy – che potrebbe crescere ancora nei prossimi anni. In particolare si va a correggere lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme digitali, "presumendo" che siano in un rapporto subordinato e che vadano quindi tutelati in quanto tali. Questi lavoratori vengono infatti oggi considerati come autonomi, ma in realtà sono sottoposti a condizioni che sono quelle di un dipendente, senza poter però beneficiare della protezione sociale di cui godono i lavoratori contrattualizzati.

Non solo, si stabiliscono anche delle norme comunitarie sugli algoritmi, con l'obiettivo di garantire maggiore trasparenza sulla gestione delle risorse umane. I sistemi automatizzati su cui spesso fanno affidamento queste piattaforme dovranno essere monitorati da personale qualificato e ai lavoratori, che si occupano ad esempio delle consegne, dovrà essere sempre garantito di contestare la decisione automatizzata, che ad esempio pianifica tali consegne in tempi disumani.

"La nostra economia digitale si sta evolvendo; anche i diritti dei lavoratori devono evolversi. I lavoratori delle piattaforme godranno di migliori tutele e condizioni di lavoro. Le piattaforme saranno ancora in grado di prosperare e innovarsi. Una vittoria per tutti", ha commentato Ursula von der Leyen sui social.

Anche la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, ha commentato la notizia: "Positivo che abbiamo approvato in via definitiva la direttiva sul miglioramento delle condizioni di lavoro tramite piattaforme digitali, dopo discussioni che si erano protratte per due anni. In particolare, il testo approvato ci lascia la libertà, a livello nazionale, di declinare i principi della direttiva nel nostro sistema, mantenendo le tutele per i lavoratori indipendentemente dal loro status, senza penalizzare le imprese. Un buon punto d'equilibrio e una soluzione europea condivisa in risposta alle sfide di un mondo in evoluzione", ha detto.

"Dopo una lunga e faticosa discussione tra gli Stati membri finalmente si porta a compimento un primo passo per l'estensione delle tutele e dei diritti a milioni di lavoratori delle piattaforme grazie ad un lavoro che avevamo iniziato qualche anno fa. Il nostro paese è stato in prima fila nell'impulso iniziale di questa direttiva. E di questo deve essere orgoglioso. Un obiettivo, insieme alla direttiva sul salario minimo, che ci eravamo posti con la famiglia dei socialisti europei per dare una dimensione sociale all'Europa. La fatica con la quale si è pervenuti a questo risultato, che stabilisce alcune garanzie minime per la dignità dei lavoratori, deve far riflette sulla potenza che la lobby delle piattaforme è in grado di esercitare sugli stati nazionali e sulle forze politiche europee", ha invece sottolineato il deputato del Partito democratico ed ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, che per conto dello scorso governo era stato tra i promotori della direttiva europea sulle piattaforme.

È invece critica la capodelegazione del Movimento Cinque Stelle al Parlamento europeo: "La direttiva europea sulla piattaforma dei lavoratori, così come emersa da un lungo ed estenuante braccio di ferro europeo, ne esce decisamente ammaccata se non monca. Il settore dei taxi viene incredibilmente esentato e sono stati stralciati i cinque criteri che affermavano il rapporto di subordinazione. Francia e Germania hanno voltato le spalle a milioni di lavoratori e in particolare ha sorpreso molto e in negativo la posizione del governo tedesco a guida socialista. Una volta approvata in via definitiva dal Parlamento europeo la direttiva dovrà essere recepita dal Parlamento italiano: sarà in quella sede che come Movimento 5 Stelle concentreremo i nostri sforzi per renderla ambiziosa e coerente nella difesa dei diritti dei lavoratori. Non illudiamo i rider che meritano il nostro rispetto soprattutto per le difficili e a volte umilianti condizioni di lavoro a cui sono sottoposti: oggi è stato fatto un passo in avanti per un'Europa sociale, ma le ingiustizie nel mondo del lavoro purtroppo non termineranno qui", ha scritto in una nota Tiziana Beghin.

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