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Ambasciatore italiano visita Alberto Trentini ancora in carcere a Caracas: “È in buona salute”

L’ambasciatore italiano ha visitato Alberto Trentini, il cooperante ancora detenuto a Caracas da novembre 2024, confermando che si trova in buone condizioni. Restano molte le incognite sulla sua situazione e sulla possibile evoluzione del caso.
A cura di Francesca Moriero
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Dopo mesi di attesa e di silenzi, l'ambasciatore italiano in Venezuela, Giovanni Umberto De Vito, ha finalmente potuto incontrare Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto dallo scorso novembre in un carcere di Caracas. La notizia è stata confermata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani durante l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, che ha precisato come Trentini si trovi "in buone condizioni, anche se un po' dimagrito". Questa visita rappresenta un momento importante, visto che per mesi la famiglia e le autorità italiane avevano avuto pochissime informazioni sul cooperante veneziano, la cui situazione era rimasta avvolta nell'incertezza.

Il caso di Alberto Trentini

Alberto Trentini, 46 anni, veneziano di origine, si trovava in Venezuela da ottobre 2024 per lavorare con l’organizzazione umanitaria Humanity & Inclusion, impegnata nel supporto alle persone con disabilità; durante un viaggio di lavoro da Caracas a Guasdualito, nel nord-ovest del Paese, Trentini è stato fermato e arrestato senza che venissero mai chiariti i motivi. La famiglia aveva ricevuto solo brevi messaggi quando lui si trovava ancora all’aeroporto di Caracas, poi più nulla, fino a quando la sera del 15 novembre scorso è stata informata del suo arresto. Da allora, le notizie sul suo stato di salute e le sue condizioni di detenzione sono state rare e frammentarie, limitate a due brevi telefonate alla famiglia nei mesi di maggio e luglio.

La difficile realtà politica e la "diplomazia degli ostaggi"

Il regime di Maduro, al potere dal 2013, è stato spesso accusato di usare la detenzione di cittadini e cittadine stranieri/e come strumento di pressione politica internazionale, una pratica che gli esperti definiscono "diplomazia degli ostaggi". Recentemente, il governo venezuelano ha consentito alcune visite ad altri prigionieri europei, ma la situazione rimane complessa e poco trasparente. Nel caso di Trentini, non sono mai state presentate accuse formali e la sua avvocata ha denunciato più volte la sua condizione come una vera e propria "sparizione forzata". Il ministro degli Esteri venezuelano, in una recente intervista, ha sostenuto che i diritti umani del cooperante non sarebbero stati violati e che è sotto processo, affermazioni che non sono state però mai verificate indipendentemente.

La visita dell’ambasciatore segna un passo avanti nel monitoraggio della situazione di Alberto Trentini, anche se la sua liberazione sembra ancora lontana e restano molte questioni aperte che preoccupano la comunità internazionale. La famiglia, dopo mesi di incertezza, si augura che questo primo contatto possa favorire un dialogo più concreto con le autorità venezuelane e portare, nel tempo, a una soluzione positiva per Trentini.

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