Alle Regionali 2025 il centrosinistra va unito, a destra tanti dubbi: a che punto è il caos candidati

Tra tre settimane inizierà il periodo delle elezioni regionali autunnali 2025: via con Marche e Valle D'Aosta a fine settembre, poi Calabria e Toscana nella prima metà di ottobre, a seguire Puglia, Campania e Veneto che non hanno ancora una data, ma probabilmente finiranno nel secondo o terzo weekend di novembre, tra poco più di due mesi. Queste sono anche le Regioni in cui mancano i candidati del centrodestra.
Il centrosinistra è riuscito a mettersi d'accordo, dopo settimane di tensioni interne, e si presenterà unito con la stessa coalizione a tutti gli appuntamenti con il voto. Una cosa che, ha rivendicato la segretaria del Pd Schlein al Corriere, non succedeva "da almeno vent'anni".
A destra, invece, gli unici candidati certi sono i governatori uscenti che hanno ancora un mandato da spendere, oltre al toscano Alessandro Tomasi (FdI), sindaco di Pistoia, scelto più tardi di qualsiasi altro candidato nella storia delle regionali in Toscana. Quello che manca, con tutta probabilità, è un vertice a Roma in cui FdI, Lega e FI si mettano d'accordo sulla ‘spartizione'. Il Carroccio vorrebbe un proprio candidato in Veneto dopo i tre mandati di Luca Zaia, Fratelli d'Italia potrebbe puntare sulla Campania e Forza Italia sulla Puglia. Ma tutto è ancora da decidere.
Si inizia con Marche, Calabria e Toscana: i candidati e le date
Le Marche sono la prima Regione che andrà al voto, il 28 e 29 settembre, insieme alla Valle D'Aosta che ha un sistema elettorale diverso e non prevede la presentazione di candidati presidenti. L'appuntamento marchigiano è il più conteso, stando ai sondaggi politici: il candidato del centrosinistra Matteo Ricci al momento sarebbe in leggero svantaggio rispetto al presidente uscente Francesco Acquaroli, unico presidente di Regione di Fratelli d'Italia. Lo scontro resta serrato. Questa è anche una delle Regioni in cui la selezione dei candidati è stata più semplice e rapida, nonostante la vicenda giudiziaria che ha toccato Ricci.
In Calabria si voterà la settimana successiva, domenica 5 e lunedì 6 ottobre. Anche qui la destra ha già il suo candidato perché si ripresenterà il presidente uscente, Roberto Occhiuto. È stato lo stesso Occhiuto, favorito nei sondaggi, a convocare nuove elezioni quando è emersa la notizia che è indagato per corruzione. A sfidarlo per il centrosinistra sarà Pasquale Tridico, eurodeputato del M5s ed ex presidente Inps. La sua conferma è arrivata dopo alcune tensioni nella coalizione, soprattutto da parte di Alleanza Verdi-Sinistra, che non ha espresso alcun candidato presidente nelle sei Regioni in cui si vota.
Subito dopo toccherà alla Toscana: domenica 12 e lunedì 13 ottobre. Qui a schierare il presidente uscente è il centrosinistra con Eugenio Giani, che parte nettamente favorito. Inizialmente era sembrato che il Pd, per convincere Avs e M5s che sono stati all'opposizione nell'ultimo mandato, avrebbe puntato su un nome diverso, ma così non è stato. Il centrodestra, invece, a meno di cinquanta giorni dal voto (un record) ha scelto il proprio sfidante: sarà Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, esponente di Fratelli d'Italia.
In Campania è ufficiale Fico (M5s), nessuno a destra
In Campania, alla fine il centrosinistra si è messo d'accordo sul nome di Roberto Fico, accettando un compromesso interno del Pd con il presidente uscente De Luca. La destra, invece, quando mancano meno di ottanta giorni all'appuntamento con le urne non sembra più vicina a una soluzione: circolano ancora i nomi civici, come quello del commissario della Zes Giosi Romano, e quelli politici come il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, ma per adesso nessuna ufficialità.
Chi potrebbe sfidare Decaro (Pd) alle Regionali in Puglia
In Puglia è arrivata all'ultimo la disponibilità di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e oggi eurodeputato del Pd, che aveva tenuto sospesa la coalizione con la sua richiesta che non si candidassero come consiglieri regionali né Michele Emiliano né Nichi Vendola, i due ex presidenti. Il motivo, più o meno dichiarato, era evitare di avere due presenze così ingombranti in Consiglio regionale, con il rischio di tensioni politiche continue. Alla fine Emiliano ha accettato di fare un passo indietro, forse in cambio di un posto in giusta, mentre Vendola, presidente di Avs, no.
La destra, come detto, è lontana da un accordo definitivo anche perché manca un coordinamento nazionale. In più, in Puglia sa che parte decisamente sfavorita. Tra i nomi possibili c'è il coordinatore di FI Mauro D'Attis, se la Regione andrà effettivamente ai forzisti. Ma anche nomi civici e esponenti di Fratelli d'Italia.
Nodo Veneto, la destra deve decidere chi sarà il successore di Zaia
Infine, il Veneto: un nervo scoperto per il centrodestra, che sa di partire ampiamente favorito. Il centrosinistra ha individuato da tempo Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso, come candidato per tentare di interrompere la striscia di amministrazioni di destra. Nella maggioranza, invece, c'è da capire prima quale partito presenterà il candidato, e poi il nome.
Matteo Salvini ha insistito più e più volte che dovrebbe essere un leghista, per continuare nella striscia di Luca Zaia, che non potrà ricandidarsi. Ma non è detto che Fratelli d'Italia (il partito nettamente più votato, in Regione, alle ultime europee) sia disposto a fare un passo indietro. Anche perché al momento l'unico governatore meloniano è Acquaroli, nelle Marche, che non è neanche certo della riconferma. Un po' poco per il primo partito italiano. Insomma, la questione resterà aperta fin quando i vertici dei partiti non si metteranno d'accordo.