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Infiltrazione della Polizia in Potere al Popolo

Agenti infiltrati in Potere al Popolo, ora Piantedosi dice che riferirà in Aula, ma tace da più di un mese

Dopo l’inchiesta di Fanpage.it sugli agenti infiltrati a Roma, Napoli, Milano, Bologna dentro Potere al Popolo, il ministro dell’Interno Piantedosi ha detto di essere pronto a riferire in Aula. Ma da oltre un mese sono state presentate sul caso tre interrogazioni parlamentari, a cui nessuno ha risposto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministro Piantedosi ha detto di essere pronto a riferire in Aula per la vicenda dell'infiltrazione di ben cinque poliziotti nelle iniziative di Potere al Popolo, a Roma, Napoli, Milano, Bologna, come ha denuncia l'inchiesta pubblicata da Fanpage.it.

Ma da oltre un mese, cioè da quando è stata pubblicata l'inchiesta firmata dal nostro giornalista Antonio Musella, sulla vicenda di un poliziotto infiltrato nelle fila di Potere al Popolo a Napoli, il governo non ha mai risposto alle tre interrogazioni parlamentari che sono state presentate. Giovedì 26 giugno Fanpage.it ha pubblicato una nuova inchiesta, in cui, attraverso documenti, viene ricostruita l'intera operazione messa in campo dalla Direzione Centrale della polizia di prevenzione, l'antiterrorismo, ai danni di un partito politico che si candida regolarmente alle elezioni politiche, e viene confermata un'attività di spionaggio e infiltrazione durata almeno 8 mesi. Da quanto è emerso, le infiltrazioni sono avvenute appunto in diverse città, Milano, Bologna e Roma, oltre che Napoli. Gli agenti, in quella che è stata a tutti gli effetti un'operazione organizzata e articolata, hanno iniziato la loro infiltrazione in Potere al popolo, spesso attraverso l'organizzazione giovanile "Cambiare rotta", contemporaneamente, tra ottobre e novembre del 2024, e solo a dicembre del 2024 hanno ricevuto il trasferimento ufficiale all'antiterrorismo. Di lì a poco, come risulta a Meta e Apple, inizierà lo spionaggio sui telefoni del direttore Cancellato e del capo della cronaca di Napoli di questo giornale, Ciro Pellegrino (il caso come sappiamo è scoppiato a fine gennaio 2025) coinvolti nel caso Paragon, vicenda intrecciata a quella delle infiltrazioni in Potere al popolo, che lascia aperti preoccupanti interrogativi.

In un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano, a firma di Valeria Pacelli, si dà conto di una certa ‘irritazione' dalle parti del Viminale, nei confronti della Polizia di Stato, per la gestione comunicativa della vicenda. Il problema, come risulta al Fatto Quotidiano, sarebbe stata la secca smentita della Polizia, che dopo la notizia uscita a maggio, aveva negato la titolarità dell'operazione: ‘fonti qualificate' avevano assicurato ai giornalisti, come ricostruisce il Fatto, che l'infiltrazione era stata un'iniziativa personale del poliziotto. Il 27 maggio, tramite un'agenzia dell'Ansa, sempre ‘fonti qualificate' avevano escluso che il poliziotto coinvolto nell'inchiesta, frequentatore delle iniziative di Potere al Popolo a Napoli, fosse un agente sotto copertura. La Polizia, avrebbe anche parlato con il Viminale, smentendo qualsiasi coinvolgimento, secondo quando ha appreso il Fatto, e il ministero "non sarebbe stato informato in precedenza dell'operazione". Elemento questo che avrebbe generato irritazione nel ministro.

Ma questa versione dei fatti è stata respinta oggi dal ministero dell'Interno, che ha diffuso una nota: "In riferimento ad alcune notizie di stampa apparse oggi, riguardanti la presunta infiltrazione di operatori di polizia in movimenti studenteschi o partiti politici, si smentisce categoricamente qualsiasi asserita ‘irritazione' del ministro dell'Interno sull'operato del dipartimento della pubblica sicurezza".

Fonti del Viminale hanno aggiunto che il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi "ripone piena fiducia nella gestione e nel lavoro del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e su questa vicenda, come peraltro è sempre accaduto, se richiesto, è pronto a riferire in Parlamento". Il punto è però che da oltre il mese non è arrivato alcun chiarimento su questa inquietante vicenda.

Venerdì il tema è stato portato in Senato, con una conferenza stampa promossa dai parlamentari Scotto (Pd), Sportiello (M5s) e De Cristofaro (Avs), a cui ha partecipato anche il portavoce di Potere al Popolo, Giuliano Granato, il parroco di bordo della Ong Meditterranea Save Humans Don Mattia Ferrari, e il giornalista di Fanpage Ciro Pellegrino.

"Siamo un partito politico che partecipa alle elezioni – ha sottolineato Giuliano Granato – e scopriamo che cinque agenti, non uno ma cinque, sono stati infiltrati a Roma, Napoli, Milano, Bologna nella nostra organizzazione. Una operazione in grande stile che nasconde probabilmente altri fini visto che quelle indagini non hanno portato a nulla perché non abbiamo nulla da nascondere a differenza del governo che ancora non risponde alle nostre interrogazioni”.

"Oltre al perché – ha aggiunto Don Mattia Ferrari, parroco di bordo sulla nave della Ong, Mediterranea – ci chiediamo anche chi sia stato. Mentre per gli infiltrati in Potere al popolo è stata confermata la presenza di agenti dell’antiterrorismo, per me e il direttore di Fanpage non si sa chi sia stato. La nostra preoccupazione – ha aggiunto – è per quanti sono stati coinvolti. Noi con quei telefoni parliamo con persone che si trovano nel deserto e chiedono una mano o nelle prigioni libiche da cui cercano di fuggire".

Per Alice Natale, senatrice accademica legata all'organizzazione Cambiare rotta, Si tratta di una "storia che mina lo spirito democratico del nostro paese. Questi agenti, tutti giovanissimi, hanno partecipato alle nostre iniziative, assemblee, riunioni. Erano in piazza con noi ad urlare contro il governo quando si è scoperto il caso di Napoli. Erano strani certo, partecipavano solo alle iniziative politiche, sembrava non avessero vita sociale. Tutto molto strano, quando hanno cominciato a capire che sospettavamo qualcosa sono spariti".

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