Affondo di Meloni a Schlein “Abbiamo riunito ad Atreju il campo largo, leader Pd assente e dovrebbe federarli”

Nuovo affondo di Meloni a Schlein, nel suo intervento di chiusura ad Atreju: “Ringrazio anche Elly Schlein, che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più se vengo e me ne sto disparte o se non vengo per niente’ ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e l’unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli…”
A cura di Annalisa Cangemi
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiude la kermesse di Atreju dal palco. "Ringrazio i tanti leader dell'opposizione che hanno partecipato anche quest'anno come Conte, Bonelli, Renzi, Calenda, Marattin e ringrazio anche Elly Schlein, che con il suo nannimorettiano ‘mi si nota di più se vengo e me ne sto disparte o se non vengo per niente' ha comunque fatto parlare di noi. La cosa divertente è che il campo largo lo abbiamo riunito noi ad Atreju e l'unica che non si è presentata è quella che dovrebbe federarli… contenti loro".

Così la premier dal palco è tornata sulla polemica della mancata presenza alla manifestazione della segretaria dem, che ha rifiutato l'invito dopo che Meloni ha proposto un confronto a tre, con la leader Pd e il leader del M5s Giuseppe Conte, in contemporanea. Schlein aveva proposto a quel punto di coinvolgere nell'incontro anche Salvini e Tajani, alleati di Meloni in coalizione, proponendo eventualmente di allargare l'invito a Bonelli e Fratoianni. Al contrario di Schlein, Conte ieri ha presenziato alla kermesse, intervenendo dal palco.

"Gli ho proposto un confronto due contro una, ma loro hanno detto di no. Non perché non si volevano confrontare con me, ma perché non si volevano confrontare tra loro. Ma come la vogliono governare la nazione insieme, con le lettere degli avvocati?", ha aggiunto.

"Ogni volta che a sinistra parlano male di qualcosa, quel qualcosa va benissimo", "si portando da soli una sfiga che manco quando te capita la carta della pagoda al Mercante in fiera. E allora grazie a tutti quelli che hanno fatto le macumbe rendendo questa l'edizione di Atreju più partecipata di sempre", ha aggiunto.

A quel punto Meloni ha ringraziato gli alleati del centrodestra: "Noi siamo amici. Io sono orgogliosa dei miei alleati, continueremo a governare per molto tempo ancora".

Nello stesso momento in cui Meloni tiene il suo discorso ad Atreju, si svolge in contemporanea l'Assemblea del Pd a Roma, convocata dalla segretaria: "Sentiremo un'altra bella dose di propaganda da parte della presidente del Consiglio, Meloni", ha detto la leader del Partito democratico, riferendosi all'intervento della premier ad Atreju. "L'economia è ferma, la manovra prevede crescita zero, gli italiani non stanno meglio, veniamo da 34 mesi quasi consecutivi di calo della produzione industriale, nonostante il nostro sforzo di portare gli investimenti del Pnrr", ha sottolineato Schlein, aggiungendo poi "Questo governo di investimenti non ne ha fatti, ne ha messo solo uno, quello dannoso del ponte di Messina, bloccato dalla Corte dei conti".

Meloni: "Noi non facciamo ammucchiate"

"La nostra è un'occasione storica per fare dell'Italia la nazione che abbiamo sempre sognato", ha affermato Meloni. "Noi non siamo un incidente della storia o una somma di disperazioni" come sull'altro fronte, ha osservato ancora. "Le ammucchiate sono quelle che la sinistra ha fatto per anni in Parlamento e tenta ancora oggi di replicare pur di gestire il potere ed è un comportamento anni luce distante da quello che noi facciamo qui, cioè ascoltare con riguardo persone il cui pensiero non condividiamo, ma ci interessa, anche per confermare a noi stessi e al mondo che non ci ammucchieremo mai con loro", ha aggiunto Meloni.

"Vengono a parlare a noi di equità, dicono che noi favoriamo i ricchi perché abbiamo tagliato di due punti l'Irpef ai redditi fino a 50mila euro l'anno, dopo che già avevamo accorpato le prime due aliquote dell'Irpef abbassando le tasse a chi percepisce fino a 28mila euro l'anno. Perché per loro chi guadagna 2500 euro lordi al mese e magari ci mantiene tre figli e magari ci paga il mutuo è ricco. Noi invece abbiamo un'altra idea di chi siano i ricchi in Italia: i gruppi di potere che gestivano le concessioni autostradali, quelli che monopolizzavano determinati settori industriali, i grandi gruppi finanziari e sono tutte realtà alle quali la sinistra al governo ha ampiamente garantito il suo favore. Non accettiamo lezioni da chi fa il comunista con il ceto medio e il turbocapitalista a favore dei potenti", ha detto ancora.

La stoccata di Meloni all'Europa: "Allarme per disimpegno Trump? Buongiorno Europa…"

Quindi la critica pungente all'Europa: "Ci sono state valutazioni molto allarmate perché Trump ha detto in maniera più decisa che gli Usa intendono disimpegnarsi e gli europei devono organizzarsi per difendersi da soli: Buongiorno Europa, per ottant'anni abbiamo appaltato" la nostra sicurezza "pensando che questo giorno non sarebbe venuto e che fosse gratis" ma aveva il prezzo del "condizionamento".

"Lo dico sempre la libertà ha un prezzo e noi che al contrario di altri non abbiamo mai amato le ingerenze straniere da qualsiasi parte arrivino abbiamo sempre preferito una costosa libertà a una costosissima e apparentemente comoda servitù".

"I centri in Albania funzioneranno", ha ribadito poi Meloni attaccando di nuovo i giudici, perché, è il ragionamento, avrebbero potuto partire un anno e mezzo fa se la magistratura non si fosse messa di traverso, non convalidando il trattenimento dei migranti. "Il tema del danno erariale c'è ma non è al governo che va mossa la contestazione", ha detto ancora.

La premier ha attaccato poi la sinistra, che non ha esultato dopo che l'Italia ha ottenuto un riconoscimento, e cioè la cucina italiana è diventata questa settimana Patrimonio Unesco: "Hanno rosicato" e per questo "è da una settimana che mangiano dal kebabbaro", ha scherzato.

"I figli sono delle mamme e dei papà, non sono dello Stato", ha urlato, ricordando la norma sul consenso informato per attività che riguardano l'educazione sessuale in classe, che obbliga le scuole a chiedere il consenso dei genitori alle medie e alle superiori. "Sono orgogliosa che il governo stia difendendo la libertà educativa e il ruolo dei genitori nell'educazione dei figli. Rivendico con orgoglio la norma per il consenso informato per l'educazione sessuale nelle scuole, perché una volta per tutte educare i figli in materie così delicate è compito dei genitori: lo Stato non può sostituirsi alla famiglia, può sostenerla, accompagnarla, ma niente di più perché i figli non sono dello Stato o di un'ideologia ma della mamma e del papà, e lo Stato che pretenda di sostituirsi a loro ha dimenticato i suoi limiti".

Per Meloni l'intervento dal palco di Atreju è anche l'occasione per rinnovare la solidarietà dei giornalisti de La Stampa, che hanno subito un duro attacco il 28 novembre da parte di un gruppo di ProPal: "Voglio esprimere la solidarietà ai giornalisti della Stampa" per l'assalto ma anche "per le parole vergognose di Francesca Albanese la nuova eroina a cui il Pd sta regalando cittadinanze mentre lei partecipa giuliva a convegni con Hamas, che ha detto ‘l'assalto sia di monito' e i paladini della libertà di Stampa muti. Penso che sia chiaro a tutti ormai che la sinistra ha un problema serio con il concetto di libertà".

L'appello di Meloni per il Sì al referendum sulla Giustizia: "Mai più casi Garlasco

Il referendum sulla riforma costituzionale della giustizia, su cui si voterà a marzo, "non ha nulla a che vedere con ‘mandiamo a casa Meloni', invocato da chi non ha argomenti contro la riforma. Dico: fregatevene della Meloni. Il governo rimane in carica fino alla fine della legislatura, i governi passano, le leggi rimangono e incidono sulla vostra vita più di quanto possiate immaginare. Fregatevene della Meloni e votate per il futuro della Nazione affinché non ci debba più essere la vergogna come Garlasco", ha detto ancora la presidente del Consiglio. L'evento si è chiuso poi con l'inno di Mameli e poi con le note di "A mano a mano" di Rino Gaetano.

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