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Acqua bene comune per Luigi De Magistris: presentata la nuova delibera del Comune di Napoli

Cinque punti per ribadire che a Napoli l’acqua è un bene pubblico. Prevista la modifica dello statuto dell’Arin per la trasformazione in soggetto di diritto pubblico e l’utilizzo del web per la consultazione di movimenti e cittadini. Soddisfatti il sindaco Luigi De Magistris e l’assessore Alberto Lucarelli.
A cura di Alessio Viscardi
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Acqua Bene Comune

Napoli è ancora preda dell'emergenza rifiuti, ma la nuova Giunta Comunale di Luigi De Magistris cerca di mantenere anche altre promesse prese in campagna elettorale. Via i privati dalla gestione dell'acqua, questo il senso della delibera approvata nei giorni scorsi e passata sotto silenzio mediatico a causa dei cumuli di spazzatura in strada. Due importanti decisioni sono state prese dagli assessori Alberto Lucarelli (beni comuni) e Riccardo Realfonzo (bilancio): la prima è garantire il totale controllo pubblico sul servizio idrico. L'Arin SpA, la società in-house che fino ad oggi ha gestito la risorsa a Napoli, dovrà essere trasformata in una società a totale capitale pubblico e soggetto di diritto pubblico. La seconda decisione è quella di accogliere in pieno l'esito dei referendum 2011, che non permettono di trarre profitto dai servizi pubblici locali.

Non sorprende che sia proprio Napoli la prima città a recepire l'esito referendiario e a trasformarlo in un documento di indirizzo per la Giunta, dopo che altre realtà campane – come quella dell'Ato3 Sarnese Vesuviano documentata dalla nostra inchiesta – hanno dimostrato come la gestione dei privati non sia sinonimo di efficienza. Tra gli assessori, infatti, c'è Alberto Lucarelli – promotore della proposta di legge popolare sulla pubblicità dell'acqua e tra gli autori dei due quesiti sulla privatizzazione del servizio idrico su cui si è votato una settimana fa. Istituito anche un assessorato ad hoc, quello per i beni comuni, con deleghe anche per la democrazia diretta e la partecipazione dei cittadini.

Cinque i punti stabiliti dalla delibera del Comune di Napoli. La prima voce sancisce che l'acqua è un “bene comune”, quindi non “assoggettabile a meccanismi di mercato”. Inoltre, la gestione del “servizio idrico” deve essere di proprietà pubblica e improntato a “criteri di equità, solidarietà e rispetto degli equilibri ecologici”.

Al secondo punto, vi è la necessità di consultare le realtà civiche sviluppatesi attorno alla tematica dei servizi pubblici locali, come il Forum dei movimenti per l'acqua. Al terzo punto si stabilisce che il modello gestionale adeguato a rispettare i criteri definiti dovrà essere elaborato attraverso audizioni di esperti nel settore giuridico, economico e aziendale.

Sempre nell'ottica della partecipazione diretta dei cittadini e della trasparenza, il quarto punto della delibera definisce che il web debba essere utilizzato per comunicare in trasparenza tutti i dati relativi alla gestione del servizio idrico. Infine, al quinto punto viene stabilito che gli Uffici competenti del Comune dovranno modificare lo statuto dell'Arin al fine di renderla un soggetto di diritto pubblico.

Ci sono già altri provvedimenti nell'agenda del Comune, il sindaco De Magistris ne ha elencati alcuni: “l'apertura di alcune fontane pubbliche e la richiesta ai locali e ai ristoranti di utilizzare bicchieri e brocche di vetro e non monouso”

Peppe De Cristofaro, segretario regionale di Sel e attuale consigliere di amministrazione dell’Arin, ha dichiarato di essere d'accordo con quanto stabilito dalla delibera comunale: “Dopo il referendum la trasformazione in soggetto pubblico è finalmente possibile. Noi siamo del tutto d’accordo. E io personalmente rimetto ora il mio mandato nelle mani del sindaco”. Ma finché la spazzatura sarà in strada, le priorità dell'amministrazione De Magistris saranno ben altre.

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