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A Zingaretti piace Conte in versione dem: “Fortissimo punto di riferimento delle forze progressiste”

“Conte si è dimostrato un buon capo di governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente. Non va tirato per la giacchetta. Anche se è oggettivamente un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste”: così Nicola Zingaretti sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che aveva definito l’esecutivo giallorosso come un governo di centrosinistra. “Avevo già percepito il suo essere parte del pensiero democratico. Naturalmente con una sua originalità e autonomia, che per me sono una ricchezza”, conclude.
A cura di Annalisa Girardi
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Il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, parla di governo, di riforme, di coalizioni e scontri in un'intervista con il Corriere della Sera. Il leader dem afferma che il governo giallorosso andrà avanti, ma se così non dovesse essere, l'unica strada possibile è quella delle elezioni. "Dopo la caduta di questo governo, che abbiamo fatto bene a far nascere, sarebbero inevitabili le elezioni. Sono convinto che ci siano tutte le condizioni per andare avanti. Ma ci vuole una comune volontà politica". Zingaretti riconosce i risultati fino ad ora ottenuti nel percorso di governo, in primis l'aver evitato l'aumento delle tasse e la bancarotta, inviando invece una buona manovra di bilancio: ma sottolinea come ora sia necessario definire le priorità.

"Un piano di azione concordato e di più ampio respiro. La priorità assoluta è riaccendere l’economia, dare sostanza allo sviluppo green e alla rivoluzione digitale, investire nella scuola e la conoscenza, accelerare sugli investimenti semplificando l’Italia, impostare e lanciare nuove strategie di politica industriale, mettere cioè al centro l’impegno per il lavoro e la giustizia sociale e ambientale". E lo fa riprendendo quanto affermato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in merito ai propositi dell'alleanza di governo: "L’appuntamento che Conte ha indicato è per gennaio. Vedremo. Il Pd ci arriverà preparato e con le idee chiare, forse l’anima che tanto cerchiamo è mettere finalmente al centro il futuro di nuova generazione, che coincide con il futuro dell’Italia", sottolinea Zingaretti.

Il segretario dem rinnova quindi le buone parole su Conte, dicendosi contento che il presidente del Consiglio abbia definito il governo di centrosinistra: "Ma per me non è una scoperta. Avevo già percepito il suo essere parte del pensiero democratico. Naturalmente con una sua originalità e autonomia, che per me sono una ricchezza". Per quanto riguarda l'ipotesi di proporre Conte come loro candidato premier, Zingaretti sostiene: "Conte si è dimostrato un buon capo di governo. Autorevole, colto e anche veloce e sagace tatticamente. Non va tirato per la giacchetta. Anche se è oggettivamente un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste. Il futuro, tuttavia, sarà determinato dalle scelte che ognuno compirà nei prossimi mesi".

Sulla coalizione con il Movimento Cinque Stelle invece afferma: "Nel M5S è in corso un confronto che va rispettato. Una parte è convinta di un rapporto leale e duraturo con la sinistra. A partire, mi sembra, da Grillo, insofferente per natura alla prepotenza di Salvini. Altri hanno opinioni mi sembra diverse. Io, ripeto, rispetto, ma credo che la scelta fatta per l’Emilia e la Calabria sia figlia di questa incertezza. Ma confido che molti loro elettori sceglieranno Bonaccini e Callipo". E commenta l'ipotesi di un congresso di partito dopo le elezioni: "Ora la priorità assoluta è non distrarsi dalle elezioni di Emilia Romagna e Calabria. Poi penso ad un congresso che rifletta e adegui non solo i nostri programmi, ma anche la nostra cultura politica, il nostro sistema di valori, la nostra forma partito. Ho molte idee in proposito. Penso ad un appuntamento di grande proposta e coinvolgimento oltre che degli iscritti della società italiana".

E ancora: "È cambiato tanto nei mesi che ci stanno alle spalle. Mi pare che siamo riusciti dall’ultimo congresso in poi a tamponare un tracollo, ad assorbire una scissione, a varare una esperienza importante di governo e a portare un clima civile e sereno nel confronto interno. Il Pd c’è. Questo non era scontato ed è il principale protagonista della risposta possibile alla destra. Ma questo non basta più a fronte delle sfide che ci stanno dinnanzi. Ecco perché il congresso. Che deve essere politico, di grande apertura e rinnovamento ed anche di verifica di tutti i gruppi dirigenti, ovviamente compreso il segretario".

Si affronta poi il tema Matteo Renzi. Il segratrio dem però taglia corto, e si concentra piuttosto sul movimento delle Sardine: "È Italia viva che deve decidere se stare o meno dentro la prospettiva del campo progressista. Nel Paese si sta riaffermando uno schema bipolare. Lo stesso straordinario movimento delle sardine, con la sua semplicità così intensa, ha scelto da che parte stare. Mi è parso buffo che tanti commentatori abbiano manifestato la loro insoddisfazione per la scarsità di proposte da parte di quelle splendide piazze. I loro ideali, il loro sentimento di fondo, la loro civiltà politica, la loro stessa presenza fisica sono un contenuto che da tempo il campo democratico non riusciva ad esprimere. Il problema, semmai, è come i partiti progressisti saranno in grado di porsi in sintonia con queste ragazze e questi ragazzi, rispettandone la totale autonomia e senza doversene avvantaggiare per fini di parte. Se le cose stanno così, e se le alternative sono chiare, ogni ambiguità e incertezza da parte dei partiti di governo non ha molto spazio nel futuro e certamente oggi non contribuisce a battere la nuova destra che abbiamo di fronte".

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