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“Faranno un deserto e lo chiameranno pace”: la ricostruzione sulle macerie di Gaza

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L'antica frase di Tacito risuona mentre il mondo assiste in diretta alla devastazione, con i grandi capitali che si preparano a "edificare" un futuro controverso. Dietro le trattative in Egitto si nascondono interessi economici e diplomatici che potrebbero sigillare una "pace" imposta e priva di giustizia.

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"Faranno un deserto e lo chiamarono pace." Questa celebre frase, attribuita allo storico romano Tacito nel I secolo d.C. e pronunciata dal capo caledone Calgaco per descrivere l'operato dell'Impero Romano, ha attraversato i secoli per descrivere quei momenti storici in cui la guerra non si limita a sconfiggere un nemico, ma si spinge fino alla devastazione totale e all'annientamento di un popolo e della sua cultura. Oggi, nell'orrore di Gaza, risuona con una drammatica, quasi insopportabile, attualità.

Il Genocidio in Diretta e l'Impotenza Globale

Da ormai due anni, il mondo sta assistendo a un vero e proprio massacro in diretta, un'eccezionale e ininterrotta trasmissione di orrore che ha ridefinito il concetto di conflitto moderno. Le immagini della distruzione, inviate senza sosta dai coraggiosi giornalisti palestinesi che operano in condizioni di rischio estremo, hanno costituito la principale fonte di documentazione. A queste si sono aggiunte, con un cinismo che ha lasciato attoniti, le riprese e le foto condivise dagli stessi soldati israeliani sui loro account social. Convinti di essere dalla "parte giusta della storia" e agendo con apparente impunità, questi militari hanno documentato e divulgato atti che vanno dalla demolizione festosa di case alle scene di umiliazioni e torture ai danni dei civili palestinesi.

Abbiamo visto in diretta su piattaforme come TikTok la cancellazione di vite, la distruzione di infrastrutture e l'annientamento del patrimonio culturale. Questa visibilità globale e istantanea, tuttavia, non ha portato a un'azione internazionale decisiva, amplificando un profondo e dilaniante senso di impotenza globale di fronte a quella che molti definiscono una deliberata strategia di pulizia etnica e genocidio.

Il Deserto "Edificabile": La Riviera del Capitale

L'aspetto più agghiacciante di questa tragedia è la prospettiva post-bellica che si sta delineando. Quel deserto di umanità e di macerie, risultato di una campagna militare di intensità senza precedenti, sembra essere diventato improvvisamente un terreno "edificabile". È come se un fantomatico piano regolatore internazionale, agendo al di sopra di ogni diritto e moralità, avesse cambiato la destinazione d'uso della Striscia di Gaza: da luogo di resistenza e densamente popolato a una potenziale riviera di lusso o un polo logistico e commerciale.

Questo ambizioso e cinico progetto di ricostruzione verrebbe finanziato da un consorzio multimilionario che vede la partecipazione di capitale statunitense, israeliano e, significativamente, degli Stati del Golfo. L'idea è quella di trasformare l'area costiera in un paradiso turistico o di ricostruire l'infrastruttura logistica in modo da isolare il più possibile la popolazione palestinese residuale, privandola di ogni capacità di auto-determinazione. Dietro la retorica della "ricostruzione", si nasconde il tentativo di normalizzare e monetizzare la catastrofe.

"Faranno un deserto e lo chiameranno pace": Il Cinico Progetto di Ricostruzione sulle Macerie di Gaza

Perché il progetto di riqualificazione si concretizzi con una parvenza di legittimità internazionale (e per liberare gli ostaggi ancora detenuti), è necessaria l'approvazione formale di Hamas. È in gioco, infatti, non solo la fine dei combattimenti, ma il riconoscimento di fatto di una nuova realtà geopolitica ed economica a Gaza. Di fatot potremmo chiamarlo l’emirato di Trump.
In assenza di un accordo, l'iniziativa di ricostruzione non verrà cancellata, ma semplicemente rimandata al momento in cui l'IDF (Forze di Difesa Israeliane) riterrà che "il lavoro sia finito" sul campo, ovvero con l'eliminazione completa dell'organizzazione islamista, un obiettivo che appare sempre più irrealistico a breve termine.

In questo contesto teso e delicato, sono iniziate in Egitto le nuove e cruciali trattative per una tregua duratura. Le pressioni internazionali sono immense, esercitate apertamente o dietro le quinte. A esercitarle non sono solo gli attori occidentali, ma anche Paesi come il Qatar e la Turchia, che, pur avendo sempre sostenuto l'organizzazione islamista palestinese e ospitando molti dei suoi leader in esilio, hanno i loro propri tornaconti economici e diplomatici. Il Qatar, ad esempio, gioca un ruolo chiave come mediatore e come custode di ingenti capitali, mentre la Turchia è interessata soprattutto a far parte del consorzio per la costruzione degli F-35.

"Faranno un deserto e lo chiameranno pace": Il Cinico Progetto di Ricostruzione sulle Macerie di Gaza

La verità scomoda è che ogni parte in causa sta manovrando per massimizzare i propri profitti o la propria influenza. Il cessate il fuoco, o la "pace" che ne deriverà, rischia di essere un mero accordo ricattatorio firmato sotto costrizione. Sarà una pace costruita non sulla giustizia, sul diritto al ritorno o sulla riparazione dei danni, ma unicamente sulle macerie di un genocidio e sulla disperazione di una popolazione sfollata e traumatizzata.

Se le trattative avranno successo, il mondo vedrà le prime ruspe del capitale avviare la ricostruzione in una zona rasa al suolo. Ma non sarà un atto di redenzione. Sarà la più cinica delle conclusioni: una "pace" imposta, dove il rumore dei martelli pneumatici coprirà per sempre il grido di chi ha perso non solo una casa, ma ogni speranza di giustizia. Una pace che, fedele alla sentenza di Tacito, si limiterà a chiamare pace un deserto.

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SCANNER è il podcast daily di Valerio Nicolosi per Fanpage.it: ogni mattina alle 7, una finestra sul mondo per capire cosa davvero sta accadendo. Politica estera, conflitti internazionali, migrazioni, politica interna, migrazioni e tematiche sociali raccontate dal giornalista con chiarezza e approfondimento. Con la voce di esperti e reportage direttamente dal campo - Palestina, Ucraina, Mediterraneo, Africa, Stati Uniti, America Latina e molto altro - SCANNER porta le storie dove accadono, per offrirti ogni giorno un’informazione completa, immediata e dal vivo.

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