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A Gaza le incognite di una pace a metà

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Un pessimo accordo per un cessate il fuoco è sempre meglio di una guerra, soprattutto se in corso c’è un genocidio e la popolazione che lo sta subendo è allo stremo. Non per questo il pessimo accordo può diventare buono, soprattutto se le sue criticità minano la pace nel medio e lungo periodo e se le condizioni imposte calpestano l’autodeterminazione del popolo che ha subito il genocidio, al quale si chiede una resa totale.

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Nelle prossime ore annunceranno il vincitore o la vincitrice del Premio Nobel per la Pace, e il sospetto che le pressioni di Trump per l'annuncio di questo cessate il fuoco siano per provarlo a vincere e per carezzare il proprio ego è evidente. È l'ego del presidente USA che dichiara di aver chiuso 7 guerre e che si autoelogia per essere uomo di pace. Per fare la pace a volte bisogna fare anche la guerra, questo nella storia lo abbiamo capito, ma abbiamo capito anche che quando un popolo lo sovradetermini, lo calpesti e annulli la sua possibilità di autodeterminarsi, prima o poi quel popolo farà riemergere le proprie aspettative.

Gaza: Il Pericolo di una Pace Senza Sovranità

Il punto fondamentale in questo momento è capire come sarà amministrata davvero la Striscia di Gaza, se questo "Board of Peace"—un organismo fatto da tecnocrati e miliardari vicini a Donald Trump e a Israele, oltre che alle monarchie del Golfo—possa garantire pace, stabilità, ma soprattutto possa essere percepito come un organismo che sia davvero di pace. Affidare il destino di un popolo a una cabala di tecnocrati internazionali, scelti sulla carta lontani dal popolo, non è pace: è controllo.

Mentre si cerca di chiudere l'operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, che sta causando il genocidio del Popolo palestinese, non si può silenziare l'altro fronte del dramma.

Cisgiordania e Gerusalemme Est: L'Annessione De Facto Silenziosa

L’altro aspetto centrale è la Cisgiordania occupata e Gerusalemme Est. Due temi cruciali per l'autodeterminazione palestinese. Le mire espansionistiche, ovvero di annessione da parte del governo israeliano, sono una realtà innegabile.

Nonostante le garanzie della Casa Bianca Trump che la Cisgiordania non sarebbe stata annessa ad Israele, quello che sta accadendo con l'estensione delle colonie e soprattutto il grande progetto della colonia E1—che parte da Gerusalemme e che dovrebbe tagliare in due la Cisgiordania—evidenzia che le ambizioni israeliane sono oltre il concreto: sono un qualcosa che avvicina il tutto ad una annessione de facto.

La questione che resta aperta è brutale: come si può costruire oggi uno stato palestinese? Come si può autodeterminare un popolo che non ha più una terra? Un pezzo è sotto un'amministrazione internazionale imposta, e l'altro è completamente a macchia di leopardo, occupato da uno Stato che lo assedia dal 1967 e che porta avanti la segregazione, l'apartheid di quel popolo. Questo avviene attraverso la legge militare imposta, i checkpoint ovunque, l'utilizzo esclusivo delle strade migliori per gli ebrei e i possessori di macchine israeliane. Gli autoctoni, i palestinesi, sono costretti a vivere e a percorrere strade secondarie, a non avere fonti di acqua, a non avere la possibilità di una vita.

L'Urgenza del Sospiro di Sollievo e i Nostri Crimini

Oggi è il momento sicuramente di tirare un sospiro di sollievo, perché la cosa più importante era un accordo per un cessate il fuoco. Anche un pessimo cessate il fuoco è migliore del genocidio in corso a Gaza. Eppure, nelle ultime ore si continua a bombardare e l'operazione militare israeliana sembra non fermarsi, nonostante l'approvazione dell'accordo da parte del governo israeliano.

Ora si apre la strada verso un vero percorso di pace, che però non può prescindere da una leadership palestinese legittimata. I due prigionieri palestinesi più importanti nelle carceri israeliane, Marwan Barghouti e Sadat, due leader politici laici che non c'entrano nulla con Hamas, avrebbero potuto guidare il proprio popolo verso la creazione di uno Stato. Ma ad oggi, questo non è possibile.

Tutto questo, come dicevo, sembra molto sospetto, soprattutto le tempistiche legate al sogno neanche troppo velato di Trump di un Nobel.

Ma la verità è che c'è stato un movimento globale che ha fatto pressione, che è passato dalla flottiglia ed è arrivato nelle strade. E la pressione deve continuare, non solo sul governo israeliano, ma anche sui nostri governi locali che continuano ad avere rapporti con il premier israeliano Netanyahu, un ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. Di fatto, noi abbiamo rapporti con un criminale. I nostri investimenti del governo italiano, ma anche delle regioni e dei comuni, non si fermano e continuano a fare accordi con aziende che sono complici del genocidio, secondo l'ultimo rapporto della Relatrice Speciale ONU Francesca Albanese.

La Delegittimazione Ad Personam

È proprio su Francesca Albanese che dobbiamo concludere. Negli ultimi giorni sta subendo una serie di attacchi sulla stampa italiana. Ieri sul Corriere della Sera è uscito un articolo dove non la si contesta nel merito, non si mettono al centro le idee, ma soprattutto i dati che la giurista porta a riprova del genocidio e dell'apartheid in Palestina. La si attacca per essere donna, per il colore dei suoi capelli, per avere degli occhiali alla moda e per essere sempre elegante, ma soprattutto per essere un simbolo a quel movimento che chiedeva la fine del genocidio.

L'attacco non è nel merito, ma alla persona. Ed è l'ennesima riprova di come le forze che hanno sostenuto il governo israeliano preferiscano la delegittimazione personale al confronto con una realtà che ci accusa tutti di complicità. Il cessate il fuoco è solo un primo passo. La vera battaglia è far sì che non sia un definitivo, pessimo, patto di resa.

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SCANNER è il podcast daily di Valerio Nicolosi per Fanpage.it: ogni mattina alle 7, una finestra sul mondo per capire cosa davvero sta accadendo. Politica estera, conflitti internazionali, migrazioni, politica interna, migrazioni e tematiche sociali raccontate dal giornalista con chiarezza e approfondimento. Con la voce di esperti e reportage direttamente dal campo - Palestina, Ucraina, Mediterraneo, Africa, Stati Uniti, America Latina e molto altro - SCANNER porta le storie dove accadono, per offrirti ogni giorno un’informazione completa, immediata e dal vivo.

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