
Eccoci con una nuova puntata di Direct. Partiamo come sempre dalle domande, oggi da quella di Federico:
“Ma davvero il cosiddetto clima d’odio della sinistra mondiale ha portato alla morte di Kirk, come dice la destra? È giusto che a sinistra ci si senta in colpa per un episodio così lontano da noi?”
Partiamo dai fatti, Federico, perché altrimenti rischiamo di perderci nella propaganda.
Charles James Kirk, in arte Charlie era un giovane uomo di 32 anni. Fa il militante conservatore praticamente da quando era un ragazzino e nel 2012, quando aveva appena diciotto anni, grazie all’incontro con un uomo di cinquant’anni più anziano di lui, ha fondato Turning Point Usa, una associazione volta a diffondere le idee più conservatrici tra i giovani e gli studenti universitari. Grazie al suo sorriso rassicurante da ragazzone del midwest e a un eloquio molto efficace, Kirk diventa ben presto una star del mondo repubblicano americano. Riceve una marea di finanziamenti da miliardari di destra e in breve tempo costruisce una formidabile macchina di propaganda conservatrice. La forza di Kirk sono i dibattiti nei campus universitari, e in particolare il format “prove me wrong” in cui sfida a duello degli studenti tendenzialmente progressisti o di sinistra, generalmente mal informati, di cui dimostra l’insussistenza delle argomentazioni. In questo modo, propaganda le sue idee che sono tendenzialmente un compendio della nuova destra trumpiana: evangelica, come lo è Kirk, anti abortista, xenofoba, negazionista del covid e del cambiamento climatico, pro armi e pervasa dall’idea che le università siano centrali del cosiddetto pensiero woke che sta intossicando l’America. E i video estrapolati ad arte da questi dibattiti, quelli con gli interlocutori più improbabili e con le risposte meglio riuscite di Kirk diventano delle clip perfette per TikTok e Instagram. In molti sostengono che l’inaspettato successo di Trump tra i giovani della Generazione Z sia da ascrivere anche all’attività di propaganda di Charlie Kirk.
Il resto della storia lo conoscete. il 10 settembre del 2025, alla Utah valley university di Orem, durante uno di questi dibattiti, Charlie Kirk è stato ucciso da un colpo di fucile di precisione che l’ha raggiunto alla gola. A sparargli è stato Tyler Robinson, uno studente di 22 anni, americano. Che è stato consegnato alla polizia dal padre.
Perché l’ha ucciso, però?
In assenza di una confessione, a oggi Robinson – che rischia la pena di morte – non ha ancora risposto agli inquirenti, le motivazioni del suo gesto sono ignote. All’inizio, anche a causa delle incisioni sui proiettili, si è detto che Robinson fosse un giovane di sinistra che aveva ucciso Kirk motivato dall’odio politico per le sue idee. Su un proiettile, ad esempio, c’era scritto “Hey fascista, prendi questo!”, su un altro c’era scritto “Bella ciao”. Addirittura qualcuno ha ipotizzato fosse legato a gruppi politici organizzati, anarchici o antifascisti.
Nulla di tutto questo, in realtà. Dalle prime ricostruzioni degli investigatori, Robinson è un ragazzo cresciuto in un ambiente repubblicano, da genitori elettori di Trump, appassionato di armi e videogiochi.Alcune immagini condivise sui suoi profili social arrivano addirittura ad accostarlo ai cosiddetti Groyper, un movimento politico nazionalista bianco, omofobo, nativista, fascista, sessista, antisemita che ha partecipato all’assalto di Capitol Hill e che ritiene che Trump sia “troppo moderato”.
I Groyper erano in forte polemica con Charlie Kirk, che loro definivano come un “falso conservatore”: il loro leader, Nick Fuentes qualche anno fa, aveva addirittura invitato i suoi seguaci ad andare agli incontri di Kirk nelle università e a porgli domande su immigrazione, Israele e diritti LGBT, per smascherarlo come un “falso conservatore”.
Le cose, però, sono ancora più complicate di così. Perché stando all’analisi delle conversazioni telefoniche di Robinson, si è scoperto che aveva una relazione con una persona non binaria che stava completando la transizione da maschio a femmina. È stata proprio questa persona a consegnare agli inquirenti i messaggi che si è scambiata con Robinson dopo l’omicidio di Charlie Kirk. In quei messaggi Robinson confessa l’omicidio di Kirk, perché dice che “Non ne può più di tutto questo odio”. Immaginiamo, si riferisca all’odio di Kirk e dei suoi seguaci verso la comunità LGBT. Quindi, a quanto pare, pure niente Groyper. Per ora, solo una giovane persona intrisa di cultura delle armi, incapace di distinguere la vita da un videogioco e che evidentemente sentiva minacciata la sua identità da un gruppo politico che sentiva a lui ostile.
Una persona che, stando alle informazioni che abbiamo sinora, ha pensato e agito un omicidio politico da sola. Ve lo sottolineo: da sola.
La narrazione della destra americana tuttavia ha preso una direzione diametralmente opposta.
“Non avete idea di cosa avete appena scatenato in tutto il Paese”, ha detto Erika Kirk, la moglie di Charlie.
"Desidero disperatamente che il nostro Paese sia unito nella condanna delle azioni e delle idee che hanno ucciso il mio amico", le ha fatto eco il vice presidente americano JD Vance.
Il bersaglio di entrambi, ovviamente, sono chi si oppone a Donald Trump e alla sua presidenza. Considerati mandanti morali che hanno armato la mano di Robinson, ispiratori – per citare Vance – “delle idee che hanno ucciso il mio amico”.
È una narrazione, questa, che ha attraversato l’oceano Atlantico ed è arrivata anche in Europa. Soprattutto, è arrivata in Italia.
“Il suo sacrificio ci ha ricordato un’altra volta da che lato stanno la violenza e l’intolleranza”, ha detto Giorgia Meloni intervenendo con un video messaggio alla convention di Vox a Madrid.
Mentre Matteo Salvini se l’è presa con”una parte della sinistra” che “legittima la violenza nei confronti di chi non la pensa come lei”.
E il generale Vannacci, buon ultimo, ha detto che “il clima di violenza è sempre dalla stessa parte”, prendendosela col parlamento europeo che ha negato il minuto di raccoglimento in memoria di Kirk.
Dimenticavo: il sottosegretario alla presidenza del consiglio Fazzolari ha diffuso un dossier a uso interno ai parlamentari di Fratelli d’Italia in cui si racconta di un clima d’odio politico che si muove a senso unico, da sinistra contro la destra. Il primo risultato di questa campagna? La Disney, proprietaria del network ABC, ha sospeso a tempo indeterminato il programma comico “Jimmy Kimmel show” per un monologo ritenuto offensivo sulla morte di Charlie Kirk. Queste le parole incriminate di Kimmel: “La gang Maga sta tentando disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro e stanno facendo tutto il possibile per ottenere punti politici da questa vicenda".
Sarete d’accordo con me, spero, che questa non è una battuta offensiva, né in nessun modo giustificano l’omicidio di Kirk. Sono opinioni critiche contro Trump e un programma televisivo è stato cancellato perché un conduttore televisivo le ha espresse in diretta. Ed è questo il punto in cui ci dobbiamo fermare, per rispondere alla domanda di Federico.
Abbiamo un omicida che ha agito da solo, spinto da motivazioni ancora tutte da indagare.
Abbiamo una sinistra politica che né in America, né in Europa, ha giustificato l’omicidio di Kirk, ma che, semmai, ha puntato il dito contro l’eccessiva diffusione di armi da fuoco.
Ma abbiamo una destra politica che in America e in Europa, ha sostenuto l’idea che ogni critica verso le politiche della destra, sia quella di Trump o quella di Meloni, siano parte di un clima d’odio che ha armato la mano di Tyler Robinson.
Un messaggio, questo, che rinfocola l’odio politico anziché rasserenare gli animi. E che, cito le parole che il condirettore di Fanpage Adriano Biondi ha usato in un suo editoriale sul tema, “suona come un invito alla contromobilitazione del mondo conservatore/reazionario rispetto a quella che ritiene essere una vera e propria dichiarazione di guerra”.
In altre parole, Federico: la destra sta provando a usare l’omicidio di Kirk per far passare un concetto molto pericoloso: che la critica politica coincide con l“intolleranza” e con la “legittimazione della violenza”. E che, se aspra, può armare la mano di persone violente.
Lo dicono i mandanti – materiali, non morali – dell’assalto di Capitol Hill, come Donald Trump. O chi andava sotto casa della ministra Elsa Fornero dicendo che solo nominarla gli faceva “prudere le mani”, come Matteo Salvini. O chi ha giustificato e vezzeggiato come la miglior gioventù del paese dei ragazzi che inneggiavano a dittatori come Mussolini e Hitler, o terroristi come Mambro e Fioravanti, come ha fatto Giorgia Meloni con Gioventù Nazionale.
Tutte cose che farebbero sorridere. Se non facessero paura.
E che dall’altra parte questa cornice narrativa venga accettata passivamente dalla sinistra, quasi con timore reverenziale, fa ancora più paura.