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Pignorati i beni di Scilipoti: il re dei peones condannato per un vecchio debito

Momento no per il il deputato “responsabile”. La Corte di Cassazione ha stabilito che dovrà pagare 230 mila euro per risarcire un suo ex amico ingegnere, a cui Scilipoti chiese di progettare un centro medico mai costruito. I suoi beni saranno messi all’asta se non paga. Ma lo stipendio parlamentare, salvo per le norme anti-Casta, non si tocca.
A cura di Biagio Chiariello
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il leader dei responsabili dovra pagare 230 mila euro

E' un momento difficile per Domenica “Mimmo” Scilipoti. Se da un parte, gli eventi politici portano alla caduta di quel Governo Berlusconi che aveva responsabilmente prima salvato e poi tenuto in vita per quasi un anno, dall'altra parte ci sono le vicende personali a dargli non pochi grattacapi. Giudiziarie nella fattispecie. Il deputato è stato infatti condannato in via definitiva al risarcimento di circa 230mila euro nei confronti dell'ingegner Carmelo Recupero.

Del caso ne avevamo già parlato qualche tempo fa. Fece discutere, il mese scorso, l'assenza dall'Aula di Montecitorio del capo “spirituale” dei Responsabili mentre l'esecutiva mostrava le ennesime crepe, andando sotto sul Rendiconto sullo stato. Scilipoti era infatti era infatti a Messina per difendersi dalle accuse di falso e calunnia, lanciategli dal professionista, suo ex amico, con cui aveva in progetto di costruire un centro medico polifunzionale nella loro cittadina, Terme Vigliatore. Oggetto della disputa erano una serie di onorari non corrisposti dall’agopuntore.

La controversia risale agli anni Novanta, quando sia Scilipoti, sia Recupero, militavano tra le fila del Psdi. Ora la Cassazione ha scritto la parola "fine" sul contenzioso, confermando la sentenza d’appello emessa a Messina nel 2009, che condannava il parlamentare dei Responsabili a sborsare 200 mila euro più le spese legali a Carmelo Recupero.

L'ingegnere non ha perso tempo. Ha, infatti, già chiesto il pignoramento di tutti i beni che sono nella disponibilità del deputato, anche presso terzi, dal momento che le norme anti-casta impongono tutelano lo stipendio dei parlamentari. Dunque, oltre agli immobili di proprietà, ci sono anche i rimborsi erogati dalla Camera dei Deputati e i contributi elettorali percepiti dal partito in cui fu eletto prima di venire in aiuto del Cavaliere, cioè l’Italia dei Valori. Ma il partito di Antonio Di Pietro mette le mani avanti: «L’Idv ha già fatto pervenire dichiarazione di terzo negativa, sostenendo di non dovere dare alcuna somma a Scilipoti per eventuali rimborsi elettorali».

Quasi una vendetta del destino nei confronti del re dei peones, che voterà no al nuovo governo Monti.

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