25 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Piacenza: due uomini vendevano la paternità ai figli delle prostitute per 800 euro

Un uomo milanese e uno cremonese mettevano in vendita la paternità per 800 euro: ciò consentiva ai figli di prostitute straniere di ottenere la cittadinanza italiana.
A cura di Davide Falcioni
25 CONDIVISIONI
Immagine

Un'inchiesta della Polizia Municipale di Piacenza ha portato alla luce una vicenda decisamente inquietante: due uomini – dietro un compenso in denaro di 800 euro – si prestavano per riconoscere all'anagrafe i figli delle prostitute. I casi accertati finora dalle autorità sono due, grazie anche al test del Dna compiuto su indicazione della Procura della Repubblica della città emiliana. Dall'esame è emerso che un bimbo e una bimba non avevano nessun legame di parentela con i due uomini italiani di cui portavano il cognome: un cremonese di 63 anni e un milanese di 48 che sono stati denunciati per false attestazioni. Lo stratagemma, svelato dalla Polizia Municipale piacentina, consentiva alle ‘lucciole' di far ottenere la cittadinanza italiana ai figli e, di conseguenza, di poter rimanere nel nostro Paese.

A far scattare le indagini è stata una ragazza albanese arrivata da tempo a Piacenza con lo scopo di cercare un lavoro onesto. La giovane era incinta, e ad attenderla in Emilia c'era il suo compagno, un connazionale, che si sarebbe dimostrato in seguito complice del sistema. Non appena messo piede in città, infatti, la giovane è stata costretta a prostituirsi in periferia. "Ogni sera doveva portare a casa almeno duecento euro, più una percentuale sul totale delle prestazioni – hanno spiegato gli inquirenti a Il Piacenza – perché altrimenti non le permettevano di vedere la sua bambina".

Per fortuna la ragazza è venuta in contatto con gli agenti della sezione investigativa della polizia municipale piacentina, che da anni indagano nel mondo della prostituzione piacentina e ai quali, pian piano, ha rivelato quello che era stata costretta a subire, riuscendo ad ottenere l'allontanamento in una comunità protetta. Una volta al sicuro la giovane straniera ha raccontato che era stata obbligata a far riconoscere la figlia all'anagrafe di Piacenza da un uomo, un suo cliente (il 63enne cremonese), che non era il padre biologico e che aveva preteso, per questo, 800 euro. Nel frattempo le indagini degli agenti hanno consentito di scoprire che anche il figlio dell'altra donna, una sfruttatrice, aveva un cognome italiano, corrispondente a un uomo (il milanese 48enne) che non era il vero padre.

25 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views