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Perché Laura Boldrini questa volta ha asfaltato Matteo Salvini sui social

Dopo l’ennesimo scontro a distanza Boldrini-Salvini, l’hashtag ‘#MaQuandoLavori’ è schizzato in alto nella colonna dei trend topic per tutta la giornata di oggi. Il tweet di risposta dell’ex presidente della Camera su Twitter ha ottenuto ad oggi 11.162 like, contro i 2693 ottenuti da quello del ministro degli Interni. Come sta riuscendo Boldrini a scardinare la macchina del consenso salviniano?
A cura di Annalisa Cangemi
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Ancora un colpo di scena nel confronto a distanza tra l'ex presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro degli Interni Matteo Salvini. La sfida va avanti ormai da anni, e ancora una volta la deputata di LeU è stata chiamata in causa dal vicepremier per l'ennesimo round sui social. Il focus della schermaglia è sempre quello dei migranti, e l'intento del ministro degli Interni è quello di far passare l'idea che Laura Boldrini voglia la sostituzione etnica, un'immigrazione senza regole, che contribuisce a minare la sicurezza dei cittadini.

L'ex presidente della Camera ha partecipato alla piazza contro il tredicesimo Congresso mondiale delle famiglie, e il ministro degli Interni ha colto l'occasione per cercare di metterla alla berlina, pubblicando un video con questo post: "Ballate e cantate con Laura Boldrini, vi insegna lei ‘la libertà'! Queste presunte ‘femministe' parlano tanto di diritti, guarda caso dimenticando sempre il vero pericolo, l'estremismo islamico, quello per il quale la donna vale meno di ZERO. Secondo voi perché?". Il riferimento è alla concezione che gli integralisti islamici hanno delle donne, e secondo il ministro l'ex presidente della Camera sarebbe ipocrita, perché farebbe la paladina del mondo arabo, mentre canta in piazza per la parità di genere. Un salto logico un po' forzato. Il punto è che questo stesso post il ministro lo ha pubblicato su Instagram e Facebook, evitando così Twitter, terreno più scivoloso, come hanno dimostrato gli ultimi botta e risposta. Su quest'ultimo social network il ministro ha cinguettato più genericamente così: "A certe ‘femministe' che ce l’hanno tanto con la famiglia suggerisco di preoccuparsi di quell’estremismo islamico che le donne le vorrebbe sottomesse, umiliate e magari anche picchiate".

Non contento, per mostrare ancora una volta i muscoli, il ministro ha pubblicato un video di un intervento tv della presidente, ospite da Giovanni Floris a ‘Di Martedì'. Boldrini dice letteralmente: "L'immigrazione non è un problema, lo sta diventando perché svia dai veri problemi… Basta, occupiamoci degli italiani". Al ministro è sembrata un'ottima occasione per pubblicare la sua offensiva, con i soliti toni sarcastici e sprezzanti: "La Boldrini dice: ‘L'immigrazione non è un problema'. A lei andava bene l'invasione clandestina incontrollata".

Ma qui abbiamo due incongruenze: la prima è che non siamo più in campagna elettorale, e Salvini dovrebbe guidare il ministero che gestisce le politiche sull'immigrazione, il dicastero da cui dipende la nostra sicurezza. Dunque cercare improbabili nemici esterni appare quantomeno paradossale. E poi se ci concentriamo un attimo sul contenuto del video la dichiarazione della Boldrini esclude già l'interpretazione improbabile proposta dal vicepremier leghista, visto che alla fine del filmato, che forse è stato tagliato frettolosamente dallo staff della comunicazione del ‘Capitano', dice chiaramente "occupiamoci degli italiani", e quindi di come migliorare la loro qualità della vita, smettendo di inventare ‘falsi problemi'.

Laura Boldrini questa mattina doveva incontrare gli studenti dell'Università Roma Tre, insieme a Ettore Battelli, professore di Diritto privato, per parlare di parità di genere, Così il suo responsabile comunicazione Flavio Alivernini si è limitato a rispondere: "Buongiorno ministro, sono un collaboratore di Laura Boldrini, che ora è impegnata in un incontro con gli studenti e non ha tempo né voglia di stare sempre a rispondere alle sue bufale. Mi ha chiesto solo di domandarle #MaQuandolavori?" Risultato? L’hashtag #MaQuandoLavori è schizzato in alto nella colonna dei trend topic per tutta la giornata di oggi, e la replica della Bodrini su Twitter ha ottenuto ad oggi 11.162 like, contro i 2693 ottenuti da quello di Salvini. Come sta riuscendo Boldrini a scardinare la macchina del consenso salviniano?

Un esempio può essere utile a illuminare quanto stiamo dicendo. In un precedente dibattito a ‘Otto e mezzo' da Lilli Gruber, Bodrini aveva detto a Salvini che sarebbe stato impossibile mandare a casa 600mila migranti in due settimane, come lui aveva promesso. Poi sono arrivati i fatti, e i numeri, a darle ragione. Perché la propaganda, alla lunga, si rivela per quella che è: una coperta troppo corta per coprire le fanfaronate.

"L'errore che ha fatto Salvini, che è poi la chiave del successo social di Laura Boldrini, è stato quello di pensare che i profili delle persone sui social appartengano a soldatini senza testa – ha detto il responsabile comunicazione a Fanpage.it – Dal canto mio mi sono limitato a trasferire nella dimensione pubblica quello che la presidente mette in pratica tutti i giorni, con un'agenda fittissima di impegni. La verità è che le persone si stanno rendendo conto che il ministro lancia attacchi a caso per delegittimare i suoi nemici, spesso senza cognizione di causa. Le persone sono molto più attente di quanto lui creda, e hanno voglia di fare rete". D'altra parte sull'immigrazione esiste una legge che si chiama ‘Bossi-Fini', che regola l'immigrazione, e che non è stata certo promossa e sostenuta da Laura Boldrini, che non ha mai avuto incarichi di governo. Come sa chiunque abbia un minimo di nozioni di diritto costituzionale, chi presiede la Camera non può fare proposte di legge, né votarle. Al contrario quando si sarebbe potuto fare qualcosa a livello europeo, come votare la riforma di Dublino, che avrebbe permesso di condividere la responsabilità dell'accoglienza, questa maggioranza ha cercato in tutti i modi di ostacolarla (il M5S si sono astenuti, la Lega ha votato no). E gli utenti sui social non sono spettatori passivi.

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