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Il Messaggero di Sant’Antonio chiude, giornalisti: “Dormiamo in redazione per non essere cacciati”

La rivista edita dai frati della Basilica antoniana e distribuita in tutto il mondo con record di abbonamenti chiude i battenti e licenzia 7 giornalisti (più un part-time). Scende in campo il sindacato dei giornalisti a sostegno dei colleghi. Proclamato uno sciopero ad oltranza.
A cura di Biagio Chiariello
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Chiude i battenti il “mensile più letto d’Italia”. Almeno così definisce sul proprio sito il Messaggero di sant’Antonio, rivista edita dai frati della Basilica antoniana, il cui primo numero fu stampato nel gennaio 1898. Dopo 120 anni di vita, con 350 mila abbonati dichiarati e un milione e mezzo di lettori in tutto il mondo contando le edizioni estere, oggi è arrivata la notizia della chiusura della redazione – e il conseguente licenziamento dei 7 giornalisti, più un part time – dopo un anno di applicazione del contratto di solidarietà per i dipendenti.

Ne danno notizia la Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato giornalisti Veneto, che con un comunicato sul loro sito internet si schierano al fianco dei colleghi del mensile euganeo, da oggi in sciopero a oltranza a seguito della comunicazione da parte dell'editore. "Fnsi e Sgv giudicano inaccettabile, prima ancora della comunicazione in sé, la condotta adottata dalla controparte – nella fattispecie la direzione dei frati – che senza scrupolo alcuno ha tolto dal tavolo – convocato per fare il punto sul contratto di solidarietà attivato da un anno – qualsiasi margine di trattativa. Una decisione intollerabile nei modi e nel merito a fronte di violazioni contrattuali, fra cui il rifiuto di esibire il bilancio". La segretaria del Sindacato giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto, è indignata: "I frati della basilica di Sant' Antonio si sono dimostrati fra i peggiori padroni editoriali con cui il sindacato si sia mai incontrato. Nessuna possibilità di confronto. Nulla".

“Le perdite economiche, sempre comunicate a voce e senza mai un’analisi puntuale di costi e ricavi – affermano il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e la segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto -, non possono comunque giustificare un tale atteggiamento che fa strame della dignità ancor prima umana che professionale dei lavoratori». I due sindacalisti proseguono: "Una cosa deve essere ben chiara. I frati non possono pensare di chiudere la redazione, licenziare i giornalisti e continuare a pubblicare la rivista cattolica forse più famosa al mondo”.

"Ho impegnato tutta la mia vita raccontando di mondi lontani e poveri come gli orfani della Repubblica di Guinea accuditi dalle suore. Storie molto forti per sensibilizzare i nostri lettori che sono anche sostenitori dei progetti della Caritas locale. Ed ora sembra tutto finito". A parlare è Giulia Cananzi, una redattrice del mensile. "Siamo in sciopero ad oltranza, dormiamo in redazione a partire da stanotte (ieri, ndr) ma siamo frastornati: abbiamo dato tutto e siamo stati sbattuti fuori dalla porta" spiega.

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