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Ong, Msf e Sos Mediterranee costrette a negoziare con i libici per salvare i migranti

Le ong Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranee lanciano un allarme: “Le navi di salvataggio si ritrovano costrette a negoziare, caso per caso, l’evacuazione di persone in difficoltà. È data priorità al rinvio delle persone in difficoltà verso la Libia anziché alla loro messa in sicurezza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La nave Aquarius ha attraccato ieri pomeriggio in Sicilia con a bordo 292 migranti. In un primo la nave era indirizzata nel porto di Pozzallo, poi è arrivato l'ordine di sbarcare a Messina. La gestione delle operazioni di salvataggio dei migranti da parte delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo è sempre più difficile. "Tre giorni di operazioni complesse e drammatiche. Chiediamo alle autorità europee e internazionali di chiarire con urgenza il quadro di intervento della Guardia costiera libica in acque internazionali. Le attuali condizioni di salvataggio in mare, sempre più complicate e con dei trasferimenti di responsabilità confusi e pericolosi durante le operazioni". Questo è l'allarme lanciato da Sophie Beau di Sos Mediterranee.

Non ci sono stati questa volta fucili puntati da parte delle motovedette libiche, né minacce violente, ma i volontari delle ong hanno dovuto "contrattare" per ogni singolo naufrago. Anche Medici Senza Frontiere, con un comunicato, spiega che qualcosa è cambiato in questi ultimi giorni: "La nave Aquarius, allertata dall’MRCC (Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo) di Roma di un gommone in difficoltà in acque internazionali, è stata allontanata dalla scena a favore di un’imbarcazione della Guardia costiera libica. Dopo lunghe negoziazioni abbiamo ottenuto di evacuare 39 casi medici e vulnerabili – tra cui un neonato, donne incinte, bambini con le loro famiglie – ma poi ci è stato ordinato di allontanarci e decine di persone sono state riportate in Libia". MSF fa riferimento a un episodio che si è verificato sabato 31 marzo, quando un barcone che trasportava 120 migranti, è stato inizialmente individuato da un aereo militare europeo in acque internazionali, e precisamente a 23-24 miglia nautiche dalla costa libica. L'MRCC ha avvisato la nave Aquarius, gestita da MSF e SOS Mediterranee, e contemporaneamente sul posto è arrivata la Guardia costiera libica.

Sebbene la Aquarius sia arrivata sul luogo per prima, intorno alle 11:00, l’MRCC ha informato la nave che sarebbe stata la Guardia costiera libica a occuparsi del soccorso, e alla ong è stato chiesto di non intervenire. Mentre era in attesa, la Aquarius ha visto la situazione precipitare, perché il gommone sovraffollato iniziava a imbarcare acqua. Alle 12:45, Msf e Sos Mediterranee, dopo alcune trattative con l’MRCC, con il comando della Guardia costiera libica e la nave della Guardia costiera libica che stava raggiungendo l’area, hanno ottenuto di poter almeno stabilizzare la situazione distribuendo giubbotti di salvataggio a tutte le persone a bordo e valutare le loro condizioni mediche. Grazie al buon esito dei negoziati sono stati segnalati dal personale medico dell'organizzazione umanitaria 39 casi medici e vulnerabili, tra cui un neonato, donne incinte, bambini e le loro famiglie, a cuoi è stato concesso di salire a bordo dell’Aquarius. Il resto dell'equipaggio del gommone è stato invece riportato in Libia: la nave Aquarius è stata costretta ad abbandonare la scena e a ritirarsi, obbedendo alle indicazioni della Guardia costiera libica.

"La Libia non è un luogo sicuro e per nessun motivo rifugiati e migranti dovrebbero esservi riportati. MSF continua ad appellarsi ai Governi europei per dare priorità alla sicurezza di rifugiati e migranti invece di rafforzare attivamente politiche di deterrenza e contenimento in Libia", conclude l'ong.

Intanto a Lampedusa, dopo la chiusura dell'hotspot, è sbarcato ieri un gruppo di 72 tunisini, arrivati con un'imbarcazione propria. Si tratta del primo sbarco da quando è stata annunciata la chiusura del centro dell'isola, dal quale sono stati trasferiti gli ultimi ospiti, una quarantina, circa dieci giorni fa. L'hotspot di fatto è ancora aperto e lo resterà ancora per qualche settimana, fino alla scadenza del contratto con i gestori. La struttura di contrada Imbriacola, che negli anni ha ospitato decine di migliaia di migranti, necessita di lavori di ristrutturazione e manutenzione.

Scafista fermato a Ragusa

Un 18enne originario della Sierra Leone è stato fermato a Ragusa da Polizia di Stato, Guardia di finanza e Carabinieri perché ritenuto lo scafista dei 132 migranti fatti sbarcare sabato scorso, a Pozzallo (Ragusa) dalla nave militare britannica "Echo". È accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I migranti erano stati soccorsi il giorno precedente mentre erano a bordo di un gommone in acque internazionali. Secondo i testimoni, sarebbe stato il giovane a guidare il gommone, salpato dalla Libia, i cui passeggeri hanno pagato in media 1.500 euro ciascuno per raggiungere l'Europa. Dalle indagini emerge che il ragazzo, in accordo con gli organizzatori libici, ha condotto il gommone carico di migranti in cambio del viaggio gratis. Con lui sono nove i fermati nel 2018. Il presunto scafista è stato rinchiuso nel carcere di Ragusa.

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