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Omicidio Ismaele, l’sms per incastrarlo inviato dal telefono di Ambera

A mandare l’sms trappola a Ismaele Lulli, il 17enne ucciso a Sant’Angelo in Vado, sarebbe stata Ambera, la fidanzata del giovane accusato dell’omicidio. “Vieni, voglio incontrarti”, avrebbe scritto la ragazza alla vittima.
A cura di Susanna Picone
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Il messaggio che avrebbe portato Ismaele Lulli, il 17enne ucciso a Sant’Angelo in Vado, a incontrare il suo assassino non sarebbe stato inviato dal telefono del giovane accusato del delitto, Igli Meta, ma dal cellulare della sua fidanzata Ambera. Sarebbe stata lei a scrivere a Ismaele quel messaggio “trappola” e a spingere il giovane verso il suo killer. A scriverlo è TgCom24 secondo cui l’avvocato Salvatore Asole, che difende il presunto killer, avrebbe ammesso che è stata appunto la ragazza a scrivere al 17enne su richiesta di Igli Meta. “Vieni, voglio incontrarti”, avrebbe scritto la giovane nel suo sms. A quel punto Ismaele, letto il messaggio, sarebbe uscito di casa ma ad aspettarlo non avrebbe trovato Ambra bensì Igli e il suo amico, presunto complice del delitto. Ambra, finita tra le polemiche nei giorni scorsi per aver detto di amare ancora il fidanzato nonostante quanto accaduto, non risulta al momento indagata. Secondo quanto scrive TgCom24 al momento la giovane avrebbe lasciato il paese in cui viveva a con la sua famiglia.

Il movente dell’omicidio – Ismaele Lulli, come ricostruito nei giorni scorsi, sarebbe stato ucciso per gelosia. Il presunto killer lo avrebbe voluto punire, insieme a un amico, per le presunte avances del giovane nei confronti della fidanzata Ambera. Il 17enne sarebbe stato legato mani e piedi con del nastro isolante e poi quasi decapitato. L’arma del delitto è stata ritrovata due giorni fa dai carabinieri del comando provinciale di Pesaro-Urbino: si tratta di un coltello a serramanico con una lama di 15 centimetri. Nel corso delle perlustrazioni è stato recuperato anche il telefono cellulare della vittima. Sono stati proprio Igli Meta e il suo connazionale in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato in concorso a indicare agli inquirenti i luoghi dove avevano occultato coltello e cellulare.

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