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Noemi, parla il meccanico indagato: “Io, incastrato dal padre di Lucio, sono innocente”

“Non l’ho uccisa io, dietro a questo piano c’è Biagio Marzo, vogliono incastrarmi”. Il meccanico Fausto Nicolì respinge le accuse lanciate dal carcere dall’ex fidanzato di Noemi. “La sera delitto? Ero a casa”.
A cura di Angela Marino
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Nega ogni responsabilità Fausto Nicolì, il meccanico accusato da Lucio Marzo l'ex fidanzato di Noemi Durini, di essere l'autore del barbaro assassinio della ragazzina e, dalle stanza della procura, lancia a sua volta un'accusa. Secondo il 49enne di Salve, a tirare i fili del piano che ha portato il suo nome nel registro degli indagati per il delitto di Specchia, sarebbe proprio il padre di Lucio, Biagio Marzo. Il meccanico è stato interrogato questa mattina dai pm inquirenti, Donatina Buffelli della Procura Ordinaria e Anna Carbonara per quella Minorile e, alla presenza del suo legale, l'avvocato Luca Puce, ha negato punto per punto quanto dichiarato nella lettera scritta da Lucio, oggi neodiciottenne, nell'istituto penitenziario di Quartuccio. Il ragazzo era stato arrestato a seguito della sua confessione dieci giorni dopo la scomparsa di Noemi, avvenuta il 3 settembre 2017 da Montesardo, frazione di Alessano (Lecce). Lo stesso Lucio aveva condotto gli inquirenti sul luogo del ritrovamento sotto un cumulo di sassi nelle campagne di Castrignano del Capo (Lecce).

Pedopornografia e sfruttamento della prostituzione

Nelle scorse settimane l'ex fidanzato di Noemi, Lucio, benché reo confesso del delitto, ha inviato una lettera agli inquirenti sconfessando quanto precedentemente dichiarato e addebitando a Fausto Nicoli la responsabilità della coltellata mortale sferrata contro la diciassettenne. Non solo, Lucio ha anche affermato che il meccanico fosse in possesso di un video che riprende Noemi mentre fa sesso con un'altra persona, accusa che è costata al 49enne l'apertura di un fascicolo a suo carico per pornografia minorile e sfruttamento della prostituzione (secondo quanto dichiarato da Lucio l'uomo avrebbe favorito rapporti tra altre persone e minorenni). "Sono sereno, anzi serenissimo, ha detto ai giornalisti fuori al Tribunale – Ho ricostruito ai magistrati tutto, dove e come ho conosciuto Noemi e Lucio, dove ci vedevamo di solito (in un bar nel centro storico di Tricase, ndr.), spiegando anche le numerose telefonate intercorse in un anno, circa un centinaio".

L'alibi

Al meccanico è stato chiesto conto anche del suo alibi: "La notte tra il 3 e il 4 settembre 2017 ero a casa. Anche se era estate, – precisa – prima di mezzanotte ero a casa perché non sono un tipo a cui piace fare vita notturna". Nicolì si difende, ma a sua volta denuncia di essere "vittima di un piano preciso" riconducile a un ‘burattinaio', che altri non è  che "il padre di Lucio, Biagio". Sono stato tirato in ballo senza un motivo solo perché ero la persona più comoda: conoscevo i ragazzi, qualche piccolo precedente, una caratterino un po' così, insomma gli faceva comodo per il suo piano".

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