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Neanche 20 ore di lavoro e già 6 cambi di casacca: i passaggi di gruppo dei nuovi deputati

La nuova legislatura è iniziata da meno di due mesi, con neanche 20 ore di lavoro per i deputati. Eppure alla Camera si sono già registrati sei cambi di casacca, con alcuni parlamentari che hanno deciso di passare a un gruppo diverso da quello della loro elezione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sono passati quasi 40 giorni dalla prima seduta della Camera dei deputati e da quella del Senato. Da allora, solo per considerare il dato di Montecitorio, i deputati hanno lavorato in Aula per meno di 20 ore, mentre quelli che fanno parte della commissione speciale si sono riuniti per un totale di 12 ore. Eppure, nonostante l’attività parlamentare sia quasi inesistente, la diciottesima legislatura ha già fatto registrare sei variazioni di gruppo, sei cambi di casacca, sei passaggi da un gruppo parlamentare a un altro. Questo è il dato di Montecitorio, mentre al Senato la situazione è parzialmente diversa, anche perché non è possibile formare gruppi diversi rispetto ai partiti che si sono presentati alle elezioni. Perciò chi vuole lasciare il proprio gruppo può passare al Misto o, ma è più difficile, agli altri partiti.

Nella scorsa legislatura ben 208 deputati e 140 senatori hanno cambiato gruppo. In totale, i passaggi sono stati più di 560. Ma nei primi due mesi di lavoro della Camera c’era stato un solo cambio contro i sei di oggi, come riporta Il Sole 24 Ore. Il primo cambio di casacca, in questi due mesi, è stato quello di Enrico Costa, ex ministro per gli Affari regionali, passato da Noi con l’Italia (la quarta gamba della coalizione di centrodestra) a Forza Italia. Al Senato altri quattro parlamentari eletti con NcI sono passati con il partito di Silvio Berlusconi.

Ci sono poi tutti gli ex esponenti del MoVimento 5 Stelle, espulsi dal partito durante la campagna elettorale per varie questioni (giudiziarie o per rimborsopoli). Il 20 aprile cinque deputati sono passati dal M5s al Maie, il Movimento associativo italiani all’estero. Si tratta, appunto, dei cinque espulsi: Andrea Cecconi, Silvia Benedetti, Salvatore Caiata, Antonio Tasso, Catello Vitiello. Potrebbero comunque tornare ad appoggiare parzialmente il M5s, se mai dovesse nascere un governo con la Lega, che il Maie ha già annunciato di voler sostenere. Al Senato ci sono altri due espulsi del MoVimento – Maurizio Buccarella e Carlo Martelli – che potrebbero fare lo stesso salto, passando alla componente del Misto che ha la dicitura Psi-Maie, in quanto comprende anche il socialista Riccardo Nencini.

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