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‘Ndrangheta, blitz contro le nuove leve: 50 arresti. Su Facebook come sul set di Gomorra

La Dda di Reggio Calabria ha acceso un faro sui ‘Cumps’, le nuove leve della mafia nella fascia jonica reggina. Ostentavano il loro potere con post e foto sui social network. Le accuse variano dalla associazione a delinquere, traffico d’armi e stupefacenti, estorsioni.
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A cura di Biagio Chiariello
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"Cumps", abbreviazione di "cumpari" ("compari", "sodali") in dialetto calabrese. Era il termine con il quale si chiamavano tra di loro, nei dialoghi su Facebook, gli affiliati alle cosche di ‘ndrangheta che questa mattina hanno visto chiudersi le manette ai polsi nell’ambito dell’operazione “Cumps-Banco Nuovo” della Dda di Reggio Calabria che ha acceso un faro sulle nuove leve dell’associazione criminale nella fascia jonica reggina. Su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dei pm Antonio De Bernardo, Simona Ferraiuolo e Francesco Tedesco, all'esito di un'indagine congiunta della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Comando provinciale dei carabinieri, cinquanta sono state le misure cautelari(di custodia in carcere, agli arresti domiciliari e con obbligo di dimora) per reati che vanno dall'associazione mafiosa all'estorsione, dall'illecita concorrenza con violenza e minaccia alla turbata libertà degli incanti, alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e alla violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Le nuove leve della ‘ndrangheta

"La maggior parte degli arrestati sono giovani, se non giovanissimi. Si sentivano i padroni assoluti e incontrastati" commenta il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, "con arroganza senza pari imponevano il proprio dominio su appalti e lavori, ma non solo. Quello che questa indagine racconta sono le nuove manifestazioni attraverso cui la ‘ndrangheta esercita il controllo del territorio". L'operazione, in particolare, ha svelato l'operatività di diverse articolazioni della ‘ndrangheta a Brancaleone, Africo e Bruzzano Zeffirio, oltre alle nuove logiche interne all’organizzazione e i ruoli rivestiti dagli affiliati, all’indomani della “pace” raggiunta dalle cosche dopo la sanguinosa faida di Africo-Motticella che ha visto affermati i gruppi Palamara-Scriva e Mollica-Morabito. Per il procuratore Cafiero De Raho “c’era un controllo capillare degli appalti pubblici. A Brancaleone i lavori dovevano essere eseguiti necessariamente dalle imprese della ‘ndrangheta che, imponeva agli altri di rinunciare. Quel che è peggio è che la tracotanza della ‘ndrangheta arriva al punto da poter fare irruzione nel pieno di una riunione di giunta”.

Su Facebook come in Gomorra

Come detto, i nuovi giovani boss erano molto attiva anche sui social network; un modo di fare veicolato sicuramente anche dal cinema e dalle serie tv. "Un modo per autocelebrarsi – spiega un investigatore – ma anche per mandare un messaggio chiaro ai coetanei: qui comandiamo noi" , Servendosi dei social, hanno dato vita al ‘Cumps’, una sorta di cartello della microcriminalità locale con cui controllavano il territorio, costringendo imprenditori e professionisti a scendere a patti con loro, anche e soprattutto grazie alla Rete. Ma proprio i social network hanno finito per tradirli Foto e post pubblicati su facebook sono diventate prove loro a carico. "Le indagini – riferiscono gli investigatori – hanno portato alla luce l'esistenza di una pericolosa cellula di ‘ndrangheta di nuova generazione, definita ‘Cumps', composta da una serie di soggetti che si ritengono dominatori incontrastati del territorio di Brancaleone e non esitano a effettuare azioni eclatanti pur di affermare il loro predominio, disponendo di armi a elevato potenziale offensivo".

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