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Vittorio Emanuele di Savoia, addio all’ultimo Principe di Napoli. Nel 2003 tornò in città dopo l’esilio

Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia e ultimo Principe di Napoli, nacque nel capoluogo partenopeo e qui rimise piede nel 2003 dopo 57 anni d’esilio.
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Vittorio Emanuele e la moglie a Napoli nel 2003
Vittorio Emanuele e la moglie a Napoli nel 2003

«Ci sono momenti nella vita in cui il tempo sembra fermarsi, sospeso sulle nostre emozioni». Il 15 marzo del 2003 Vittorio Emanuele di Savoia, ultimo Principe di Napoli, con questa frase mise piede nella città in cui era nato il 12 febbraio 1937, figlio dell'ultimo re d'Italia Umberto II e di Maria José.

Vittorio Emanuele – morto il 3 febbraio 2024 – tornava sul suolo italiano 57 anni dopo, insieme al figlio Emanuele Filiberto e alla moglie Marina Doria, in seguito all'abrogazione dell'esilio per i discendenti di casa Savoia che vigeva dal 1948. E  lo faceva proprio dalla città in cui era nato e da cui, in tenera età, era andato via.

Fu un giorno particolare, caotico e controverso, come controversa è stata la vita di Vittorio Emanuele di Savoia. Arrivati all'aeroporto di Capodichino, i Savoia trovarono centinaia di monarchici accorsi per salutare il loro rientro. Lui elegante in abito scuro, il figlio con la giacca sportiva da motociclista, e la moglie in tailleur e pelliccia di visione sul braccio.

Tanta la curiosità ma anche diffidenza, distinguo e polemiche. L'allora presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, ed il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, ebbero con loro un incontro personale, non formale. Fu annunciata e annullata una visita alla scuola militare "Nunziatella" e ci fu una affollatissima conferenza stampa all'Hotel Vesuvio, dove alloggiava la famiglia. «I miei familiari ed io – ebbe a dire il figlio dell'ultimo re d'Italia – non siamo insensibili all'affetto che da tanta parte d'Italia si leva verso di noi. Di questo affetto che ci lega ancora una volta al nostro Paese ritrovato saremo sempre profondamente grati».

Foto di rito in piazza Plebiscito e col Vesuvio alle spalle, cena, pizzeria, caffè al Gambrinus, un maestro artigiano del presepe che realizza una statuina con le fattezze del principe di Napoli, perfino una partita allo stadio San Paolo (allora si chiamava ancora così) con tanto di collegamento televisivo con "Quelli che il Calcio" all'epoca condotto da Simona Ventura. Il "pacchetto" completo, insomma.

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Non mancarono però feroci polemiche e contestazioni agli eredi di Casa Savoia tornati in Italia dopo l'esilio. Era il periodo in cui i movimenti di lotta per il lavoro di destra e di sinistra erano in piazza permanentemente e dicevano la loro su ogni fatto di cronaca in città. Fu cosi, ad esempio, che nel corso della visita al Duomo di Napoli e al Tesoro di San Gennaro, vennero contestati in maniera bipartisan: manifestanti di destra, di sinistra cui si aggiunsero i monarchici di altro segno, quelli del Movimento Neoborbonico di Napoli che tutto avrebbero voluto (a cominciare dalla rivalutazione del Regno delle due Sicilie), fuorché si parlasse di nuovo del Re sabaudo e dei suoi eredi.

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Fu il giovane Emanuele Filiberto, gettonatissimo dai fotografi a commentare ma non dare molto peso alla faccenda, mentre il padre astutamente cercava di glissare facendo finta di nulla:

Non siamo certo stati gli unici ad essere contestati negli ultimi dieci anni a Napoli. E sarebbe grave se tutti quelli che vengono contestati dovessero andar via dall'Italia. Ma le contestazioni  non cambieranno le nostre scelte: noi vogliamo soltanto vedere il nostro Paese.

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In quei giorni la moglie di Vittorio Emanuele, si recò all'interno della chiesa di Santa Caterina a Chiaia,  per rendere omaggio  alla tomba della venerabile Maria Clotilde Adelaide Saveria Borbone-Savoia, la  cui storia è particolarissima: sorella minore di Luigi XVI di Francia e fu moglie di Carlo Emanuele IV di Savoia, arrivata a Napoli per scappare alla rivoluzione francese, Maria Clotilde morì qui nel 1802.

Proprio in quelle ore, mentre una ridda di cameraman, giornalisti e fotografi si affollavano intorno al curioso terzetto capitanato dall'ultimo Principe d'Italia secondo il casato dei Savoia, Napoli dava l'addio ad uno dei suoi re, proclamato tale dal popolo: nel giorno in cui in città sbarcavano i Savoia se ne andava  infatti Roberto Murolo, re della canzone napoletana, maestro della melodia partenopea.

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