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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Violenze in carcere, così uno degli agenti cercava aiuto da Matteo Salvini: “Ho sempre creduto in te”

Carcere di Santa Maria Capua Vetere: in una informativa dei carabinieri emerge come uno degli ispettori della Penitenziaria oggi sotto accusa per le violenze dell’aprile 2020 avesse chiesto aiuto perfino al leader della Lega Nord Matteo Salvini: “Stiamo passando un brutto periodo, ho sempre creduto in te, cerca di approfondire”
A cura di Redazione Napoli
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È il 15 aprile 2020, nove giorni prima nel reparto Nilo del carcere di Santa Maria Capua Vetere c'è stato l'inferno: guardie di Polizia Penitenziaria hanno pestato decine di detenuti: la rappresaglia per aver organizzato, un mese prima,  una violenta rivolta tra le sbarre dopo la notizia di un detenuto positivo al Covid-19.

Questa storia, un anno dopo, determinerà una delle più grosse inchieste per violenze in divisa mai avviate in Italia negli ultimi vent'anni.

Inchiesta e successivi processi stabiliranno nei mesi e negli anni la verità giudiziaria, anche se i filmati di videosorveglianza all'interno del carcere, acquisiti agli atti, fanno già emergere chiari profili di responsabilità. Ma già a metà aprile 2020 qualche agente inizia a capire che la storia di quelle ore di cieca violenza sarebbe uscita dalle mura del carcere e avrebbe fatto rumore. E per questo cerca supporto politico.

Lo raccontano gli atti: c'è un'informativa dell'Arma dei Carabinieri che svela come uno degli agenti di Polizia Penitenziaria, Alessandro Biondi, siciliano di nascita, Coordinatore di Sorveglianza Generale nell’istituto carcerario sammaritano, si fosse rivolto – via Facebook – al leader della Lega Matteo Salvini chiedendogli un intervento (all'epoca dei fatti non c'era una inchiesta giudiziaria) a tutela dei poliziotti penitenziari in forza al carcere "Uccella". L'ispettore Biondi, oggi agli arresti domiciliari, secondo la procura di Santa Maria è «co-organizzatore ed esecutore». Di cosa? Dell'inferno del carcere campano: maltrattamenti e pestaggi ai danni di vari detenuti.

Scriveva Biondi, attraverso Messenger ad una pagina Facebook che, dicono gli investigatori, era «collegata, verosimilmente, al leader politico della Lega Nord Matteo Salvini»:

Ciao Matteo, sono un poliziotto penitenziario al momento in quarantena per Covid-19. Nell'istituto di Santa Maria Capua Vetere dal 9 marzo si sono susseguiti una serie di eventi che hanno portato i detenuti ad avere una sorta di indipendenza gestionale.

Per riprendere il controllo dell'istituto vi è stata una operazione di autorità.

I detenuti e loro familiari, strumentalizzando la cosa per tramite del garante e difensori, si sono rivolti alla locale Procura della Repubblica e come puoi immaginare noi polizia non abbiamo garanti. Stiamo passando un brutto periodo.

Se puoi tramite qualche tuo referente locale cerca di approfondire- intervenire in merito. Preferisco rimanere in anonimato oltre questo messaggio. Grazie, ho sempre creduto in te, Alessandro.

Non è dato sapere se questo messaggio sia mai arrivato sulla scrivania dell'ex vicepremier e ministro dell'Interno. Di certo c'è che oggi, ad inchiesta esplosa, la linea di Salvini è piuttosto chiara.

Il segretario leghista è stato il primo politico che si è precipitato a Santa Maria Capua Vetere poche ore dopo l'inchiesta. Si è detto «sconvolto» dalla visione dei video ma convinto di non dover condannare l'operato di tutta la Penitenziaria.

Proprio ieri, altra dichiarazione su questa stessa linea:

Lasciamo che giudichino i tribunali, non sta a me giudicare chi è innocente e chi è colpevole. Chi sbaglia paga ma senza fare di tutta l'erba un fascio.

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