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Vele di Scampia, due anni dopo l’avvio dei lavori è tutto fermo: “Qui è un deserto”

Il comitato Vele: “Nei cantieri non ci sono più nemmeno le gru e i mezzi. Il Comune riprenda il progetto”. A Scampia dovrebbero sorgere 60 nuovi alloggi.
A cura di Antonio Musella
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Il progetto "Restart Scampia" prevedeva l'abbattimento di tre delle quattro Vele rimaste a Scampia e la riqualificazione dell'ultima, la "celeste", inoltre la costruzione di nuovi alloggi per gli abitanti dei mostri di cemento diventati celebri nel mondo. Un percorso fortemente voluto dal Comitato di Lotta delle Vele che ha da sempre avuto un ruolo attivo nella riqualificazione del territorio, non solo nei percorsi di lotta ma anche in quelli di monitoraggio al fianco delle istituzioni. Tutto sembrava aprire verso una nuova era quando nel febbraio del 2020, poche settimane prima dello scoppio della pandemia globale da Covid 19, venivano iniziati i lavori di abbattimento della Vela "verde", davanti a giornalisti arrivati da tutto il mondo.

"C'è un deserto, la giunta Manfredi riprenda i lavori"

Da lì in poi, fatto salvo il completamento dell'abbattimento della struttura, nulla più. Oggi a due anni di distanza da quell'abbattimento nel cantiere non c'è più nulla, solo un buco dove sorgeva la Vela "verde" o torre A. Non ci sono più le gru e i mezzi, il cantiere è fermo, così come la ricostruzione delle case e la riqualificazione del quartiere.

Al cantiere ormai deserto, Omero Benfenati del Comitato di Lotta delle Vele descrive la scena lampante: "Da un lato c'è chi aspetta, come da anni, degli alloggi dignitosi e dall'altro vediamo che è stata si abbattuta la Vela grazie alla lotta, ma attualmente c'è un deserto. Prima c'è stata la pandemia da Covid che ha bloccato il mondo, ma poi si sono accumulati ritardi. Su quest'area dovrebbero sorgere casette provvisorie ma noi vorremmo che fossero i 60 alloggi definitivi, come previsto dal progetto". Nelle nuove case che dovrebbero sorgere nell'area lasciata libera della Vela "verde" dovrebbero essere trasferiti gli abitanti delle altre Vele, quella "gialla" e quella "rossa", mentre la vela "celeste" dovrà essere riqualificata. Almeno questo è quello che prevedeva il progetto "Restart Scampia" finanziato con i fondi per la sicurezza delle periferie della Camera dei deputati.

"Oggi non ci sono più nemmeno le gru – spiega Omero – noi abbiamo fortemente voluto il progetto Restart Scampia ed abbiamo lottato per questo, sono passati anche i primi 100 giorni della nuova amministrazione di Gaetano Manfredi ma non c'è stata alcuna accelerazione, il Comune deve riprendere immediatamente questo cantiere e convocare un tavolo per discutere dei 60 nuovi alloggi". Il dossier sulla riqualificazione dell'area delle Vele è sul tavolo dell'Assessore Laura Lieto che dovrà riprendere il filo del progetto avviato dall'amministrazione De Magistris. La giunta guidata da Gaetano Manfredi non ha ancora lasciato trapelare quali siano i piani concreti per l'area nord di Napoli. Intanto alle Vele da due anni si attende il prosieguo della riqualificazione.

"Oltre alle case anche il lavoro"

Il progetto prevedeva anche una clausola sociale sui lavori di riqualificazione da fare: una percentuale degli operai utilizzati dalle ditte vincitrici degli appalti deve essere di Scampia. Un modo per portare insieme alla riqualificazione anche il lavoro sul territorio. "In questo cantiere ci hanno lavorato 5 ragazzi delle Vele – ci spiega Rosario Caldore del Cantiere 167 – la clausola sociale ci da la possibilità di avere oltre alle case anche il lavoro, significa riprendersi la dignità". La clausola sociale sui lavori di riqualificazione permette ai cittadini delle Vele e di tutto il quartiere di essere protagonisti diretti della rigenerazione dell'area dove vivono.

Terminato l'abbattimento della Vela "verde", ora il Comune di Napoli deve indire la gara d'appalto per la costruzione dei nuovi alloggi come secondo step del progetto. Ed è su questo ritardo che insistono sia gli abitanti delle Vele che le istituzioni locali. "Bisogna immediatamente convocare un tavolo tecnico" spiega a Fanpage.it Nicola Nardella presidente della Municipalità 8. "Io credo che chi ha vissuto per anni in questi mostri di cemento abbia un credito, sia nei confronti della città ma anche di tutto il paese, ed è quindi giusto che chi ha sofferto per anni qui veda ora anche una ricaduta occupazionale" sottolinea il presidente. Ora la palla passa all'amministrazione comunale che dovrà riprendere il filo della riqualificazione di una delle zone della città, suo malgrado, più famosa nel mondo.

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