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Tesoro d’arte al Maschio Angioino, gli inventari del Comune al setaccio di carabinieri e Soprintendenza

Spuntano gli inventari del tesoro d’arte trovato nei depositi sotterranei del Maschio Angioino dopo il maltempo dello scorso novembre. I volumi con gli elenchi delle antiche opere d’arte del Comune di Napoli ora al vaglio dei carabinieri e della Soprintendenza. Una task force di restauratori poi farà le schede conservative per ogni opera. Il senatore Presutto (M5S) presenta un’interrogazione al Senato.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Spuntano gli inventari del tesoro d’arte trovato nei depositi sotterranei del Maschio Angioino dopo il maltempo dello scorso novembre. I volumi con gli inventari dei beni mobili di valore artistico di proprietà comunale, contenenti nomi, titoli, materiali e dimensioni delle opere comunali, che attualmente sono all'attenzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli e del Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli. Lo assicura il Municipio in una nota del 24 maggio indirizzata ai consiglieri comunali del M5S Matteo Brambilla e Marta Matano che stanno cercando di fare chiarezza sulla vicenda. “I dipinti presenti nei depositi – precisano gli uffici tecnici di Palazzo San Giacomo – sono inventariati e schedati”.

A fine novembre 2020, infatti, i dipendenti del Comune, nel corso di un sopralluogo nei locali sotterranei del castello per verificare se ci fossero infiltrazioni o allagamenti legati al maltempo, hanno ritrovato circa 400 dipinti e altri oggetti antichi dal XIV secolo in poi, tra cui quadri di grandi autori, come Luca Giordano, nei depositi sotterranei in stato di abbandono e deteriorati. I consiglieri pentastellati hanno presentato interrogazioni al Ministero dei Beni Culturali anche alla Camera e al Senato, l'ultima del senatore Vincenzo Presutto. I tecnici del Municipio hanno subito informato gli assessorati competenti, il sindaco e la Soprintendenza. Tra le opere conservate anche"La Madonna del Rosario e Santi Domenicani" di Luca Giordano.

Mancano ancora le "schede conservative"

Se tutti i dipinti sono “inventariati e schedati”, come scrive il Comune, cosa manca allora all’appello? Nello specifico, viene precisato nella nota del 24 maggio, “le schede conservative” delle opere, che saranno redatte poi da una squadra di restauratori specializzati individuati tramite gara. Gli interventi del Comune – dopo la delibera 157 del 2021 – “sono finalizzati a migliorare le condizioni di conservazione dei dipinti custoditi presso i depositi di Castel Nuovo, come concordato con la competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, con la quale si è avviato un proficuo rapporto di collaborazione”.

“Tali opere – aggiunge il Municipio – saranno affidate alle cure della ditta specializzata in restauro di Beni Culturali che risulterà vincitrice dell'apposita gara d'appalto che si sta per avviare, sempre d'intesa con la predetta Soprintendenza. L'intervento che i restauratori dovranno compiere sarà di apportare migliorie ai depositi, redigere le schede conservative dei dipinti, selezionare quelli di maggiore interesse storico-artistico per porre in atto su di essi le più idonee operazioni di restauro.

A seguito della selezione dei dipinti operata dai restauratori, gli uffici tecnici provvederanno poi a fornire indicazioni “degli autori e della tipologia delle opere (materiali dei supporti, ovvero tele o tavole, dimensioni, ecc) che saranno oggetto delle attività conservative”.

“Allo stato i documenti in possesso dello scrivente Servizio sono i volumi degli inventari dei beni mobili di valore artistico di proprietà comunale, contenenti nomi, titoli, materiali, dimensioni ecc. delle opere comunali, inventari che attualmente sono all'attenzione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli e del Nucleo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Napoli”.

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