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Suicida a 14 anni, si indaga per bullismo. Nino D’Angelo: “Scusami se ti hanno chiamato col mio nome”

Nino D’Angelo è intervenuto sulla morte del 14enne di Latina: “Perdonaci, se non abbiamo saputo aiutarti”
A cura di Pierluigi Frattasi
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"Nino D'Angelo, caschetto biondo": era la frase che gli dicevano da giovane. Negli anni '80 quel dettaglio fisico era diventato il suo marchio identificativo. Qualcuno però lo usava anche per dileggiarlo e per ghettizzare in questo modo anche un certo tipo di musica, etichettata come neo-melodica. Nino ne ha sofferto, come ha raccontato più volte, e si è affrancato da quell'immagine e da quello stereotipo. Oggi, alla soglia dei 70 anni – ne ha 68 – il cantautore napoletano ne parla con la consapevolezza di chi ha una grande maturità artistica e umana alle spalle. Anche per questo, il caso del ragazzo di 14 anni che si è tolto la vita nei giorni scorsi a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, deve averlo profondamente turbato.

Il ragazzo, secondo i familiari, sarebbe stato da tempo vittima di episodi di bullismo. Tra gli insulti che avrebbe ricevuto, sarebbe stato paragonato proprio a Nino D'Angelo, in senso dispregiativo. Sulla vicenda a fare chiarezza adesso sarà l'inchiesta della Procura di Cassino che indaga per istigazione al suicidio, mentre il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, ha disposto ispezioni nelle scuole frequentate dal giovane.

Il toccante messaggio di Nino D'Angelo per il 14enne

Quando è emerso il dettaglio del paragone, Nino D'Angelo è voluto intervenire pubblicamente. Lo ha fatto con un messaggio sui suoi canali social ufficiali, con il tatto e il garbo di chi è arrivato al successo "senza giacca e cravatta", dopo anni di gavetta e critiche. "Come si fa, come si fa a trovare una ragione, una spiegazione a questa cosa… Io mi sento piccolo piccolo e non so trovarla. Qual è potuta essere la solitudine che ha confuso i pensieri di questo ragazzino" scrive il cantautore partenopeo "fino a portarlo a fare un gesto simile. Dov’eravamo noi, tutti noi che oramai sappiamo sempre poco dei nostri figli, dov’eravamo e dov’erano le parole che avrebbero dovuto far capire agli amici" – aggiunge – che certe cose non si possono dire, fanno troppo male, ma così male che possono uccidere un ragazzino della loro stessa età…". E, conclude, con un appello, che sembra quasi una preghiera, "Perdonaci, se non abbiamo saputo aiutarti e scusami se ti hanno dato il mio nome".

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